Pubblicato il 3 Giugno 2021

Non-persone, rilettura di un concetto

di Barbara Palla

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Alessandro Dal Lago, ormai vent’anni fa, pubblicava per la prima volta il saggio Non-Persone. L’esclusione dei migranti in una società globale (Feltrinelli Editore, 1999), mosso anche dalla volontà di spostare l’attenzione su ciò che i migranti rivelano della società nella quale arrivano.

Nel suo saggio, Dal Lago mette in evidenza il modo in cui i valori fondamentali su cui si poggiano le società che accolgono si trasformino notevolmente di fronte all’arrivo improvviso e inaspettato di grandi numeri di rifugiati, profughi, sfollati o richiedenti asilo. Ne deriva, sostiene il sociologo, un aumento della paura, della stigmatizzazione sociale, ma anche un’involuzione della cultura politica che non riesce ad affrontare il problema se non con il contenimento, il confinamento e infine l’espulsione.

Nel rileggere l’Introduzione, si nota che, nonostante alcune società si siano già confrontate negli anni passati a questo fenomeno, la reazione davanti alle migrazioni di massa sia ancora la stessa, e la tendenza sia ancora quella di declassare chi arriva al rango di, appunto, non-persone.

«Si potrebbe pensare che nell’epoca della cosiddetta globalizzazione l’uguaglianza di tutti gli esseri umani e il loro diritto a muoversi liberamente per il mondo e per trovarvi un’esistenza decente siano principi ovvi, anche se privi di una formulazione netta. Ma non è così.

L’umanità viene divisa in maggioranze di nazionali, cittadini dotati di diritti e di garanzie formali e in minoranze di stranieri illegittimi (non cittadini, non nazionali) cui le garanzie vengono negate di diritto e di fatto. Grazie a meccanismi sociali di etichettamento e di esclusione impliciti ed espliciti, l’umanità viene divisa tra persone e non-persone.

Invece di concepire la diversità come pluralità, articolazione di una condizione umana, comune e ugualitaria, il differenzialismo ha spesso ipotizzato la separatezza culturale, ha mitologizzato le sue radici culturali e nazionali.

Come ho cercato di suggerire in questo libro, i migranti sono un nemico pubblico ideale per ogni tipo di rivendicazione di “identità” nazionale locale o settoriale. Per il patriottismo urbano o di quartiere sono criminali che minacciano la sicurezza della vita quotidiana. Per il patriottismo regionale o cantonale, alieni che intorbidano la purezza etnica. Per quello nazionale, stranieri che minano la compattezza della società. È quasi superfluo aggiungere che si tratta di nemici simbolici (che assorbono i bisogni più disparati di ostilità) e strutturali, necessari per la formazione di identità, di quel “noi” che oggi si esige a destra o a sinistra.»

Si potrebbe quindi pensare che sia arrivato il momento di affrontare e raccontare questo fenomeno in modo diverso, consapevoli del fatto che è destinato a protrarsi sul lungo periodo e non a rimanere nel quadro dell’emergenza.

Siamo tutti persone.

Barbara Palla

In fotografia: A Luz del Lisboa, Bernardo Ricci Armani, Lisbona, Portogallo, 2015. Photographingaround.me

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