Pubblicato il 13 Giugno 2017

Aeham Ahmad, la forza della musica oltre le macerie della guerra

di Alessandra Cafiero

We all believe in the same God – Muslims, Jews, Christians – and one of the messagges is have faith in me, with patience and love we can save the world – although the situation in Syria is very desperate”. Aeham Ahmad

Le note di un pianoforte, a volte, possono essere più forti dei fischi assordanti dei missili che precipitano o delle bombe che esplodono nelle zone di guerra. Non è la fantasia di un pacifista, né la poesia di un film d’autore. È la storia di Aeham Ahmad, pianista reduce di Yarmouk, campo profughi palestinese a sud-est di Damasco in Siria, che ora gira l’Europa suonando il pianoforte. Attraverso le note della musica classica combinate con canzoni che raccontano la storia recente della Siria, Aeham tocca il cuore di chi lo ascolta. La storia di Aeham dimostra come la musica abbia il potere di trascendere le condizioni e le situazioni di ognuno, riportando le persone ad un sentire comune. La sua capacità di aver messo insieme la tradizione della musica classica con quella dei narratori della tradizione araba è uno straordinario esempio di resilienza costruttiva.

Aheam arriva da Yarmouk, campo profughi palestinese alla periferia di Damasco: Classe 1989, e un diploma in musica classica al conservatorio. Le immagini di Aeham Ahmad al pianoforte, tra le macerie dei bombardamenti alla periferia della capitale siriana, hanno commosso il mondo intero. Lì Ahmad suonava ogni giorno un pianoforte montato su un carretto, circondato da bambini che lo accompagnavano con il canto. Una forma di resistenza alla guerra, il sollievo della musica contro il mortifero frastuono del conflitto militare.

Il giorno in cui i miliziani dell’Isis gli hanno bruciato il pianoforte e ucciso uno dei bambini che stavano intorno al piano, Ahmad ha deciso di lasciare il suo paese e fuggire verso l’Europa attraverso la rotta balcanica, insieme a migliaia di altri migranti, fino all’arrivo in Germania, dove acquisisce lo status di rifugiato. Con la sua musica ha iniziato la sua opera di coinvolgimento e sensibilizzazione di popoli e governi su quanto stava succedendo nella sua terra. Nell’agosto 2016 ha inciso il suo  album Music for hope” link qui, che fonde la musica classica con il canto arabo, è composto da 18 tracce che raccontano il dramma della guerra in Siria con uno stile pienamente occidentale, armonicamente congiunto con le parole e le melodie arabe.

Un incontro sorprendente che si traduce in un universo musicale inedito e affascinante. Come racconta Ahmad:“Music for hope è dedicato al mio popolo, che vuole vivere libero ma non ha alcuna voce”. Ahmad è stato il primo artista a ricevere il Premio Beethoven, nel 2015, per il suo impegno in favore dei diritti umani. Inizia a suonare nei teatri, incontra Angela Merkel, pubblica il suo primo album e vince il premio Beethoven. Attualmente sta lavorando al suo secondo album e alla sua autobiografia, entrambe in uscita nel 2017.

Una storia unica e, probabilmente, al tempo stesso, simile a quella di tanti esseri umani in fuga dalla guerra, costretti a lasciare le proprie radici alla ricerca non di un futuro migliore ma di un futuro e basta.

Ahmad quel futuro lo ha trovato.

Alessandra Cafiero

Fotografia di Andrea Paoletti, Aeham Ahmad al concerto di Firenze, ArtBlog.it

Il prossimo concerto di Aeham Ahmad sarà il 30 Giugno 2017 in anteprima per Atina Jazz Festival, evento e informazioni qui.

Aeham Ahmad, si è esibito al pianoforte il 2 Febbraio 2017 in Sala Vanni a Firenze. Organizzazione a cura di Music Pool.

 

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