Pubblicato il 10 Febbraio 2020
“Love in Corea”: amore possibile tra Nord e Sud?
di Eric Lafforgue
Chui è nato in una famiglia della classe operaia in Corea del Nord. In gioventù, dopo aver letto Robinson Crusoe e il Conte di Montecristo, sognava di girare il mondo ma si è preso accorto che la società nordcoreana non gli avrebbe mai permesso di evadere dalla sua situazione sociale. Quando ha lasciato la Corea del Nord aveva con sé solo due fotografie di famiglia che teneva nel cellulare. Era un giovane perfetto, indossava con fierezza la sciarpa rossa dei Pionieri e, all’età di quattordici anni, aveva genuinamente singhiozzato dopo aver appreso la notizia del trapasso del “Sole del Ventesimo secolo”, il dittatore Kim Il Sung.
Negli anni ’90, Chui è stato testimone della carestia devastante che ha colpito il suo paese e che ha portato via la vita a più di due milioni di persone. Il ricordo dei corpi scheletrici sul ciglio delle strade lo ha perseguitato a lungo. Per sopravvivere, Chui vendeva prodotti agricoli al mercato nero, ma si è reso rapidamente conto che il suo futuro era all’estero.
Come tutti i disertori nordcoreani, Chui è dovuto passare attraverso il filtro dell’Hanawon [Centro di Ricollocamento per i Rifugiati Nordcoreani, n.d.r] per essere istruito alla vita sudcoreana. È stato un momento molto difficile durante il quale ha dovuto riportare su carta tutto ciò che ricordava della sua vita dalla nascita. Ha subito anche numerosi interrogatori faccia a faccia.
Dopo essere stato istruito al capitalismo, a Chui è stato consegnato un appartamento nel quartiere di Yangcheong nella città di Seul, dove alloggiano altri mille disertori nordcoreani. Non era tornato a Yangcheong dal 2009. Sulla passerella che collega i palazzi, scopre dei disegni naïf realizzati dai bambini nordcoreani per promuovere la pace e la riunificazione.
Yangcheong è un quartiere formato da grandi palazzi impersonali divisi da parcheggi e piccoli giardini allestiti per i bambini. Nessun graffito sui muri, nessuna spazzatura straboccante, dei codici di sicurezza chiudono le porte, alcune guardie sono poste a controllo e gli ascensori funzionano. Un sobborgo quieto, all’interno del quale Joseph ha vissuto un inferno.
Joseph torna il suo vecchio appartamento. Guarda fuori dalla finestra. La vista sugli hangar di manutenzione della metropolitana e sui binari della ferrovia taglia il fiato. “La mia vita era come un inferno qui. Giorno e notte dovevo sopportare il rumore metallico. Dormire era impossibile. Ho pensato più di una volta di saltare giù per uccidermi”.
Tanti tra disertori più anziani si recano a Yangcheong per concludere la propria vita: “Ho abbandonato la Corea del Nord, Il Crepuscolo, due anni fa quando sono diventato un peso per i miei figli. Gli ho mentito dicendo che sarei andato a vivere in Cina…Ero troppo imbarazzato per dire loro che sarei fuggito in Corea del Sud per terminare la mia vita: i miei figli si sarebbero sentiti traditi.”
Attraverso le reti cinesi, i disertori mandano lettere e riescono perfino a telefonare ai propri parenti in Corea del Nord. Segretamente trasferiscono anche del denaro, con una commissione proibitiva del 30% pagata ai trafficanti. La maggior parte delle volte le rimesse servono ad aiutare i parenti ad abbandonare la Corea del Nord o a comprare del cibo.
Il soggiorno di Chui nel distretto è stato traumatico, è passato dalla depressione alla paura del futuro. Paradossalmente, la maggior parte dei disertori che vivono in Corea del Sud non si sentono mai al sicuro, temendo ogni giorno le spaventose conseguenze della diserzione.
L’incomprensione linguistica non facilita l’integrazione quotidiana: le lingue del Nord e del Sud differiscono per circa tremila vocaboli, i disertori sono così facilmente riconoscibili nonostante gli sforzi per nascondere le proprie origini. Il razzismo è latente: tanti sudcoreani considerano i propri vicini settentrionali come dei cittadini di seconda categoria e non nascondo i loro giudizi negativi.
Chui ha condiviso il suo appartamento in Yangcheong con un coinquilino americano che gli ha insegnato l’inglese e gli ha insegnato lo studio della Bibbia. Come tanti altri nordcoreani, si è convertito al Cristianesimo ed ha iniziato a frequentare regolarmente la grande quantità delle chiese sudcoreane.
