Pubblicato il 17 Marzo 2021

L’umanesimo selettivo, un concetto di Rogelio López Cuenca

di Melissa Pignatelli

Nella mostra in corso all’Accademia di Spagna a Roma, lo sguardo acuto di Rogelio López Cuenca sovrasta il nostro modo di vivere: come possiamo concepirci “umanisti” se il nostro modo di vivere necessita di morte e sfruttamento per sostenersi? Il chiasmo che evidenzia con forza l’artista spagnolo interpella le profondità più recondite del modo di strutturarsi del nostro pensiero occidentale, i nostri doppi standard, le nostre dicotomie, le nostre incongruenze, le nostre incoerenze, il nostro modo di creare un mondo a discapito della sua stessa possibilità di vita: quello denunciato da López Cuenca è un umanesimo selettivo, un’espressione che incarna bene i doppi standard dell’umanesimo occidentale.

Il consumismo della società di massa, il capitalismo delle élite ha creato un mondo insostenibile, di facile manipolazione, superficiale, sfruttatore: questo raccontano le installazioni e le immagini costruite da López Cuenca. La sua arte è al contempo una fotografia e una critica impietosa e lucida. Fotografie, gigantografie, video, statue, parole, prosa, poesia, testi composti, poster, musica, all’ interno e all’ esterno, in spazi privati e in spazi pubblici, con lavori in gruppo, con la sua compagna e da solo, con ogni mezzo a sua disposizione l’artista andaluso denuncia come il desiderio del superfluo continua ad alimentarsi anche se che il pianeta non può sostenerlo, anche se comporta l’abuso costante di uomini, donne e bambini.

Sugli schermi delle videoinstallazioni di Rogelio López Cuenca, i numeri e le parole diventano segni che appaiono e scompaiono come tracce sfocate, come notizie quotidiane, vaghe e lontane come frontiere africane “scalfite in carne non nostra”. Mescolando sullo schermo immagini e prosa cruda, l’artista riproduce la vanità di una tragedia silenziosa della quale non notiamo più l’ umanità.

Nelle grandi mappe colorate in modo diverso dal solito o evidenziando opposte possibilità di ricchissimi e poverissimi tramite i pannelli di “Golden Visa” l’artista interpella direttamente la nostra idea di libertà di movimento, la nostra voglia di viaggio, di vacanza, di uscita, quando, per un analogo desiderio, vediamo affogare decine di persone. Senza volerle notare. Senza interrogarci sulla legittimità di un desiderio miglioramento, di movimento che pur ci accomuna, umanamente.

López Cuenca illumina così senza dubbi, senza sconti, senza leggerezza, l’incoerenza del nostro tempo: l’indifferenza e il desiderio di un occidente che si vuole “umano”, “umanistico”, “umanitario” malgrado le leve inumane che ogni giorno mette in azione in giro per il mondo; un umanesimo appunto “selettivo”.

Come si esce da tutto ciò? Quali vie d’uscita ci indica López Cuenca? Ci vorrà tempo, dice rispondendo dalla terrazza che guarda Roma, in fondo è finito anche il colonialismo. L’importante è non farsi prendere dalla fretta remissiva del cinismo.

Melissa Pignatelli

 

A QUEL PAESE
ROGELIO LÓPEZ CUENCA – Esposizione a cura di Anna Cestelli Guidi
Un progetto della Real Academia de España en Roma e di Acción Cultural AC/E. Apertura al pubblico: 12 marzo – 13 giugno 2021

SEDI
Real Academia de España en Roma, piazza San Pietro in Montorio 3, Roma, 17.30-20.30.
Fondazione Baruchello, via del Vascello 35, Roma, 16.00-20.00.
Spazio pubblico, città di Roma
INGRESSO LIBERO CON PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA

Informazioni e Prenotazioni
Per la visita alla mostra presso la Academia de España tramite:
prenotazioni@accademiaspagna.org | +39065812806
Per la visita alla mostra presso Fondazione Baruchello tramite:
info@fondazionebaruchello.com | +39065809482

BIOGRAFIA di ROGELIO LÓPEZ CUENCA

Rogelio López Cuenca (Malaga, 1959) è filologo, poeta e artista visivo. Da fine anni Settanta, come membro del gruppo che diventerà il collettivo attivista Agustín Parejo School, organizza manifestazioni, concerti e mostre, realizza progetti editoriali, interventi poetici nello spazio urbano, e pratica la copy art e la poesia sperimentale. Negli anni Ottanta López Cuenca combina i metodi dell’arte visiva e i procedimenti abituali della letteratura e delle scienze sociali: lavora con adesivi, manifesti, segnali stradali, nastri di segnalazione e mupi. A partire dalla seconda metà degli anni Novanta López Cuenca comincia a lavorare sulla rappresentazione e sulla costruzione dell’identità dell’ “Altro” rispetto all’identità individuale e collettiva dell’Occidente. Questa problematica rimane ancora oggi uno dei temi principali del suo lavoro. Da inizio anni Duemila l’artista realizza un gran numero di progetti collaborativi con cui si propone la revisione della Storia ufficiale tramite interventi nello spazio urbano e il disegno di “cartografie alternative”. Nell’estate del 2019 il Museo Reina Sofia di Madrid gli ha dedicato una grande retrospettiva.

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