Pubblicato il 22 Novembre 2017

Antinori e l’arte: da Della Robbia a Arienti per sostenere gli artisti

di Melissa Pignatelli

Dal Bargello al Bargino, dall’arte Rinascimentale all’arte contemporanea, dal bassorilievo di ceramica colorata all’alto rilievo in tela siliconata, da Giovanni della Robbia a Stefano Arienti, da New York a Firenze, la famiglia Antinori ha una costanza ed una continuità storica che potrebbero ispirare molte altre attività imprenditoriali a noi coeve. L’esempio del recupero della lunetta Antinori di Giovanni della Robbia per il museo di Brooklyn a New York, ed il successivo lavoro elaborato da Arienti in chiave contemporanea oltre a contribuire alla visibilità della famiglia che opera sulla scena internazionale del vino, è un ottimo esempio di un’attività italiana coerente con il suo passato, proiettata verso il futuro e che da un esempio alle generazioni presenti.

La storia è questa. Il Museo di Brooklyn di New York custodiva nelle sue sue stanze oscure un’opera antica e mal messa eseguita nel 1520 da Giovanni della Robbia. Gli archivisti, riconosciuto lo stemma laterale in quello della famiglia Antinori, segno del commesso per il quale durante il Rinascimento era stato eseguito il lavoro, ovvero Niccolò di Tommaso Antinori amico ed ammiratore di Giovanni della Robbia, decidono di chiamare gli eredi della famiglia, sempre molto operosi anche sulle rive americane dell’oceano atlantico, e di chiedere aiuto per il restauro della lunetta. Una semplice e legittima richiesta che ottiene, nel più normale uso di italico buon senso, un consenso. Certo che si potrà dire che l’uso del restauro sarà strumentale alla comunicazione dell’azienda familiare, ma è anche certo che senza un senso di rispetto per il passato e di responsabilità per il futuro, per la conservazione delle opere d’arte e per l’arte in generale, i soldi per il restauro e per il soggiorno fiorentino della lunetta avrebbero potuto essere spesi in maniere molto più “ludiche”.

La lunetta in ceramica è lunga all’incirca tre metri e mezzo per un metro e settanta ed è spessa più di trenta centimetri, tutta in terracotta invetriata, rappresenta la resurrezione di Cristo e presenta ai lati due tondi con lo stemma della famiglia Antinori rimasto peraltro invariato fino ad oggi: è denominata la Resurrezione di Cristo. Il lavoro dellarobbiano è anche conosciuto con il nome di “lunetta Antinori” proprio per il doppio stemma laterale e per colui che lo commissionò a Giovanni della Robbia, Niccolò di Tommaso Antinori. La lunetta è stata eseguita dal più prolifico dei figli di Andrea della Robbia, Giovanni, nato a Firenze nel 1469, morto nel 1529/30 che lavorava nella bottega di famiglia ubicata in via Guelfa: la sede dell’invenzione di “un’arte nuova, utile e bellissima” come scrisse il Vasari di cui la famiglia della Robbia conservò a lungo il segreto.

“La produzione di Giovanni”, si legge nel saggio di Giancarlo Gentilini nel catalogo, esperto dellarobbiano,”si contraddistingue per un uso frequente e intensivo della policromia ceramica con una tavolozza assai sgargiante – tecnica peraltro adottata occasionalmente dallo stesso Luca, da Andrea e dai fratelli (della Robbia, ndr), ma con maggiore parsimonia e tonalità più tenui – privilegiata a partire dalla metà del secondo decennio del Cinquecento da una connotazione decisamente naturalistica, dove il rilievo si arricchisce di decori e tocchi pittorici, tali da definire e accentuare il modellato, integrandosi agli sfondi paesaggisti “in piano”.

