Pubblicato il 11 Ottobre 2017

Franca Pisani, il Medio Oriente ed il codice archeologico della memoria comune

di Melissa Pignatelli

Ai lati di un sentiero di resti in marmo di moschee antiche, si ergono imponenti raffigurazioni di storiche città mesopotamiche: Franca Pisani dipinge così a tratti bianchi, pieni e decisi Palmira, Nimrud sul fiume Tigri e Hatra vicino Baghdad. In un percorso a tappe costruito specificamente per gli spazi del Macro, l’artista scava nella memoria storica della culla della civiltà per rappresentare un sentire comune e ritrovare quella traccia capace di ricordarci che apparteniamo alla stessa storia.

Lamassu di Nimrud e frammenti marmorei, Franca Pisani, 2017

La Pisani recupera la memoria tecnica della tessitura veneziana del Quattrocento e Cinquecento per ricostruire dieci tele di dodici metri quadri l’una, i teleri, sulle quali dipinge i siti archeologici che più sono stati colpiti dalla guerra contemporanea. Riprende poi la seta di Lione per giocare con le trasparenze della vita e della speranza. Porta dalle cave del Monte Altissimo di Pietrasanta avanzi del marmo che è servito a costruire le moschee di Mecca e Medina, mostrando così una continuità storica dei rapporti commerciali con il Medio Oriente.

teleri  accompagnano i  visitatori trasformati in nomadi in un viaggio nella memoria: in Afghanistan nella valle di Bamiyan dove sono stati frantumati i Buddha giganti scavati nella roccia; in Iraq, ad Hatra dove fino a poco tempo fa potevano essere ammirati i Lamassu, sculture di tori androcefali, e proseguendo lungo il Tigri fino a Nimrud, città assira di biblica memoria. Il viaggio prosegue e si conclude in Siria a Palmyra, teatro di distruzioni simboliche.

Nomadi sono anche le figure umane dalla mente lunghissima che con i loro prolungamenti scrivono una nuova storia in un’antica lettera aramaica. Da una stanza segreta emergono poi frammenti di un futuro immaginario possibile; questa la complessa articolazione del pensiero della Pisani che si esprime snodandosi nel tempo e nello spazio.

Codice archeologico. Il recupero della bellezza, Franca Pisani

Il passato comune si manifesta anche sotto forma di frammenti e detriti, tecniche e materie che sono però il segno delle persone che hanno vissuto in altre epoche arrivando fino a noi. Un sentiero composto dai resti marmorei delle cave di Pietrasanta, una memoria in pezzi di un passato comune. Emerge, in qualche modo, anche la vanità della violenza contro il passato: esso sembra poter essere distrutto solo in parte.

La memoria dei popoli ricostruita così da segni, indizi e tracce archeologiche, fa emergere quanto, al confronto di pietre e storia, sia effimero questo nostro passaggio terreno.

 

Melissa Pignatelli

Franca Pisani

Franca Pisani è un’artista toscana, ha studiato presso il D.A.M.S. di Bologna e si è inserita nel panorama artistico internazionale grazie a Eugenio Miccini, fondatore del movimento “Poesia Visiva”. Grazie al suo aiuto riesce a portare in tutto il mondo la sua prima opera  Album Operozio, opera che sarà anche esposta nel 1977 all’inaugurazione del Centre Pompidou di Parigi nel Salotto Gertrude Stein. Le opere di Franca Pisani, da quel momento, iniziato un percorso internazionale di esposizioni tuttora in evoluzione. Nel 2017 ha partecipato per la terza volta alla Biennale d’arte di Venezia per il Padiglione della Repubblica di Siria con Viva Arte Viva, una mostra omaggio a Palmyra.

L’esposizione Codice Archeologico – Il recupero della bellezza è in mostra al Museo MACRO Testaccio di Roma dal 29 settembre 2017 al 26 novembre 2017, in via Orazio Giustiniani, 4 -Roma.

Maggiori informazioni su orari e biglietti sono disponibili qui.

In fotografia: Nomadi, sei pezzi, tecnica mistica, Franca Pisani, 2010

Di 11 Ottobre 2017Arte, Cultura

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