Pubblicato il 27 Novembre 2017

Il rapporto “Tutto il mio corpo era dolore” e la visita di Papa Francesco in ex-Birmania e Bangladesh

di Melissa Pignatelli

Stamattina all’alba è giunta la notizia della partenza di papa Francesco per il Myanmar (ex Birmania, indipendente dalla Gran Bretagna dal 1948) ed il Bangladesh: la zona è interessata da una gravissima crisi umanitaria che colpisce i Rohingya, persone di fede musulmana, gravemente e violentemente perseguitate nel loro paese d’origine, il Myanmar (ex Birmania) all’85% buddista (ricordiamo i monaci colpiti durante proteste pacifiche del 2007) e con 137 etnie diverse sul territorio. I civili in fuga verso il Bangladesh continuano ad essere bersagli umani di altre persone: i dettagli si trovano su un resoconto dal titolo “Tutto il mio corpo era dolore”.

Infatti, poche settimane fa Human Rights Watch ha pubblicato un rapporto sulla situazione dei Rohingya in fuga da una persecuzione tanto violenta quanto sembra dis-umanizzata per, stando al rapporto, la sistematicità con la quale forze regolari colpiscono la popolazione in fuga, facendo violenza soprattutto donne e bambini (HRW Rohingya Report qui).

Molti articoli di stampa, soprattutto sul Guardian, hanno definito la situazione dei Rohingya come gravissima. Il Segretario di Stato degli Stati Uniti Rex Tillerson, ha definito la situazione come di “pulizia etnica”.

Molti si sono domandati perché la leader eletta (elezioni 2012) – che ha ricevuto il premio Nobel per la pace  – Aung San Suu Kyi non sia in grado di intervenire o di esprimersi per mettere un termine a quello che sta accadendo sul territorio del Rakhine. Ma il controllo sul campo sembra più in mano ai capi militari piuttosto che a quelli politici.

Un accordo di rimpatrio è stato firmato ma molte associazioni internazionali per i diritti dei musulmani sono sembrate scettiche sulle condizioni di sicurezza per un eventuale rimpatrio e Al-Jazeera riporta che andrebbe chiesto alle persone se effettivamente vogliono rientrare.

Il rapporto HRW s’intitola “Tutto il mio corpo era dolore” e si può leggere qui.

Melissa Pignatelli

Fonte fotografia: Famiglia Cristiana con reporter Ansa e Reuters su Twitter e online qui

Di 27 Novembre 2017Cultura, Storia

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