Pubblicato il 14 Febbraio 2025

La salute nei contesti guerra: incontro su antropologia, medicina e diritto per l’AnthroDay 2025

di Vittorio A. Sironi e Barbara di Castri

Nei molti scenari bellici che, al di là dei casi più eclatanti del conflitto medio-orientale e di quello ucraino, sono purtroppo ancora assai presenti in diverse più parti del mondo, la medicina, l’antropologia e il diritto internazionale umanitario s’interrogano su come possano intervenire attivamente in questi contesti. In una situazione così drammatica come quella della guerra, il futuro della salute individuale e collettiva può migliorare in una prospettiva globale e planetaria in un contesto di approccio unitario? Oppure al contrario è inevitabile doversi rassegnare a una realtà come quella attuale, costituita dalla presenza di guerre e dalla mancanza di cure, che portano alla sua negazione?

La prospettiva di global health è un approccio intrecciato di teoria e azione che mira a dare pieno significato e completa attuazione a una visione complessiva (bio-psico-sociale) della salute sul piano esistenziale, come diritto umano fondamentale, nel quale salute e malattia sono considerate risultati di processi non solo biologici, ma anche economici, sociali, politici, culturali e ambientali. In questo contesto s’inserisce il paradigma di planetary health, che concepisce la salute come un processo da realizzare trascendendo e superando le prospettive, gli interessi e le possibilità delle singole nazioni. Queste due dimensioni sanitarie sono integrate con la visione olistica one health, un modello basato sul riconoscimento che la salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema sono indissolubilmente legate tra loro.

I conflitti sono fonte di impedimento per la realizzazione di queste prospettive, perché non solo non consentono di disporre della necessaria tecnologia medica (diagnostica e terapeutica) per consentire di raggiungere tali obiettivi sanitari, ma impoveriscono anche il ricorso al semplice approccio clinico per risolvere le condizioni di non-salute determinate dalla guerra. Anche i tentativi che, nel corso della storia, i popoli hanno messo in atto per cercare di “umanizzare” i conflitti bellici attraverso norme di regolamentazione nella condotta delle ostilità, non hanno sortito risultati incoraggianti. La nascita del diritto umanitario moderno nella seconda metà dell’Ottocento (prima Convenzione di Ginevra, 1864) per stabilire regole per la protezione dei feriti e dei malati in tempo di guerra ha costituito la base dell’attuale diritto internazionale umanitario, che però purtroppo, il più delle volte, soprattutto nei decenni a noi vicini e massimamente nell’attualità delle guerre ora in atto, è stato in molte circostanze ignorato.

In un simile contesto l’antropologia può contribuire a migliorare la vita delle persone e aiutarci a comprendere il mondo in cui viviamo, per favorire la risoluzione dei problemi della quotidianità e delle sfide globali che ci attendono. Non solo l’antropologia della cura può arricchire positivamente l’approccio sanitario di chi opera per risolvere i problemi generati dai conflitti bellici attraverso un’impostazione clinica che può prescindere dal contributo tecnologico di fatto assente nei contesti in cui si opera, ma anche quella che si può definire l’antropologia della guerra può servire a dare una chiave di lettura non scontata dei conflitti e fornire indicazioni preziose per mettere a punto adeguate strategie operative da parte delle organizzazioni umanitarie che operano nei contesti di guerra.

Nel determinare in quale direzione andare per tendere al miglioramento esistenziale individuale e collettivo in tempi difficili e incerti, per tendere a costruire un possibile futuro migliore, antropologia, medicina e diritto possono interagire positivamente e convergere attivamente perché vengano salvaguardate la vita, la salute e la dignità delle persone presenti negli scenari bellici.

____________________________________________________________________

L’EVENTO “Tecnologie mediche e clinica in contesti di guerra: antropologia, medicina e diritto”, link qui, è organizzato dal Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Miano-Bicocca e dal Comitato di Milano della Croce Rossa per il #WAD2025 

Data & Luogo: Venerdì 21 febbraio 2025, dalle 17:00 alle 18:30
presso la sede della Croce Rossa di Milano, Via Marcello Pucci 7

Ingresso gratuito fino a esaurimento posti.

Intervengono:

Vittorio A. Sironi, medico e storico dell’Università di Milano Bicocca, Barbara di Castri, esperta di Diritto Internazionale Umanitario e consigliera della Croce Rossa Italiana di Milano, Simone Colturi, infermiere della CRI e Luca Jourdan, antropologo dell’Università degli Studi di Bologna, che affronteranno in una tavola rotonda il tema delle pratiche di cura e del diritto alla salute, tra futuri possibili e tempi incerti.

WORLD ANTHROPOLOGY DAY 2025 – FUTURI. Emergenti, negativi, alternativi_programma completo edizione 2025, link qui

Il World Anthropology Day è un’iniziativa promossa dall’American Anthropological Association e lanciata a Milano, a partire dal 2019, e a Torino, dal 2023, dal corso di Laurea Magistrale in Scienze Antropologiche ed Etnologiche, dal Dottorato in Antropologia Culturale e Sociale, dal Dottorato Patrimonio Immateriale nell’Innovazione Socio-Culturale e dal Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa” dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. È organizzato in collaborazione con SIAA (Società Italiana di Antropologia Applicata), il dipartimento di Lingue, Letterature, Culture e Mediazioni dell’Università di Milano Statale, il dipartimento di Studi Umanistici dell’Università IULM e i dipartimenti di Culture, Politica e Società e Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino.

Immagine IFMSA, 2016
____________________________________________________________________

Condividi l'articolo sui tuoi Social!