Chui è diventato Joseph.
Una scelta in alcun modo dovuta al caso: “Nel Libro della Genesi, Giuseppe è venduto in schiavitù dai suoi fratelli ma finisce per diventare l’uomo più potente d’Egitto, quando poi arriva la carestia riesce a salvare la propria famiglia. Ovviamente, ho ricollegato questo evento alle mie esperienze in Corea del Nord.”
In Corea del Nord bisogna seguire pedissequamente le istruzioni del Partito. In Corea del Sud si è maestri del proprio destino, ciò rende la vita dei ricollocati molto ardua. “I nordcoreani sono trattati come schiavi nel proprio paese, così quando vengono al Sud, vorrei che non diventassero schiavi del capitalismo, sotto-pagati o con un basso status sociale”.
Joseph studia alla scuola YeoMyung, nella quale riceve un’istruzione alternativa, adattata ai disertori adolescenti. Gli studenti giovani, tutti provenienti dalla Corea del Nord, assomigliano ai loro coetanei del Sud: capelli biondi ossigenati per le ragazze, magliette da basket e cappellini da baseball per i ragazzi. L’umore è gioioso ma, per ragioni di sicurezza, alcune ragazze devono nascondere il proprio viso.
I disertori che arrivano a Seul hanno spesso passato anni di transizione tra Cina, Laos, Birmania e Thailandia per poter abbandonare la Corea del Nord, accumulando così un ritardo nella propria istruzione. Una volta arrivati in Corea del Sud, l’istruzione delle scuole pubbliche non permette di colmare questo divario. Tanti finiscono per abbandonare gli studi in cerca di un qualsiasi lavoro per poter ripagare il debito contratto con i trafficanti al confine.
Sul banco di una giovane nordcoreana appena arrivata, un prodotto di cosmesi per lo sbianchimento della pelle rivela la necessità di nascondere il colore scuro della pelle, che la distingue dalle sudcoreane che hanno invece una pelle molto chiara.
Joseph con Huaryeong, uno dei suoi impiegati nordcoreani nel Caffè Yovel, all’interno della Banca IBK a Seul. Oggi, Yovel ha sette investitori disertori nordcoreani che detengono la maggioranza delle azioni del locale. Questo spirito imprenditoriale è raro tra i sudcoreani che spesso sognano di lavorare come dipendenti delle grandi compagnie. La sicurezza di un impiego è un prerequisito necessario per formare una famiglia. Questo desiderio imprenditoriale è sconosciuto tra i rifugiati nordcoreani.
Hurayeong è fuggita da Chongjin nel nord-est della Corea del Nord, una delle città che ha maggiormente sofferto durante la carestia. Hurayeong realizzerà presto il sogno di ogni coreano: recarsi alle Hawaii per frequentare un corso di lingua inglese. Se fosse rimasta in Corea del Nord, si sarebbe dovuta sposare e avrebbe lavorato com bracciante nei campi per sopravvivere.
Le mostro le poche fotografie che ho scattato durante il mio soggiorno a Chongjin nel 2011. A causa dell’onnipresente miseria la mia guida nordcoreana di Chongjin mi ha confiscato la macchina fotografica durante le visite. “Non capisco perché uno straniero dimostri tanto interesse nel visitare la Corea del Nord, Io pensavo solo ad abbandonare il paese!”, Hurayeong sussurra a Joseph.
Joseph ha conosciuto la sua fidanzata sudcoreana in banca. Sposerà Juyeon tra qualche mese.
“Quando ho incrociato lo sguardo di Juyeon nei corridoi della banca, ho pensato che fosse stato Dio a metterla sul mio cammino.”
Ci sono voluti due mesi perché Joseph superasse il proprio complesso di inferiorità, poi finalmente è riuscito a chiedere il numero di cellulare di Juyeon: “Non avrei mai immaginato di poter suscitare interesse in una donna sudcoreana… Già era difficile con le ragazze nordcoreane!”
È socialmente accettabile che gli uomini sudcoreani si sposino con le donne nordcoreane, ma una ragazza sudcoreana che inizia un flirt con un disertore nordcoreano è tutta un’altra storia in questa società conservatrice. Gli amici di Juyeon hanno provato a farle cambiare idea: “Ci sono così tanti uomini sudcoreani interessanti, perché dovresti frequentare un nordcoreano?” le hanno detto. Juyeon gli ha risposto che lo amava, che voleva formare una famiglia con lui. Non si è mai arresa.
