Pubblicato il 15 Settembre 2021

L’equilibrio: per una crescita sostenibile è meglio accontentarsi, una rilettura di Latouche

di Melissa Pignatelli

Le società contemporanee si basano su un sistema orientato alla massimizzazione della crescita economica, ovvero su un sistema produttivo in cui la crescita costante e continua è un obbiettivo di primaria importanza. Però appare sempre più evidente quanto un’economia di questo tipo non sia sostenibile in quanto consuma risorse limitate in origine, sviluppa un atteggiamento predatorio verso la natura finendo col peggiorare la qualità della vita e spinge verso un consumismo estremo che crea rifiuti che portano il pianeta al collasso. Inoltre, gli indicatori economici che misurano la crescita, come ad esempio il Prodotto Interno Lordo (PIL), non considerano i costi della produzione in termini di inquinamento della biosfera, o in termini delle spese dovute a malattie come lo stress o l’ansia che gravano sui sistemi di sanità nazionali.

Ma la crescita economica è davvero l’unica soluzione per una vita felice? Serge Latouche, filosofo e economista francese nonché professore emerito in Scienze Economiche presso l’Università di Parigi Sud, da molti anni sostiene che la mentalità dominante dell’accumulo di ricchezza e di massimizzazione del profitto non è più sostenibile per i danni che ha arrecato al pianeta e alla qualità della vita. Nel saggio La decrescita come condizione di una società conviviale (in Oltre lo sviluppo, le prospettive dell’antropologia, a cura di Roberto Malighetti, Meltemi, 2005), illustra la necessità di favorire un’economia della decrescita che fa rima con un atteggiamento di chi si accontenta.

Latouche non propone dunque di tornare drasticamente all’età della pietra. Piuttosto, propone la costruzione di nuove mentalità e nuove società conviviali, econome e autonome radicate nella mentalità di a-crescita dei consumi e de-crescita della produzione, delineando un orizzonte dov’è possibile un equilibrio tra i bisogni e la produzione.

“In prima approssimazione possiamo concepire una politica della decrescita che si pone l’obbiettivo di rovesciare la “forbice” tra la produzione del benessere e il PIL. Si tratta di scindere o sconnettere il miglioramento della situazione dei singoli dall’aumento statistico della produzione materiale, ovvero far decrescere il “bene-avere” statistico per aumentare il bene-essere vissuto”.

La creazione di questa società del bene-essere avviene, secondo Latouche, attraverso otto azioni interdipendenti: rivalutare, riconcettualizzare, rilocalizzare, ristrutturare, ridistribuire, ridurre, riutilizzare, riciclare.

Seguendo questo ragionamento dunque, il primo passo è la rivalutazione dei valori insiti nelle società e procedere alla sostituzione di quelli non necessari, per esempio far sì che l’altruismo prevalga sull’egoismo oppure che lo svago e l’ethos ludico dominino l’ossessione per il lavoro. Da qui si passa alla riconcettualizzazione, ovvero si propone una nuova definizione dei concetti economici centrali come la ricchezza e la povertà.

Grazie a questo cambio teorico è possibile passare ad una ristrutturazione degli strumenti di produzione e dei rapporti sociali che ne conseguono. Il sistema di produzione potrà allora essere, da un lato, rilocalizzato: da globale potrà tornare ad essere locale, con una sensibile riduzione del costo ambientale che il trasporto delle merci e delle persone comporta. Dall’altro, questo sistema permetterà una più equa redistribuzione della ricchezza e delle risorse, e di conseguenza a una riduzione della produzione (quindi delle ore di lavoro) che sarà sufficiente a soddisfare i bisogni della società. Nel nuovo sistema produttivo inoltre sarà più facile riutilizzare e riciclare i prodotti, con un sensibile riduzione dei costi ambientali in termini di volume di rifiuti che oggi invece di essere smaltiti finiscono per accumularsi nei mari e negli oceani.

Il cambiamento teorizzato da Latouche è quindi lento, graduale e collaborativo, inizia dalla quotidianità del singolo per estendersi poi a tutta la società. L’economia della decrescita si combina perfettamente con l’accontentarsi di ciò che si ha, limitare i propri bisogni per migliorare la qualità della vita ma soprattutto per essere felici insieme agli altri.

Melissa Pignatelli

Serge Latouche, La decrescita come condizione di una società conviviale, in Oltre lo sviluppo, a cura di Roberto Malighetti, Meltemi link al testo qui, 2005.

Fotografia: Gustavo Trapp, Atlante sulla facciata del castello di Linderhof, Baviera, 2008

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