Pubblicato il 6 Novembre 2020
Il Pakistan delle donne nelle opere dell’artista Amber Hammad
di Ilaria Monti
In Pakistan i la tutela dei diritti delle donne e l’uguaglianza di genere sembrano ancora traguardi lontani. Secondo i dati raccolti nel 2018 all’interno del Global Gender Gap Index, il Pakistan si trovava al penultimo posto, tra l’Iraq e lo Yemen, nel report che rappresenta la partecipazione delle donne alla vita economica e politica, le opportunità lavorative ed educative, l’accesso alle cure mediche. In Pakistan gli indici sulla sperequazione sociale e professionale tra il genere maschile e femminile sono chiari: non è un paese per donne, o meglio non un paese dove una donna sia considerata titolare di una propria voce e di propri diritti, come ha recentemente sottolineato anche Rafia Zakaira, avvocatessa e giornalista del quotidiano pakistano “Dawn” che ha spesso denunciato la precarietà e l’invisibilità della questione femminile in Pakistan.
Dal 2018 ad oggi, i dati non sono cambiati più di tanto, e il Pakistan resta uno dei paesi col più forte divario tra i generi: ad oggi, meno della metà delle donne è alfabetizzata, rispetto al 71% degli uomini. In questa piccola percentuale, però, alcune di loro hanno trovato nell’arte e nella cultura il mezzo per superare gli scogli della politica e del fondamentalismo islamico, nel tentativo di veicolare un’immagine ben diversa della donna pakistana e di colmare allo stesso tempo il divario tra l’uomo e la donna e quello tra l’Occidente e l’Oriente.
In questo senso, il lavoro dell’artista Amber Hammad (Lahore, 1981) propone una “risemantizzazione” dell’immagine della donna pakistana a partire dalla donna-immagine dell’Occidente. Giocando con i capolavori e con le icone della cultura visiva occidentale, Hammad ha preso in prestito il concetto di “ibridazione culturale” dal filosofo indiano Homi K. Babha, autore del saggio The Location of Culture (1994), per riformulare e riscrivere la propria storia di donna pakistana all’interno di una cultura costantemente messa in discussione. L’ibridazione teorizzata da Babha implica la decontestualizzazione dei segni di riferimento imposti dalla cultura-autorità natia, permettendo nuove rappresentazioni in grado di distruggere gli stereotipi in cui questi segni si sono consolidati.
Da qui, Amber Hammad opera una personale ricollocazione della propria cultura: guardando soprattutto alle possibilità di glocalizzazione del Pakistan, che oscilla tra l’integralismo religioso e le spinte alla modernità, l’artista crea immagini dove la cultura islamica e quella occidentale si fondono e si confondono. Il risultato è uno sfaccettato gioco di riferimenti: l’artista veste in prima persona i panni della Gioconda di Leonardo e della Madonna con Bambino dell’iconografia cristiana, assume le pose dell’Olympia di Manet e delle ragazze della Pop Art Americana. Manipolando le sue citazioni, coglie l’occasione di parlare non solo di sé come donna, ma anche della sua cultura d’origine.
Nell’opera A case of Exploding Mangoes (2012) Amber Hammad si appropria del celeberrimo bacio di Gustave Klimt sostituendosi alla donna del dipinto originale. I motivi decorativi tipici della Secessione viennese diventano quelli dei tessuti tradizionali pakistani, e il clima sognante del fondo dorato è minacciato da piccoli missili da guerra. Il titolo cita un racconto pubblicato nel 2008 dallo scrittore pakistano Mohammad Hanif, e basato sull’incidente aereo in cui nel 1988 rimase ucciso il Generale Muhammad Zia ul-Haq, allora presidente del Pakistan. Così, l’opera diventa anche un pretesto ricordare un momento buio della storia pakistana, in cui si incrociano questioni politiche, corruzione e fondamentalismo islamico. Quest’ultimo è un tema caro all’artista soprattutto per i risvolti sulla questione femminile, approfonditi attraverso gli scritti della sociologa marocchina Fatima Mernissi, nota per le ricerche sul tema della sessualità e del modello famigliare musulmano nelle dinamiche di controllo sociale, e per aver apertamente contestato alcuni aspetti della religione islamica da lei ritenuti ostacoli all’uguaglianza di genere.
In Unveiling the Visible (2012) Amber Hammad e suo marito fluttuano in un interno domestico: la composizione è ripresa da Il compleanno di Marc Chagall, di cui ritroviamo tutti gli elementi, come il tavolo da pranzo e la finestra sulla strada. Persino le dominanti del rosso sono conservate, ma sostituite anche in questo caso da un arredo in stile medio-orientale. L’artista ha il capo coperto dalla purdah islamica, il velo con cui le donne nascondono il corpo e il volto dalla vista degli uomini. Il titolo dell’opera è ripreso dall’omonimo testo pubblicato nel 2002 dalla pittrice e attivista pakistana Salimi Hashmi (1942), come omaggio a una connazionale attenta alla carriera e alle vite delle artiste del proprio paese, ma anche un implicito messaggio contrario alla pratica del velo. I riferimenti scelti da Amber Hammad rendono profonda e varia la lettura iconografica dell’opera: c’è la segregazione domestica e fisica della donna in contrasto con lo spazio aperto e contemporaneo che si scorge fuori dalla finestra; c’è l’intimità del matrimonio che stride contro l’obbligo della purdah, e c’è persino il ricordo della febbre da virus Dengue che ha afflitto il Pakistan nel 1994 e nel 2002, che aveva evidenziato soprattutto nelle aree rurali di Lahore l’assenza di moderne pratiche di prevenzione, l’insufficienza delle strutture ospedaliere dei centri urbani, la fragilità e la disparità di cui il sistema sanitario pakistano ancora oggi soffre: a giugno 2020 il Pakistan era al terzo posto tra i paesi con il più alto numero di contagi da Coronavirus.
Con le sue appropriazioni Amber Hammad illumina le questioni sociali, politiche e culturali di un paese ancora pieno di contraddizioni, mettendo il proprio corpo in prima linea in una riflessione sul potere delle immagini, veicolo di stereotipi e valori tradizionali, ma anche di cambiamenti.
Ilaria Monti
Per un approfondimento sull’artista e le opere si rimanda al testo critico e alla bibliografia di Mehnaz Mia su www.relevoarts.com dove è possibile visitare la mostra personale online di Amber Hammad, “Boundaries”.
Immagini tratte dal sito relevoarts.com sul quale è in corso la personale dell’artista.
Rivista di Antropologia Culturale, Etnografia e Sociologia dal 2011 – Appunti critici & costruttivi