I futuri sposi posano per le fotografie del fidanzamento nel Parco Imjingak Peace, sul confine. Alle 9 di mattina, si recano al salone di bellezza per truccarsi. Joseph non è molto a suo agio, mentre invece Juyeon, seduta dall’altro lato, assapora ogni attimo del suo sogno diventato realtà: è vestita e acconciata come una principessa.
Joseph: “Non potevo credere ai miei occhi quando ho visto tutti quei beni di consumo. C’era carne di maiale in ogni ristorante. In Corea del Nord, era un piatto esclusivamente dedicato alle occasioni di festa.” Conseguenza: il diabete miete molte vittime tra i disertori. Dal momento che la maggior parte di loro soffriva di anemia nel Nord, la loro dieta è stata completamente cambiata dopo il loro arrivo al Sud.
La strada verso il famoso DMZ è costellata di torri di controllo e telecamere, un cartello annuncia “Pyongyang 70 km.” A portata di missile.
Juyeon vede, per la prima volta nella sua vita, la Corea del Nord dall’altro lato dei campi. È emozionata e non riesce a trovare le parole per esprimere i suoi sentimenti. Joseph conosce già il posto a memoria, vi si è recato numerose volte per cancellare la sua malinconia. Si sentono però a distanza ravvicinata gli spari dei fucili automatici.
Joseph mantiene un archivio della sua quotidianità nel computer. Spera che un giorno riuscirà a mostrare le fotografie i video della sua vita sudcoreana alla madre, che è rimasta nel paese di Kim Jong Un. Non ha sue notizie da diciassette anni.
Oggi, Joseph registrerà un video per presentare virtualmente la sua futura sposa a sua madre. Simbolicamente, vuole farlo sul confine. “So che vedrà questo video quando le due Coree saranno riunificate. Non lascerà mai il Nord dato che mio padre è stato seppellito nel nostro villaggio.” Joseph parla alla telecamera con Juyeon al suo fianco. Dopo qualche minuto scoppia in lacrime.
Joseph dice che se sua madre fosse stata lì probabilmente lo avrebbe preso in giro: “Finalmente ti sposi!!!”. Superati i 26 anni di età, se si è ancora single in Corea del Nord, si è considerati una persona disabile, dice.
Joseph vuole credere alla Riunificazione, specialmente dopo aver visitato Berlino. Ha visto una Germania unita e ha incontrato gli ex-abitanti della DDR. Lui vuole credere nei miracoli.
Joseph condanna lo stereotipo che da sempre avvelena la sua vita: “Non dimenticate che solo 1% della popolazione fa politica in Corea del Nord. Il 99% conduce una vita normale, lavora, ha una famiglia, un’istruzione appropriata…La Corea del Nord non è solo una minaccia nucleare e un leader politico, il paese ospita venticinque milioni di esseri umani!”
Joseph vuole comprare dei terreni coltivabili e consegnarli ai rifugiati nordcoreani per promuovere un’agricoltura biologica. Il 99% dei disertori adulti erano contadini in Corea del Nord. Sarebbe un modo per assimilarli senza passare attraverso il sistema di educazione che ne lascia così tanti ai margini. Ha creato un giardino sulle terrazze della IBK in modo da mostrare agli investitori che il suo progetto non è solo un’utopia.
La parte più difficile della sua missione consiste nel creare una rete di solidarietà tra i disertori. Nella città più connessa al mondo, la maggior parte di loro conduce una vita reclusa. A Joseph piace citare questo proverbio africano: “per crescere un bambino, ci vuole un villaggio.” Vuole rendere la sua unione con Juyeon e il suo successo lavorativo un esempio da seguire, non un’eccezione. Anche se le famiglie di Romeo e Giulietta non hanno ancora fatto pace…
Eric Lafforgue
Eric Lafforgue è un fotografo francese collaboratore delle principali testate giornalistiche e di viaggio internazionali come National Geographic, Lonely Planet, Le Monde, Der Spiegel, Times e molte altre. Grazie ad un approccio molto umanista, i suoi reportage e le sue storie di viaggio offrono uno sguardo positivo delle realtà con cui entra in contatto, spesso sconosciute al grande pubblico.
Eric Lafforgue ha effettuato questo fotoreportage in Corea del Nord. I suoi servizi in giro per il mondo sono visibili qui.
I testi sono stati tradotti dall’originale inglese che può essere consultato qui.
Rivista di Antropologia Culturale, Etnografia e Sociologia dal 2011 – Appunti critici & costruttivi