Pubblicato il 20 Ottobre 2020

L’Età dello Smarrimento: la nostra

di Barbara Palla

Ansia, paura, rabbia e odio sono alcuni elementi principali del disagio psicologico nato e diffuso nelle società contemporanee. Secondo Christopher Bollas, teorico della psicoanalisi contemporanea, la nostra sarebbe l’Età dello Smarrimento, un’epoca in cui la perdita dei punti di riferimento psicologici ha dato vita ad un numero crescente di piscofobie e a nuove dinamiche di odio. Nel suo ultimo saggio, L’Età dello Smarrimento, Senso e Malinconia (Raffaello Cortina Editore, 2018), Bollas propone un’interessante analisi degli eventi storici più importanti che hanno portato all’emergere di questo particolare disorientamento contemporaneo, trovando un possibile antidoto in un nuovo pensiero democratico.

Ogni epoca è definita, secondo Bollas, da orientamenti psicologici sia individuali che di gruppo, ovvero da un particolare Sé collettivo nel quale si possono ritrovare gli stati d’animo di determinate società. Questo Sé collettivo è notevolmente influenzato dagli eventi storici esterni per cui è necessario ripercorrerne la storia per comprendere le origini del senso di smarrimento contemporaneo. Per lungo tempo tra il XIX e il XX secolo, il Sé è stato caratterizzato da una ricerca di significato profondo, un percorso introspettivo in cui l’esistenza e il suo senso erano protagonisti. In quell’epoca, il Sé era anche profondamente euforico, mosso dalla fiducia che il progresso della mente umana, della scienza e delle sue applicazioni fosse sempre positivo e capace di elevare l’uomo.

Sul finire del XIX secolo, quella euforia e quella fiducia fecero però emergere un Sé maniacale costretto a vivere a ritmi accelerati, la cui ricerca introspettiva fu soppiantata dalla glorificazione del singolo e delle masse. Le due Guerre Mondiali e i loro tremendi bilanci segnarono un momento di drammatica rottura. Dovendo affrontare un enorme lutto, il Sé collettivo si è progressivamente allontanato dal dolore. All’alba della globalizzazione, il Sé ha infatti iniziato a proiettarsi verso l’esterno. Rifuggendo l’interiorità, l’uomo ha preferito una vita sicura, priva di ansia scegliendo di identificarsi nel proprio benessere materiale e in attività ricreative invece che intellettuali.

L’avvento dell’era informatica, con le sue interconnessioni globali e immediate, ha accelerato questo procedimento di perdita di significato arrivando ad un progressivo svuotamento del Sé. Nonostante fosse riuscito ad avere tutto, ciò che gli rimaneva era sempre poco, il Sé è diventato preda del proprio benessere, malinconico e bramoso di avere anche ciò di cui è rimasto privo. Così si sono diffuse nuove malinconie e nuove psicofobie, il Sé collettivo proiettando al di fuori la propria interiorità ha cercato e individuato nella sua esteriorità dei capri espiatori contro cui rivolgere le pulsioni del proprio malessere.  Come spiega Bollas:

“Per qualsiasi società è molto difficile riconsiderare i propri assiomi psicologici, e quando la realtà di una nazione o di una civiltà delude le aspettative, può farsi strada una complessa serie di reazioni psicologiche, comprendente il diniego, la vendetta rabbiosa e un profondo senso di perdita che può protrarsi per centinaia di anni.

Avendo perso il senso delle cose, il lutto si è trasformato in malinconia. Quando siamo malinconici, siamo arrabbiati per le perdite subite e, inconsciamente, diamo la colpa a quello che, in apparenza, non c’è più. Sentendoci deprivati dei presupposti umanistici della cultura occidentale e dei sistemi di credenze che sembravano offrire una visione progressista dell’umanità, abbiamo rivolto la nostra rabbia contro la stessa efficacia sociale. Questa rabbia può esplicitarsi in vario modo: dall’accettazione di tutte le forme di corruzione alle identificazioni della destra con iniziative ciniche e soluzioni criminali.”

Prendere coscienza di questo fenomeno e riportare l’analisi verso la propria interiorità è il primo passo per arginare la riproduzione in futuro delle difficoltà psicologiche odierne. Ma non è sufficiente, Bollas accompagna anche il lettore in una riflessione più profonda sul senso di comunità scommettendo su un nuovo pensiero democratico.

Proprio per la particolare interpretazione della democrazia, intesa anche come contenitore capace di tenere uniti pensieri e azioni discordanti e spesso conflittuali, invitiamo a leggere e rileggere il saggio di Bollas. In esso si trova infatti uno stimolo intellettuale per superare l’individualismo contemporaneo verso una nuova idea inclusiva di collettività così come lo stimolo ad uscire dalla malinconia dell’immediato per andare verso una più condivisa prospettiva futura.

Barbara Palla

Christopher Bollas, L’Età dello Smarrimento, Senso e Malinconia, Raffaello Cortina Editore, 2018, pp. 215

In fotografia: Life in a Tram Around Milan, Bernardo Ricci Armani, Milano, 2015.

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