Pubblicato il 24 Settembre 2018

Il valore delle donne nella migrazione, il punto dell’antropologa

di Barbara Palla

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Le donne costituiscono circa la metà dei flussi migratori, tuttavia sono e sono state per diverse ragioni meno visibili nel processo di integrazione rispetto agli uomini. Le donne partecipano attivamente al processo che porta alla decisione di migrare, ciononostante l’analisi di questo processo al femminile è poco presenti nella letteratura accademica recente sulle migrazioni. L’antropologa italiana Mara Tognetti, nel suo articolo Donne e processi migratori tra continuità e cambiamento, sottolinea e invita a portare maggiore attenzione alla componente femminile del flusso perché vi vede un beneficio in termini di strumenti per affrontare le nuove sfide poste dall’integrazione.

Le percentuale di donne nei flussi migratori non è sempre stata costante, ma recentemente è cresciuta nettamente rispetto al passato in virtù dell’aumento sia di migranti regolari inserite a vario titolo nel mercato del lavoro che delle richiedenti asilo. L’inserimento delle donne in settori lavorativi ben definiti, come la cura alla persona o il lavoro domestico, così come la pratica del ricongiungimento familiare, tendono ad inquadrare la donna migrante all’interno della dimensione familiare, portando di conseguenza maggiore attenzione al ruolo della donna nella sfera riproduttiva o nella relazione madre-figli. A dimostrazione di ciò, Tognetti evidenzia il fatto che negli studi sulle richiedenti asilo spesso i dati raccolti non vengono adeguatamente disaggregati per ciò che riguarda le motivazioni e i percorsi migratori della componente femminile.

Tuttavia le donne, al pari degli uomini, decidono di spostarsi per una molteplicità di ragioni intersecate che vanno dalla volontà di partecipare  attivamente alle strategie di diversificazione del reddito della propria famiglia fino alla curiosità di viaggiare. L’attenzione dunque deve essere posta anche su altro, non solo sulla famiglia ma sulla donna come ponte tra realtà diverse. Grazie a questi fattori è possibile spiegare, analizzare e ottenere maggiori informazioni non solo sul fenomeno migratorio ma su come questo metta in connessione due mondi diversi. Tognetti spiega infatti che:

“Le donne della migrazione vivono tra due culture, e sono costrette ma anche pronte a fronteggiare ed elaborare i vincoli le restrizioni a cui sono sottoposte nei paesi di origine e a sviluppare modalità di comportamento nuovi spesso inediti. Esse sono chiamate a reinterpretare il loro ruolo femminile, compreso quello familiare; a costruire un ponte fra Paesi in cui sono distribuiti componenti della loro famiglia, fra i ruoli che nel contesto migratorio giocano di volta in volta e i ruoli transnazionali. Una nuova geografia fatta di collegamenti, connessioni, relazioni affettive, rimesse, in uno spazio sociale dai confini dinamici. Tutto ciò grazie ai legami che connettono i migranti con il paese di arrivo e con quello di origine, seguendo una prospettiva transnazionale. Un ruolo attivo, quello delle donne, dai forti costi economici e psicologici”.

Favorire dunque una ricerca antropologica applicata a questo specifico campo, comprendere meglio il ruolo sociale e culturale della donna sia nella sua famiglia che come connessione tra due realtà lontane, potrebbe dare vita a nuovi strumenti e nuove prospettive per affrontare le numerose sfide dell’integrazione.

Barbara Palla

Mara Tognetti, “Donne e processi migratori tra continuità e cambiamento”, ParadoXa, n°3 anno X, Luglio-Settembre 2016, pp. 69-88.

In fotografia:  Women of the World.
Women of the World è un ensemble di musiciste provenienti dai diversi angoli del mondo.  Facendo musica insieme, abbiamo costruito delle belle amicizie. E’ con questo spirito che celebriamo la bellezza della diversità. Cantiamo per la tolleranza, la saggezza, il rispetto e la gioia.
Noi, come donne del mondo, crediamo nel potere della musica. Crediamo nel nostro legame.
Noi crediamo nella pace.

Di 24 Settembre 2018Cultura, Sociologia

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