Pubblicato il 1 Agosto 2018

Antiche favole ed insegnamenti sempre attuali nelle “Mille e una notte”

di Melissa Pignatelli

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Le mille favole che raccontò Shahrazad per salvarsi la vita dal gran re Shahriar che, deluso da sua moglie, si portava a letto ogni sera una donna diversa per poi farla uccidere al mattino, non sono esattamente quelle che abbiamo letto finora.

La traduzione italiana corrente è basata su un’interpretazione di un arabista francese, Antoine Galland, che propose, nel Settecento, una versione nella quale ogni capitolo è una favola diversa. Il nuovo libro uscito ora per i tipi della Donzelli Editore si basa su una nuova traduzione eseguita direttamente dal più antico manoscritto arabo che fa vedere come le Mille e una Notte sono in qualche modo un’unica favola che s’intreccia, apre delle parentesi, fa delle digressioni, approfondisce dei personaggi, segue le vicende dell’uno o dell’altro senza veramente concludersi.

Questa versione aperta, possibilista, dove la trama non finisce mai, consente di rinnovare lo sguardo e l’interpretazione di un grande capolavoro della letteratura araba. Il raggruppamento delle vicende in favole sul modello dei “contes de fées” di Perrault, ad opera del Galland, creò in qualche modo un corpus sul quale successivamente si costruirono visioni orientaliste, lascive o drammatiche di un Oriente lontano che pochi poterono confutare.

L’Oriente che emerge dalla nuova traduzione delle favole è un oriente nel quale ha molta influenza – a mio modo di vedere – l’antichissima tradizione narrativa persiana: la saggezza, l’arguzia e una profonda consapevolezza delle debolezze umane. Queste sono rappresentate quasi con benevolenza e comprensione negli spezzoni dei detti antichi e a volte dei versi poetici che intersecano la trama principale, sfaccettandone il senso complessivo.

Così all’invidioso viene fatto vedere il suo limite, all’ipocrita la sua fragilità, al furbo la sua corta durata, al violento la sua limitatezza, al vigliacco la sua bassezza; al disperato viene mostrata la via della speranza, dell’amore non corrisposto viene mostrata tutta l’umanità, la follia per amore viene accettata, il sentimento d’ingiustizia viene trasformato, la rabbia viene sfogata, la passione viene vissuta, i trascorsi dell’anima vengono condivisi; la necessità del viaggio per ritrovare se stessi proposta come una via percorribile, alle delusioni si da ascolto, si presta conforto, se ne condivide l’umanità. Perché il grande, vero filo conduttore delle nuove Mille e Una Notte è la condivisione umanamente confortata della delusione d’amore; è in qualche modo grazie ad essa che gli esseri umani vivono e trascorrono la condizione terrena, che li porta e li guida lungo la tortuosa via del cuore.

Da questo Oriente ritradotto da Roberta Denaro (che si è basata sul più antico manoscritto arabo stabilito da Muhsin Mahdi) emerge dunque quell’antica saggezza spirituale ed accogliente che permea la cultura araba, che assorbì a sua volta le più antiche forme di conoscenza attraverso la conquista della Persia.

Quindi leggere queste nuove Mille e Una Notte ci avvicina di più all’esperienza di lettura del “Divan” di Hafez, poeta mistico persiano nato a Shiraz nel XIV° secolo, piuttosto che alle nostre fiabe, delle quali si ritrova ogni tanto qualche origine, e mostra come la nostra storia di oggi è profondamente imbricata negli scambi culturali che hanno sempre percorso il mondo euroasiatico.

Il lettore, in qualche modo condotto attraverso le pene del re deluso e dalla trama di Shahrazad, diventa complice della più umana delle storie, quella della ricerca della verità nell’amore.

Una consapevolezza che viene tramandata da secoli e da generazioni anche grazie a chi ne raccoglie la memoria trascrivendola nei libri, per le generazioni presenti e future.

Melissa Pignatelli

Le Mille e Una Notte, edizione italiana a cura di Roberta Denaro. Traduzioni di Roberta Denaro e Mario Casari, Donzelli Editore, 2016.

In fotografia un fotogramma del cortometraggio Rituals – The 99 Names of God  di Yumna al-Arashi, 2018 © Yumna al-Arashi.

Roberta Denaro insegna Lingue e letteratura araba presso l’Università  “L’Orientale” di Napoli.

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