Pubblicato il 6 Luglio 2017

Le sonorità del deserto per raccontare l’Africa

di Le Ragazze della Redazione

Nel periodo estivo fiorentino, la città apre le sue piazze alla musica del  deserto. Il Festival au Désert di Firenze, nato dalla collaborazione tra la Fondazione Fabbrica Europa e il Festival au Désert – Malì (progetto originario), intende riscoprire il concetto di nomadismo culturale a partire dall’inclusione dell’”altro” e declinare il deserto come metafora contemporanea; cambiare la prospettiva su una regione sempre più complessa e concentrarsi sui suoi aspetti più artistici. Piazza Ognissanti ospiterà dal 11 al 13 luglio 2017 artisti del Malì, Senegal, Niger, accompagnati, in questa ottava edizione, da un folto repertorio di artisti mediterranei, in un viaggio musicale dedicato all’incontro e al dialogo culturale.

Il progetto del Festival au Désert è nato nel 2001 nella cittadina di Essakane nel deserto a nord del Malì, a qualche chilometro della più conosciuta Timbuctu. Il ritrovo annuale di artisti maliani di diverse culture si incardina sulla tradizione Toureg dei Takoubelt (o Temakannit), gli incontri durante i quali le popolazioni nomadi del deserto si riunivano per scambiarsi dei beni ma soprattutto cantare e ballare insieme. Sin dalle prime edizioni in Malì, il Festival ha cercato di avere un respiro internazionale aprendosi alla collaborazione con artisti di altri Paesi del deserto come per esempio il Niger o il Marocco (ospite d’onore di una delle ultime edizioni in Malì).

Tuttavia, con l’insediamento del governo degli al-Morabitun (ramo di al-Qaida nel Magreb Islamico) nel 2012, la musica è stata resa illegale. Ogni attività legata al canto o al ballo è stata vietata e severamente punita. Una decisione difficile da accettare per gli abitanti del Malì le cui tradizioni sono intimamente legate alla musica come forma di convivialità, socialità e dialogo. Nell’intento di resistere a questa decisione religiosa e politica, gli organizzatori e gli artisti hanno trasformato il Festival au Désert in una finestra di dialogo musicale e culturale molto più internazionale.

Dai campi profughi in Burkina Faso, Mauritania o Senegal nei quali erano stati costretti a fuggire, gli artisti maliani hanno coinvolto quelli locali in un’ampia rete artistica all’interno della quale ognuno di essi ha portato l’esperienza del proprio progetto musicale indipendente. Una collaborazione che ha dato vita ad un Festival itinerante. Il Festival au Désert si è trasformato così nella Caravane pour la paix una versione nomade, parallela, anche militante, che viaggia oltre i confini dei Paesi e dei continenti diffondendo il proprio messaggio di pace e fratellanza attraverso la musica.

La forte impronta di dialogo che il Festival au Désert – Caravane pour la Paix porta con sé ha permesso di aprire questa ottava edizione fiorentina alla collaborazione con altri gruppi musicali mediterranei. Oltre le sonorità africane saranno presenti anche quelle dell’Italia meridionale, della Grecia e del Medio Oriente. Insieme ad altri artisti di fama già internazionale, come per esempio la marocchina Hindi Zahra, saranno presenti anche le Almar’à- l’orchestra delle donne arabe. Un progetto anche questo itinerante che intende coinvolgere le ragazze e le donne arabe e musulmane di seconda e terza generazione nella creazione di un’orchestra dalle sonorità e esperienze variegate. Un progetto virale che parte dai social network e arriva nelle piazze per raccontare in veste artistica le esperienze delle giovani donne immigrate.

Per approfondire le questioni sociali, storiche e politiche delle regioni coinvolte, dal Mediterraneo all’Africa sahariana è previsto un ciclo di incontri, conferenze e discussioni nei tre giorni del Festival, a partire dalle 19.00 nel Chiostro del Cenacolo della Chiesa di Ognissanti.

Il programma completo si trova a questo link, mentre le passate esperienze del Festival au Désert sono raccontate dagli organizzatori su questo sito.

La Redazione

In fotografia, concessa da Fondazione Fabbrica Europa, Afel Bocoum, artista originario del Niger, ha suonato e collaborato per trent’anni con Ali Farka Touré. Interpreta la sua musica come un mezzo per mettere in contatto gruppi etnici e culturali diversi. E’ un membro della  Ali Farka Touré Band.

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