Pubblicato il 1 Febbraio 2013
Le prospettive dell’Economia della Cultura
di Francesco Caracciolo
Le industrie culturali e creative, secondo la classificazione proposta dalla Commissione dell’Unione Europea, sono composte da quattro sottoinsiemi: le attività non industriali, come la gestione dei beni culturali e le arti performative e visuali; le industrie culturali, come l’editoria, la cinematografia, l’industria musicale, la produzione di videogiochi; l’industria creativa, cioè la moda, il design, l’architettura; altre industrie correlate, come l’ICT e l’industria fieristica e congressuale.
Quindi anche se per molta parte dell’opinione pubblica parlare di economia della cultura suona strano, in realtà molti settori dell’industria e dei servizi hanno proprio la cultura al centro del loro business.
Secondo dati OCSE, negli anni duemila in Europa la produzione del settore culturale e creativo sarebbe cresciuta a un ritmo superiore a quello dei settori manifatturieri e uno studio di Banca d’Italia del luglio 2012 sulle attività culturali e lo sviluppo economico considera ampio il potenziale di crescita della cultura, evidenziando anche gli importanti effetti sulla crescita del capitale umano e conseguentemente sulla competitività del sistema produttivo.
Gli eccessi della finanza hanno determinato la crisi esplosa nel 2008 e stanno comportando enormi costi sociali, per fronteggiare i quali è indispensabile tornare ai ‘fondamentali’ della vita sociale e dell’economia reale. In quest’ottica, la cultura sarebbe un settore nel quale investire sia per gli alti ideali che incarna, sia per il valore aggiunto che può generare. La Fondazione Florens, per esempio, con le sue grandi manifestazioni, si propone di promuovere la cultura sia per una migliore qualità della vita sia per un rilancio delle attività economiche made in Italy, in quanto, come dice l’economista del Sole 24 Ore, Fabrizio Galimberti, la cultura sta addirittura all’origine della catena del valore che lega la concezione al progetto, il progetto al processo, il processo al prodotto.
Il nostro patrimonio storico, i nostri beni culturali, le nostre capacità creative, costituiscono una grande ricchezza che, se attirasse maggiori investimenti, potrebbe generare un vantaggio competitivo reale per l’Italia, il cui successo sui mercati globali dipende dalla capacità di spostare la produzione sulle fasce a maggior valore aggiunto, destinate a consumatori ad alto reddito di tutto il mondo. Per fare questo, i nostri prodotti – l’Italia è il secondo paese manifatturiero d’Europa – e i nostri servizi debbono incorporare più contenuto di conoscenza, debbono essere, per così dire, “prodotti colti”. Cosi investimenti in ricerca, sviluppo e formazione, valorizzazioni grazie alle nuove tecnologie e politiche che aiutino a defiscalizzare o sburocratizzare l’economia della cultura, potrebbero costituire il nuovo motore – o addirittura il nuovo modello – dello sviluppo economico italiano.
Symbola, nel rapporto L’Italia che verrà – Industria culturale, made in Italy e territori del 2012 ha calcolato che il valore aggiunto prodotto dal sistema produttivo culturale in Italia ammonta nel 2011 a quasi 76 miliardi di euro, pari al 5,4% del totale dell’economia mentre l’occupazione è pari a circa 1 milione e 390 mila persone, il 5,6% del totale degli occupati. Secondo uno studio di TEH Ambrosetti presentato a Florens due anni fa, un investimento di 100 Euro nelle sole attività culturali non industriali, genera un incremento del PIL pari a 249 e un’occupato in più da luogo a un’occupazione aggiuntiva totale pari a 1,69. Il quadro si allarga ancora quando si considerino anche le attività turistiche, di ristorazione, di trasporto, di formazione, le produzioni alimentari tipiche, le attività edili legate al patrimonio culturale. Il rapporto 2012 di Symbola stima, considerando anche questa parte di economia della cultura, un valore aggiunto di 211,5 miliardi di Euro, ben il 15% del PIL e 4,48 milioni di occupati, addirittura il 18,1% dell’occupazione totale.
La cultura sarebbe quindi una sorgente che, nel far progredire l’umanità arricchendone lo spirito, ne alimenta le attività economiche, producendo ricchezza.
Francesco Caracciolo
Immagine: Paolina replicata. La riproduzione in vetro del capolavoro di Canova realizzata da Gilberto Arrivabene con Factum Arte
Rivista di Antropologia Culturale, Etnografia e Sociologia dal 2011 – Appunti critici & costruttivi