“Tra gli esiti più distintivi ed apprezzati della poliedrica attività dei Della Robbia”, prosegue Gentilini “vi fu certo la loro straordinaria capacità di riprodurre i doni della natura eternando nella maiolica la fragranza effimera di frutta, ortaggi, verzura e la fragile bellezza dei fiori, con un virtuosismo illusionistico tale da emulare le leggendarie creazioni del cloroplasta greco Posside celebrate da Varrone e da Plinio. E proprio queste floride ghirlande costituiscono un motivo destinato a imprimersi fino ad oggi nell’immaginario collettivo come un sigillo inconfondibile dell’arte robbiana, al punto che in America i popolari addobbi natalizi in forma di corona con pigne, mele e altri frutti vengono denominati Della Robbia Wreaths”.

Per celebrare il restauro (video qui), la famiglia Antinori ha colto l’occasione per commissionare ad un altro artista nostro contemporaneo, un lavoro per la collezione permanente della famiglia collocata in vari luoghi della cantina nel Chianti, a Bargino, di quella che oggi è una delle maggiori aziende vitivinicole di qualità della scena internazionale.

La curatrice dell’Antinori Art Project, Ilaria Bonacossa con Alessia Antinori che si occupa della collezione d’arte contemporanea per la famiglia, scelgono Stefano Arienti “noto per la sua iconoclastia minimale capace di trasformare i capolavori di storia dell’arte in opere contemporanee, alterandoli attraverso processi cancellazione e copiatura”.

L’artista, colpito dalla struttura modulare della lunetta, la rielabora in chiave post-concettuale per mettere in evidenza le linee di fondo sulle quali sale il bassorilievo tipico dellarobbiano (video qui). In questo modo ha messo in risalto il disegno alla base delle ceramiche e lo ha riproposto in due versioni: una piana ed ampia per la sala del Bargello, attigua alla lunetta, ed una tridimensionale e scomposta per la vinsantaia della Cantina Antinori al Bargino. In ambedue i lavori, l’artista riparte dal disegno, minimale e sicuro, delle figure della lunetta Antinori. Il risultato è una riscoperta del valore dei tratti semplici, dalla forza di un disegno simile a quello preparatorio degli antichi maestri: dagli schizzi imponenti di Arienti nasce così un’emozione per le figure, le loro storie, le loro espressioni, i loro movimenti.

Gli artisti cambiano ma gli intenti rimangono, verrebbe da osservare. Incoraggiare e sostenere l’operato di creativi promettenti per abbellire le proprie case, dare lustro al proprio nome ed al proprio ruolo all’interno della società sembra rinnovarsi nella storia della famiglia: mostrare interesse ed impegno verso l’arte di chi ci è contemporaneo, si sente nelle scelte degli esponenti passati e presenti della famiglia Antinori.

Un esempio costruttivo dove l’impegno sincero verso la società civile diventa funzionale sia alle istituzioni pubbliche sia a quelle private. Come dice Arienti “possiamo anche non soccombere alla dittatura degli oggetti e delle immagini”: possiamo elaborare nuovi orizzonti di significato da queste basi comuni, per farle vivere diversamente.

Melissa Pignatelli

La lunetta Antinori rimarrà al Bargello solo fino all’8 Aprile 2018. L’istallazione site-specific di Stefano Arienti è visitabile con il biglietto d’ingresso al Museo Nazionale del Bargello a Firenze. Maggiori informazioni qui.

L’istallazione nella vinsantaia della Cantina Antinori fa parte della collezione permanente dal 9 Novembre 2017. Per visitare la collezione contattare i numeri +39 05529375 – +39 0552937572 oppure scrivere a info@antinoriartproject.com e visitare il sito Antinori Art Project.  

Informazioni e fotografie della Collezione permanente anche qui Antinori Chianti Classico.

Video del restauro della Lunetta Antinori qui.

Video della reinterpretazione di Stefano Arienti qui.

L’istallazione bidimensionale di Stefano Arienti nella vinsantaia della Cantina Antinori nel Chianti Classico. Figure da sinistra: lo stemma della famiglia Antinori, Niccolò di Tommaso Antinori (1454-1520) che commissionò la lunetta a Giovanni della Robbia per la villa di Certaldo, la figura del Cristo risorto.

 

Di 22 Novembre 2017Arte, Cultura

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