Pubblicato il 13 Febbraio 2022

Etnografia della capoeira angola

di Maria Rosaria Mormone

La capoeira angola: un’etnografia tra Brasile e Italia (Ledizioni, 2021) di Cecilia Tamplenizza è una dettagliata
riflessione su quello che dai profani viene definito rituale della capoeira, ma che si tratta più
correttamente, invece, come l’autrice tiene a sottolineare, di performance della capoeira.

Nata come forma di difesa che gli schiavi africani utilizzavano nei confronti degli oppressori
brasiliani, la a capoeira angola è in realtà una forma di difesa personale, arte, alta tradizione, amore,
malizia, cattiveria, perversione, amicizia, che unisce all’abilità del movimento del corpo, la musica
e il canto, un’arte che fino a quando non è stata legalizzata, è sopravvissuta al tempo tra la legalità e
l’illegalità in quanto dedicarsi alla capoeira era un vero e proprio reato. Nel 1940 essa è stata
disciplinata come sport da combattimento, simbolo del Brasile diventando, allo stesso tempo una
forma di intrattenimento culturale e turistico.

Il testo di Cecilia Templanizza è diviso quattro in capitoli che corrispondono a quattro parti ben
distinte, ma non slegate tra loro: nella prima l’autrice ripercorre la storia della capoeira facendo
riferimento ai grandi maestri del passato e a quelli più recenti; in particolare focalizza l’attenzione sul
Gruppo di Capoeira Angola Pelourinho coordinato da Pedro Moraes Trinitade, uno dei seguaci di
mestre Pastinha. Inoltre, racconta anche le impressioni che di quest’arte hanno avuto diversi
viaggiatori del passato.

Nella seconda parte, estremamente specialistica, l’autrice analizza le tipologie di capoeira, gli
strtumenti i maestri più importanti come João Oliveira dos Santos (mestre João Grande), Pedro
Moraes Trindade (mestre Moraes) Cinésio Feliciano Peçanha (mestre Cobra Mansa) e i segreti di
questa disciplina che non possono essere totalmente svelati.

La terza parte, come specifica l’autrice, è il frutto della rielaborazione della sua esperienza
etnografica, un’approfondita riflessione sulla capoeira angola nel Gruppo di Capoeira Angola
Pelourinho, (GCAP).

L’ultima parte è dedicata alla pratica della capoeira in Italia, al suo arrivo intorno agli anni ’70 e al
suo sviluppo negli anni successivi. In tal senso le interviste dell’autrice a undici caporeisti italiani,
offrono un affascinante spaccato su un’arte fondamentalmente di nicchia nel nostro paese e che,
proprio per questo, suscita molta curiosità.

Quello di Cecilia Templanizza è senza dubbio un volume per gli estimatori del genere, ma – e questa
è la cosa più interessante – non solo, in quanto è un testo che può essere affrontato anche da chi non
si è mai avvicinato a quest’arte così particolare. La capoeira è raccontata con passione,
consapevolezza e profonda conoscenza, senza eccessi, ma allo stesso tempo senza barriere, con
grande apertura e rispetto verso quello che viene spesso definito “gioco” che non è gioco, ma molto
di più, è forma di educazione, uno sport, una forma d’intelligenza, una lotta, un patrimonio sacro,
una scienza, una causa, un ideale, una fede.

Maria Rosaria Mormone

Cecilia Tamplenizza, La capoeira angola: un’etnografia tra Brasile e Italia, Ledizioni, 2021

CapoeiraWarriors of Brazil, fotografia di John Englezos

Di 13 Febbraio 2022Cultura

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