Pubblicato il 19 Febbraio 2021

Persia o Iran? Le radici ibride dei riti contemporanei

di Maria Rosaria Mormone

Gli sciiti hanno un calendario molto fitto di ricorrenze legate alla nascita e alla morte dei loro dodici imam e di alcuni dei loro parenti più stretti. Queste ricorrenze sono spesso celebrate da gruppi uniti da legami particolari come le associazioni di arte e mestieri o addirittura organizzate da donne quando le feste riguardano le donne dell’Islam.

Oltre alle festività religiose, ci sono altre celebrazioni molto sentite dagli iraniani come il Nowruz, il capodanno persiano, festeggiato da sempre durane l’equinozio di primavera e che non ha alcun fondamento nel credo islamico, ma trova le sue origini nel zoroastrismo, l’antica religione dei Persiani.

L’Iran pur islamizzato attraverso l’azione degli ulema, ha continuato per secoli e secoli a vivere aggrappandosi ad un immaginario che affonda le sue radici in compagini antichissime in grado di alimentare teorie filosofiche e mistiche e di sostenere una solidità popolare e culturale che si è rafforzata attraverso l’assorbimento di componenti etniche differenti. Dalla Persia e poi dall’Iran questo immaginario ha esercitato una grande influenza su tutto il mondo islamico e non, oltre i suoi confini, inclusa l’Europa.

Festività che sembrano appartenere ad una sfera puramente cristiana come la Via Crucis o che si pongono tra il sacro e il profano come il Fuocarazzo di Sant’Antonio tanto atteso dagli scugnizzi dei borghi napoletani, trovano le loro origini rispettivamente nelle flagellazioni che avvenivano già al tempo di Mitra e nella celebrazione del fuoco come elemento purificatore, tanto durante lo zoroastrismo quanto nel mitraismo.

Cosìricorrenze che si collocano a metà tra la sfera religiosa e quella profana come Halloween, con la pratica di recarsi per le case pronunciando la frase “dolcetto o scherzetto”, considerata dai più una festa americana, trova il suo inizio nello zoroastrismo con le tradizioni legate al Noruz, come il chaharshanbe suri durante il quale si salta il fuoco a turno e i bambini coperti da lenzuola per non farsi riconoscere, si recano di casa in casa a chiedere frutta secca o qualche moneta.

La stessa Ashura ossia le commemorazioni legate al martire sciita Hossein, non nasce ex novo, ma è riconducibile alle flagellazioni iniziatiche del culto di Mitra che, tra l’altro, prevedeva alcuni di quelli che nel Cristianesimo vengono definiti sacramenti, come il battesimo, l’espiazione dei peccati, l’unzione e la penitenza.

È questa fusione di elementi diversi, tra l’ancestrale e l’attuale, tra l’antico e il moderno, tra il sacro e il profano, a fare dell’Iran un paese quasi ipnotico che affascina chi ne viene a contatto, trasportandolo in atmosfere mistiche.

I rituali del Nowruz, e dell’Ashura, sono un richiamo alle radici, un richiamo che va ai tempi più remoti per reinventarsi nella modernità e nel quotidiano; lo stesso si può dire circa l’accoglienza affollata di ta’roof che rievoca l’antica tolleranza e il rispetto, vessilli della dinastia degli Achemenidi che pur espugnando un territorio dopo l’altro spesso in modo sanguinoso, lasciavano ai popoli conquistati la libertà di continuare a professare la propria fede, di mantenere i propri usi, costumi e tradizioni.

E mentre negli altri luoghi si adoravano divinità di ogni genere, in Persia, il culto mitraico si fondeva con quello zoroastriano che celebrava la forza purificatrice del fuoco con il Capodanno in primavera e la notte dello Shab-e-Yalda nel passaggio dall’autunno all’inverno.

Sono queste radici ataviche che hanno reso possibile all’Iran di convertirsi sì all’Islam, ma a modo proprio, con un Islam diverso, quello sciita, inviso dagli altri musulmani stessi e per questo difeso, osservato, osannato al grido di ya Hossein”.

Maria Rosaria Mormone

La miniatura raffigura un cavaliere nell’atto di saltare sopra un fuoco acceso, tipico dell’antica tradizione zoroastriana tutt’ora praticata, some racconta l’immagine sottostante.

Maria Rosaria Mormone è docente di materie letterarie in Francia all’Università di Nantes. Ha sostenuto una tesi di dottorato di ricerca dal titolo Viaggiatori Italiani in Persia. Oltre il pregiudizio: la scoperta dell’iranicità attraverso il viaggio tra il sacro e il profano nell’Iran contemporaneo, presso l’Università di Nantes in cotutela con l’Orientale di Napoli. Ha il doppio titolo di Dottore di Ricerca in Lingua e civilizzazione italiana e in Asia Africa e Mediterraneo.

 

 

 

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