Pubblicato il 25 Novembre 2022
Hotspot alla GNAM e il ruolo attivo dei musei
di Melissa Pignatelli
Il mondo come hotspot – nel linguaggio dell’accoglienza il luogo di primo accesso dei migranti – nel quale gli artisti accolgono i visitatori con le loro opere, con le loro visioni, i loro pensieri, i loro panorami sonori e li conducono attraverso le criticità del pianeta con la speranza di aprire i cuori ad una maggiore cura per l’unico luogo, ancora l’unico, che abbiamo a disposizione per vivere: questo il tema della mostra Hot Spot – Caring for a burning world organizzata dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna (GNAM) di Roma dal 24 Ottobre al 26 Febbraio 2023 a cura di Gerardo Mosquera.
Il punto di vista del curatore e degli artisti ci portano oltre il momento critico che stiamo vivendo come società globale e ci danno la possibilità di essere attivi con la nostra immaginazione. Abbiamo pensato questa mostra per cercare di fare qualcosa anche noi come museo, vogliamo portare avanti un attivismo estetico, racconta la direttrice della GNAM Cristiana Collu.
Così Hot Spot, che da il titolo alla mostra, è l’installazione di Mona Hatoum che racconta un mondo rovente di conflitti, dai contorni illuminati al neon rosso, una linea fosforescente unica che unisce i continenti con la forza del fuoco e la grazia della luce. In quest’opera, il nostro pianeta trasparente sembra cucito in aria, occupando silenziosamente un angolo di universo che, malgrado tutto, continua ancora generosamente a girare.
Sandra Cinto, artista brasiliana di origine italiana, ha invece realizzato in situ la sua opera. Impiegandoci una settimana di paziente lavoro, la Cinto ha dipinto l’intero muro del grande salone della GNAM con un sottile strato di lavagna nera sul quale è poi intervenuta con una penna bianca tipo UniPosca. Come i monaci buddisti che compongono mandala con la sabbia, effimeri, soffiati dal vento che porta la terra, l’artista ha lavorato con la consapevolezza che il suo lavoro verrà poi ricoperto di vernice bianca alla fine della mostra; di fatto svanendo e tornando muro.
La Cinto ha disegnato di getto ogni punto, ogni linea, ogni unione, ogni traccia che prende forma adesso e fino a Febbraio 2023 grazie alla sua pazienza. Lo spazio è così trasformato in costellazioni unite, scintille di luce nell’oscurità, lapilli bianchi su un mare buio dove si materializza un’intero mondo fluttuante, occupando il nero intenso della notte. Così facendo, Sandra Cinto ha messo in atto un ponte per l’idea di un mondo che possiamo ancora costruire positivamente, nel quale possiamo ancora lasciare una traccia luminosa del nostro passaggio.
“Con questo lavoro vorrei dire di non avere paura, di sognare ancora e di ricordarci di usare il verbo esperanzar come in brasiliano in maniera attiva, sperando e dando speranza”, conclude.
E per concludere senza essere essere cinici, come invece rappresenta il videolavoro di Jonathas de Andrade in cui il pescatore abbraccia e accarezza il pesce che sta facendo agonizzare, questa mostra mette l’accento in maniera decisa sul ruolo attivo che i musei possono avere nell’organizzare il senso del mondo nel quale sono inseriti in maniera ampia e concreta insieme a tutti i cittadini.
Melissa Pignatelli
Fotografia di Melissa Pignatelli
Rivista di Antropologia Culturale, Etnografia e Sociologia dal 2011 – Appunti critici & costruttivi