Pubblicato il 9 Settembre 2022

Il diavolo in corpo: un testo che parla ancora?

di Maurilio Ginex

Il testo in questione, intitolato Il diavolo in corpo, edito in Italia da Meltemi e curato da Moreno Paulon, basa la sua struttura sulla raccolta di tre rapporti etnografici sulla tematica della possessione spiritica. Tematica molto cara a studi di stampo antropologico. In Italia questo filone inizia con gli studi di Ernesto De Martino, contenuti in testi come Sud e magia (2017) e La terra del rimorso (2015).

Gli studi del De Martino hanno evidenziato come l’esistenza del magismo e il rapporto con lo stato di possessione spiritica in preda al rituale facciano parte di una costruzione culturale che necessita dell’utilizzo della trance per il raggiungimento di una cura collettiva o individuale. Dunque, parallelamente, il fatto che sia uscito con Meltemi, in Italia, questo testo che qui poniamo sotto analisi riporta ad una legame con questa tradizione di pensiero e ci permette anche di filtrare un’interpretazione attraverso le necessità e le criticità del nostro tempo.

Nel testo, i tre rapporti etnografici, mettono in risalto come ogni fenomeno, che può essere un rituale identificativo o un particolare stato di trance, diventa il prodotto di una determinazione culturale. Questo è un aspetto rilevante perché attraverso questo possiamo notare come nei tre casi la possessione si manifesta attraverso necessità specifiche dei territori presi in esame. Il particolarismo dei fenomeni descritti evidenzia come sia possibile sfaccettare il fatto che da un lato la possessione è declinata  secondo la struttura specifica della dimensione religiosa di riferimento e da un lato vi è il fatto che in base alla diversità dei territori scelti come terreno su cui indagare vi siano inclinazioni differenti nell’utilizzo e nella significazione della possessione spiritica.

Per esempio, nel primo saggio, il cui territorio di riferimento è la Malesia, si parla della possessione, contestualizzando la tematica all’interno di un gruppo di operaie in una realtà industriale ed evidenziando come nel caso specifico si parla di una sorta di spiritismo di genere che innesca una questione femminile sulla possessione stessa. O per esempio nel secondo saggio si parla di un rapporto tra possessione e terapia che porta l’analisi dell’autore ad una decostruzione del percorso dello stato di possessione. Tutti esempi che hanno come oggetto la medesima cosa, analizzata da punti di vista differenti. I punti di vista a cui si allude, dunque, diventano la necessità specifica delle comunità di utilizzare questo fenomeno per esorcizzare il negativo che irrompe nella vita. Il testo, dunque, diventa un buon mezzo per ricreare un dibattito sul concetto di negativo che irrompe nell’esistenza di ogni individuo o di ogni collettività.

I saggi raccolti mettono in risalto come anche la negatività che può arrivare a minacciare l’Esserci, di heideggeriana memoria, diventa il prodotto di una condizione culturale e quindi di conseguenza la necessità di evadere da essa produce modalità e meccanismi differenti, in base ai contesti, e storicizzabili in quella specifica dimensione identitaria. L’efficacia del rito, qualsiasi esso sia, rientra nella necessità di ribadirlo da parte della comunità di riferimento.

Il testo mette in risalto questo aspetto. Il terzo saggio, per esempio, spiega come il tema della possessione spiritica non è più spiegato attraverso una via che lo vede come il prodotto di un disturbo mentale, ma mette in risalto questa posizione che, in Italia già tra gli anni ’50 e ’60 con De Martino, era stata posta: ovvero la posizione che tende a storicizzare ad un contesto specifico la performatività di una dimensione rituale. Quest’ultimo concetto abbraccia in pieno il concetto, ampiamente utilizzato, di “efficacia simbolica” creato da Levi-Strauss, in quanto le varie tipologie di possessione descritte nel testo in questione si servono di questo concetto di efficacia in quanto esse hanno una vera e propria efficacia per il contesto che le legge secondo le proprie categorie.

Al di là, però, della storicizzabilità di un fenomeno in contesto bisogna anche analizzare un altro aspetto che il testo evidenzia, ovvero che la possessione si manifesta, oltre che per determinazioni culturali in quanto diventa decostruibile in base all’appartenenza religiosa delle rispettive etnie, anche perché nei casi descritti viene fuori un reiterata condizione di rischio in cui la negatività, di cui prima si parlava, agisce. Cioè l’Esserci rischia il crollo e lo stato di possessione spiritica diventa anche un meccanismo da mettere in atto per proteggerlo e reintegrarlo attraverso un processo di smantellamento della condizione di negatività.

Molto interessate come testo, sicuramente, in quanto richiama all’attenzione una tematica che potrebbe risultare obsoleta per gli studi antropologici e lontana per una concezione occidentalizzata dell’esistenza, però bisogna rammentare che la dimensione del negativo è ugualmente presente e bisogna sempre farle fronte con modalità che la portino a de-storificarsi, cioè a desistere. Anche il concetto ampio di “negativo” che irrompe nell’esistenza è una concetto storicizzabile ad un contesto con le sue categorie interpretative. In un contesto tribale può essere rappresentato dall’avvento di un fenomeno climatico che distrugge il raccolto, nel caso del meridione italiano negli anni ’50, di fronte agli occhi di Ernesto De Martino, poteva essere la paura della classe subalterna di non essere presente nel processo di progresso attuato dalla storia, però oggi cosa può essere una forma di negativo che irrompe nell’esistenza individuale e/o collettiva?

Maurilio Ginex

Il diavolo in corpo. Sulla possessione spiritica. Scritti di Aihwa Ong, Jean-Pierre Olivier de Sardan e Janet McIntosh, a cura di Moreno Paulon, Meltemi editore

Immagine: Il Buddha che resiste ai demoni di Mara che tentano di distrarlo dalla meditazione. Scena da Illustrated Sutra of Past and Present Karma | Courtesy del Metropolitan Museum of Art, Mary Griggs Burke Collection, dono della Mary and Jackson Burke Foundation, 2015

Di 9 Settembre 2022Cultura, Sociologia

Condividi l'articolo sui tuoi Social!

SOSTIENI




Ultimi articoli