Pubblicato il 25 Aprile 2024

Come si eredita il proprio passato? “Attraversando il fantasma”, spiega Lacan

di Massimo Recalcati

Attraversare il fantasma significa mostrare al soggetto quali sono stati i significanti che hanno governato il suo inconscio senza perseguire la pretesa di liberare il soggetto dal suo fantasma, ma per fare in modo che il rapporto con tale fantasma sia sempre meno allucinato e automatico, meno rigido, che, in altre parole, questo rapporto, una volta che il fantasma è stato reso visibile al soggetto stesso, apra, anziché saldarla, la divisione soggettiva.

Se, infatti, la figura dell’“attraversamento” può rischiare di alimentare l’illusione di un oltrepassamento senza resti del fantasma – di un’emancipazione totale del soggetto dal proprio fantasma –, Lacan concepisce, invece, la conclusione della cura come un percorso che conduce il soggetto di fronte al proprio fantasma, aprendo la possibilità inedita del consenso/dissenso del soggetto verso il dettato del fantasma stesso.

Questo significa, appunto, che, grazie al lavoro dell’analisi, il fantasma non è più l’agente che unifica il soggetto solidificandolo, ma quello che lo divide in modo nuovo. Non è più ciò che cementa l’identità del soggetto, ma ciò che apre la sua divisione, ovvero la possibilità della scelta. Mentre nella nevrosi il fantasma chiude la divisione richiudendo altresì la mancanza dell’Altro – la sua castrazione –, il lavoro dell’analisi costruisce il fantasma del soggetto – lo rende dicibile, lo trasforma in un discorso singolare – per rendere nuovamente possibile l’esperienza della divisione soggettiva. Questa ipotesi sottolinea il fatto che il soggetto dell’inconscio è una “discontinuità nel reale” rispetto all’inerzia omogenea dell’automatismo della ripetizione.

Ma come si trasforma la violenza inesorabile della ripetizione? In questione è il problema della soggettivazione: come ci si separa dall’Altro? Come si eredita il proprio passato? Quando un passato può diventare davvero “proprio”? Può un passato diventare “proprio”? Che cosa significa ereditare? Che cosa significa provenire, discendere, venire dall’Altro senza trovare nell’Altro quel significante in grado di restituire la verità del nostro desiderio?

Per Lacan l’effetto generale dell’attraversamento del fantasma è quello di un allentamento della sua presa rigida sul desiderio che consente una nuova apertura del soggetto alla contingenza illimitata dell’esistenza. Più il fantasma si allenta, più c’è possibilità di separarsi dalla ripetizione dello Stesso. Nondimeno, con la sorpresa che spesso accompagna l’analizzante al termine della sua analisi, il Nuovo che viene alla luce non si oppone mai, in realtà, allo Stesso, ma è sempre una sua torsione singolare. Per questa ragione ne La direzione della cura Lacan definisce il fantasma come una “linea di destino” che orienta tutta la vita del soggetto e che l’analisi ha il compito di disvelare non affinché il soggetto se ne liberi, ma perché, in modo nuovo, possa acconsentire a quel destino. È l’offerta specifica dell’analisi:

L’analizzato che cosa viene a cercare in analisi? Viene a cercare quello che vi si può trovare o, più esattamente, se cerca vuol dire che c’è qualcosa da trovare. E la sola cosa che ci può trovare, a dire il vero, è il troppo per eccellenza […] quello che si chiama il suo destino. Se dimentichiamo il rapporto che c’è tra l’analisi e quello che chiamiamo destino […] vuole dire che stiamo semplicemente dimenticando le origini dell’analisi.

L’incontro che il soggetto fa nella propria analisi è con il proprio destino, ovvero con il proprio fantasma fondamentale, se in tale fantasma si è “fissato”, come pensa Lacan, il desiderio del soggetto. Nondimeno, l’analisi implica anche la possibilità di dare un senso nuovo al proprio passato risignificando après coup – secondo la logica del futuro anteriore – il proprio destino: non tutto è già scritto nell’Altro.

La contingenza dell’incontro apre su di una necessità (quella del destino), ma la necessità non inghiotte completamente la contingenza, bensì può ricevere da quest’ultima una significazione inedita. In questo senso il cammino dell’analisi realizza retroattivamente il processo di soggettivazione: se i casi della vita ci sospingono a destra e a manca, siamo noi che, risignificandoli après coup, forgiamo quella trama che chiamiamo destino.

Il problema nella cura delle nevrosi non è quello di liberare il soggetto dal carattere destinale del suo fantasma, ma quello di liberarsi dal sacrificio, dall’identificazione all’essere l’oggetto della domanda dell’Altro, che il fantasma implica. Il processo di soggettivazione che l’analisi mobilita si conferma come un processo di ripresa singolare di quello che l’Altro ha fatto del soggetto.

La “personalizzazione” – per usare un termine chiave della lettura che Sartre ha fatto di Flaubert – dipende certamente dalla “costituzione”, ma non può mai essere ridotta deterministicamente a un suo effetto necessario. Esiste un’esorbitanza della personalizzazione rispetto alla costituzione che incarna quella “discontinuità nel reale” con la quale Lacan definisce la singolarità del soggetto.

Per questo l’umanizzazione della vita non è mai solo ripetizione del già stato; il movimento dell’ereditare coincide con quello della soggettivazione; per non ripetere lo Stesso – per non essere la “marionetta vivente” del proprio fantasma – non bisogna cancellare il debito simbolico che ci vincola all’Altro, sebbene nell’Altro, come abbiamo visto, non vi sia alcuna risposta sulla verità del nostro essere. È solo la cancellazione, la negazione del debito che mostra inesorabilmente come ciò che non è entrato nel simbolico ritorni direttamente e catastroficamente nel reale.

Massimo Recalcati

Il testo di quest’articolo è un estratto a p.278 e seguenti in Massimo Recalcati, Jacques Lacan Volume II La clinica psicoanalitica: struttura e soggetto, per gentile concessione di Raffaello Cortina editore

 

Immagine: Ricostituzione della mappa chiamata Tabula Rogeriana del geografo arabo Al Idrisi, dal cartografo tedesco Konrad Miller. Il testo arabo è trascritto in caratteri latini. Il sud del Mediterraneo è raffigurato a Nord (capovolgere dispositivo per vedere il mondo nel “solito modo”. In CC – Wikimedia Commons

Immagine in apertura, la mappa del mondo di Al-Idrisi del 1154, il nord è sempre rappresentato al sud

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