Pubblicato il 5 Dicembre 2018

Cosa sappiamo finora del Global Compact per la Migrazione?

di Barbara Palla

Nel generale clima di scetticismo paura, indifferenza e tensione si è perso di vista il potenziale positivo economico, sociale e culturale che il fenomeno migratorio può rappresentare per le società contemporanee. Nel tentativo di invertire questa tendenza, le Nazioni Unite hanno lavorato negli ultimi 2 anni alla stesura di un accordo, il “Global Compact per una Migrazione ordinata, sicura e regolare”, per richiamare gli Stati alla condivisione degli sforzi e delle responsabilità nei confronti della migrazione. Nonostante la bozza finale sia stata approvata dalla quasi totalità dei rappresentati degli Stati Membri, un numero crescente di capi di Stato e di governo ha annunciato di non voler adottare il testo definitivo, sollevando forti dubbi sulla volontà effettiva degli Stati a cooperare sulla migrazione.

Il percorso di negoziazione che ha portato alla stesura del “Global Compact per la Migrazione” è iniziato nel 2016 con l’approvazione della “Dichiarazione di New York su Rifugiati e Migranti”. In essa, gli Stati si impegnavano da un lato a favorire, sostenere e proteggere la dignità e i diritti fondamentali delle persone in movimento. Dall’altro, gli Stati individuavano la necessità di trovare delle procedure attuative per l’integrazione e l’accoglienza dei migranti non più dettate da uno spirito di emergenza, ma che facciano leva sugli strumenti multilaterali già avviati con l’approvazione dell’Agenda 2030 per uno Sviluppo Sostenibile.

Tutti i 23 punti in cui si articola il patto del “Global Compact per la Migrazione” sono stati pensati dalle Nazioni Unite per provare a trasformare la questione migratoria in un’opportunità di sviluppo per tutti i paesi coinvolti nella migrazione, sia quelli di origine che quelli di transito e destinazione.

Come scrive Marta Foresti, direttrice del Overseas Development Institute, nel suo intervento Global Compact for Migration: a platform for development alla conferenza “MED – Mediterranean Dialogue” di Roma:

“Il “Global Compact” offre un’opportunità per gli Stati e altri attori chiave per lavorare insieme in modo da incanalare la migrazione e lo sviluppo in una relazione di mutuo vantaggio, assicurando che il movimento delle persone avvenga in modo ordinato e sicuro, rendendolo capace di contribuire ad uno sviluppo sostenibile nel mondo. Le accresciute pressioni demografiche ed economiche significano che la questione principale non risieda nel prevenire la migrazione con le politiche di sviluppo. Una migliore governance della migrazione può portare risultati condivisi di sviluppo.”

Il problema principale del “Global Compact per la Migrazione”, oltre al riconoscere la migrazione come diritto per le popolazioni, riguarda il compromesso a cui devono scendere gli Stati in termini di sovranità nazionale. Infatti, impegnandosi a favorire la cooperazione i paesi saranno obbligati a mantenere una certa apertura al dialogo e all’integrazione, in teoria senza poter scegliere in modo autonomo le proprie politiche migratorie.

Per quanto l’accordo in questione in realtà non sia vincolante, già numerosi Stati hanno deciso di non partecipare alla cerimonia di Marrakesh i prossimi 10 e 11 dicembre 2018 per la sottoscrizione del patto. Dopo gli Stati Uniti, primi a ritirarsi dall’accordo già nel 2017, anche Australia, Israele, Brasile, Ungheria, Polonia, Croazia, Austria, Bulgaria, Repubblica Ceca e forse anche l’Italia fanno sapere di non voler aderire.

L’adesione al “Global Compact per la Migrazione” richiede infatti la volontà politica di cambiare prospettiva, di guardare coraggiosamente verso un futuro che è oggi è lontano o assente. Ben consapevoli che le procedure e le dinamiche individuate dal patto non siano perfette, partecipare potrebbe diventare un primo passo avanti verso una soluzione più umana e condivisa della gestione dei flussi migratori. Sempre che si voglia trovare.

Barbara Palla

Marta Foresti “Global Compact for Migration: a platform for Development”, in Building Trust: The Challenge of Peace and Stability in the Mediterranean – Rapporto pubblicato dall’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) in occasione della Conferenza “MED- Mediterranean Dialogue” organizzata a Roma dal 22 al 24 novembre 2018 da ISPI e dal Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Testo della Dichiarazione di New York sui Rifugiati e Migranti approvata il 19 settembre 2016.

Testo della bozza finale del “Global Compact per una Migrazione ordinata, sicura e regolare” approvata il 11 luglio 2018 e in attesa di adozione da parte degli Stati Membri.

In fotografia una grafica realizzata da Earth.com

Di 5 Dicembre 2018Cultura, Etnografia

Condividi l'articolo sui tuoi Social!

SOSTIENI




Ultimi articoli