Pubblicato il 20 Aprile 2020

Sul ruolo pratico e rappresentativo che dovrebbero avere gli intellettuali

di Clarissa Greta Gibella

È bello vedere intellettuali d’élite che si sentono in dovere e s’impegnano a far sentire la propria voce – promuovendo se stessi e il loro pensiero – identificandosi come mirabili luci da seguire in una stanza buia: gli stessi intellettuali che, negli ultimi settant’anni, sono stati in rigoroso silenzio di fronte a un sistema incivile e sbagliato. Improvvisamente, sono tutti in grado di pensare futuri e politiche migliori, improvvisamente la sanità pubblica e la scuola devono essere riformate e potenziate. Proprio ora che la natura potrebbe falciare anche loro.

Se la Natura esplode – ed esploderà – senza possibilità di contenimento, vale lo stesso anche per la rabbia sociale.

Si esprimeva così Jean-Paul Sartre nel 1965 in “In difesa degli intellettuali”:

«Il ruolo dell’intellettuale è quello di vivere la sua contraddizione per tutti e di superarla per tutti attraverso il radicalismo, cioè con l’applicazione delle tecniche di verità sulle illusioni e sulle menzogne. Tramite la sua stessa contraddizione, diventa il custode della democrazia: contesta il carattere astratto dei diritti della “democrazia” borghese non perché voglia sopprimerli ma perché vuole integrarli con i diritti concreti della democrazia socialista, conservando, in ogni democrazia, la verità funzionale della libertà.»

Molto probabilmente Sartre cercava di ripensare anche se stesso. Sapeva di aver peccato con un certo eccesso di borghesismo, con la sua pipa, i caffè di Parigi e le disquisizioni esistenziali, senza essere poi tanto “impegnato”. Infatti, incominciò (e ci riuscì mirabilmente) a cercar in tutti i modi di inserire il marxismo all’interno del suo sistema che, a una prima lettura, sembrava partire dal nulla per tornare nel nulla.

Aveva capito che l’uomo non è solo un’irrimediabile – contingente – singolarità, ma anche “l’essere per il quale l’universale viene al mondo”, un universale che deve farsi singolare, perché solo così – attraverso la costruzione del “sapere pratico” – è possibile modificare il reale.
Costituire soggetti per costruire società.

Ma, finché i soggetti continueranno a costituirsi nel nome dell’interesse di classe, non c’è speranza.

Clarissa Greta Gibella

Jean-Paul Sartre, In difesa degli intellettuali in L’universale singolare. Saggi filosofici e Politici 1965-1973, Mimesis Edizioni, 2009.

Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir, Archives Gallimard nella mostra virtuale della Bibliothèque Nationale de France che si può visitare a questo link.

Condividi l'articolo sui tuoi Social!

SOSTIENI




Ultimi articoli