Pubblicato il 3 Novembre 2022

Non ci restano che gli psicotropici

di Maurilio Ginex

Nel testo Psicotropici (Meltemi, 2020) Jean-Loup Amselle cerca di contestualizzare lo sciamanismo nella società odierna attraverso l’analisi dell’utilizzo che si fa di una pianta presente nella zona amazzonica che si espande nel Perù, l’ayahuasca.

Amselle, antropologo di fama mondiale, teorico del meticciato nel mondo multiculturale, affronta la questione ponendo al centro della sua riflessione una particolare contraddizione della contemporaneità: ovvero come lo sciamanismo sia diventato un fenomeno che fa da leitmotiv per il turismo di massa.

Uno dei grandi paradossi messi in luce dalla riflessione di Amselle in Psicotropici, è come il turismo di massa, definito come “turismo mistico”, che viene veicolato da un bisogno collettivizzato, quello di incontrare dimensioni parallele e altri mondi attraverso il consumo di ayahuasca, porti in realtà verso una iper-individualizzazione che estrania le persone dalla dimensione condivisa.

L’ayahuasca è una sostanza che, nella tradizione locale del contesto nella quale Amselle porta avanti la sua ricerca etnografica, l’amazzonia peruviana, ha assunto un ruolo specifico, taumaturgico e fitofarmacologico, nei secoli. Però nel contesto del “turismo mistico” il consumo di questa pianta, che avviene sotto forma di infuso di varia natura, rientra in una logica culturale che affonda le sue radici negli anni Sessanta ed in particolare nella cosiddetta “rivoluzione dei fiori”, e l’annessa “controcultura giovanile”.

Ma nell’oggi del testo di Amselle non si vive più quell’intenzionalità di gruppo che stava alla base di una generazione di giovani che cercavano nuove emozioni attraverso l’estraniamento dal sé e attraverso una visione ancora romantica, a tratti “irrazionalista”, del consumo di sostanze psicotrope. Oggi si è perso il senso della collettività, spazio in cui un’emozione poteva essere condivisa, a favore di un viaggio catartico, di ricerca del sé, che però risponde ad una logica dell’individualismo: le persone, indebolite dal rischio continuo di non avere un inquadramento lavorativo stabile e una protezione socio-politica, partono in solitario alla ricerca di altro da sé.

Questo è il nocciolo dell’analisi di Psicotropici ed è proprio a partire da questo cambiamento di rotta (senza cambiare l’approdo: “le dimensioni parallele”) che si generano alcune criticità del fenomeno. Parte integrante del fenomeno è l’individualismo. L’uomo, assoggettato da un egemonico liberalismo, si ritrova ad essere un tassello del “turismo mistico”, in quanto il sistema sociale di cui fa parte – un sistema sociale occidentalizzato e globalizzato – non rispecchia più le sue necessità e i suoi bisogni. Al contrario cerca di omologarlo verso i dettami di un identità strutturata secondo le logiche di un mercato che influenza la politica, la società, l’economia e di conseguenza l’universo del lavoro.

Per tali motivazioni il testo diventa un importante spunto teorico-critico sulla nostra società.
E’ chiaramente individuabile la critica che Amselle muove verso la perdita dei valori inerenti alle grandi narrazioni novecentesche e chiama in causa psicanalisi e marxismo. Nell’ottica dell’autore, la perdita dei valori che sostenevano le grandi narrazioni ha fatto si che fenomeni come il “turismo mistico” rendessero l’uso dell’ayahuasca elemento funzionale allo sviluppo di ciò che sono forme di medicina alternative.

Questo aspetto “alternativo” insito nell’utilizzo della pianta porta l’individuo ad essere, quasi, manipolato dal desiderio della pianta stessa. Come se fosse l’oggetto di un potere che agisce dall’interno dell’individuo e lo porti su quella decisione. Sono queste, alcune, delle ragioni per cui nella seconda parte del testo si parla di “imprenditori sciamanici”. Questi ultimi assumono lo stesso ruolo originario di sciamani, in quanto portatori di un sapere “sciamanico” come quello ancestrale della lavorazione dell’ayahuasca, ma diventano “imprenditori” nel senso che mettono il loro sapere al servizio di un sistema globale che prevede l’inserimento del loro lavoro all’interno di un sistema di mercato.

La macchinazione di potere interna a cui alludevamo riesce così a lavorare dall’interno nell’individuo portandolo a diventare tassello di quel sistema sotto forma di “turista”. Dunque, l’individuo, sradicato da un contesto in cui ha vissuto, si illude di ritrovarsi in quel viaggio “metafisico” in cui lo porta la sostanza sciamanica e giunge a sostenere che quella del viaggio psicotropo sia infine l’unica via ideale. Dunque, la macchinazione del potere esiste, anche se in forma velata, poiché l’autore non vuole evidenziare che sostanze come l’ayahuasca siano delle pervasive forme di potere di controllo, ma vuole evidenziare come fenomeni come questi si inseriscono nella psiche di individui che pensano che l’unica via per superare alcuni problemi sia l’estraniazione dal sé per mezzo di una sostanza come quella psicotropa.

Amselle evidenzia che il concetto di “oppio dei popoli” è superato, ma evidenzia come alla base del  sistema “ viaggio – individuo – sciamano” il consumo della sostanza psicotropa gioca un ruolo di sterilizzazione della coscienza. Soltanto che adesso a giocare quel ruolo di “oppio” è un’altra forma di religione, che l’antropologo francese, riscontra in questo consumo di ayahuasca.

Infine, il testo, oltre che ad evidenziare come il fenomeno descritto rientri nelle contraddizioni del nostro tempo, mette in luce i prolegomeni di un fenomeno che potrebbe diventare peculiare in breve tempo, cioè la necessità di poter vivere “realmente” un mondo parallelo per trascendere il mondo esperito. Mark Zuckerberg, il fondare di Facebook, il 28 Ottobre del 2021, ha dato luce al concetto di “Metaverso”. Termine che il sovrano del social network ha preso in prestito da Snow Crash, un romanzo di fantascienza di Neal Stephenson, degli anni Novanta.

In questa sede si fa riferimento all’aspetto concettuale della questione, in quanto rientra nella logica di un trascendimento della realtà vissuta. Tale concetto di trascendimento, per l’appunto, ha visto la luce anche con produzioni cinematografiche come Matrix, potendo in un certo modo diventare oggetto di dibattito già prima.

Amselle, nel testo, richiama come esempio la trilogia di Matrix per spiegare esempi di rapporto con mondi paralleli per approfondire l’analisi sulle sostanze psicotrope. Tali sostanze, in un certo senso, sotto il profilo concettuale di estraneazione dalla vita reale, potrebbero essere accomunate ad una rotta che la dimensione tecnologica vuole fare prendere alla nostra società. E se al posto del viaggio psicotropo, che sostituisce il mondo esperito dell’individuo insieme a tutte le sue contraddizioni, idee come il Metaverso potessero prendere il suo posto avendo, in un certo qual modo, lo stesso effetto? Dove andrebbe a finire l’individuo che sente il bisogno di autres mondes a cui allude Amselle? Si andrebbe in preda ad uno sdoppiamento del sé senza mai ritrovarsi?

Sono questi alcuni dei quesiti che qualcuno si deve porre in quanto spazi come il Metaverso, che inizialmente rispondono a logiche che rientrano nel progresso della tecnica, vanno a colmare la necessità che l’individuo ha di trascendere la realtà. Una necessità che si rispecchia nelle contraddizioni della società in cui viviamo.

Maurilio Ginex

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