Pubblicato il 2 Febbraio 2023
Com’è cambiata la Turchia nel ventennio di Erdoğan
di Alberto Negri
Ci sono diversi modi per guardare un paese. Cristoforo Spinella, giornalista esperto, corrispondente dell’Ansa da Istanbul, conoscitore della lingua turca e della cultura ottomana, ha scelto di farlo con una biografia di Erdoğan, Erdoğan. Storia di un uomo e di un paese (Meltemi, 2021, pp.202), che è anche quella di un’intera nazione in tutte le sue sfaccettature, come in un mosaico bizantino. Attraversa l’attualità, ma inevitabilmente anche una storia millenaria e le sue radici profonde.
C’è lo sguardo d’insieme su un ventennio al potere del reis turco, ma ci sono anche i dettagli della sua vita, setacciati separando, anche con ironia, l’agiografia ufficiale dal reale. Uno è fulminante. In un’intervista al quotidiano Milliyet del 14 luglio 1996, sette anni prima di andare al comando nel 2003, Erdoğan, allora sindaco di Istanbul, dichiara: “La democrazia è come un tram: quando raggiungi la tua fermata scendi”.
Da quel tram Erdoğan è sceso da un pezzo e non si può dire che non fossimo stati avvertiti, nonostante la sua capacità di dissimulazione. Ma il suo progetto di egemonia politica e culturale della società turca, sia pure già radicato, non è detto che possa proseguire all’infinito e senza ostacoli. La Turchia riserva sempre delle sorprese.
In Turchia in quarant’anni ho assistito, fra tanti eventi, a tre colpi di stato, di cui uno fallito, a tre guerre, una interna contro i curdi, una in Iraq e un’altra in Siria, e a diversi attentati: in uno di questi, nel cuore di Istanbul al consolato britannico, mi salvai per un soffio.
Istanbul era una sorta di New York sul Bosforo dove potevi incontrare popolazioni e leader di un’area vastissima del mondo, compresi i ceceni che combattevano contro i russi. Tutti volevano andare in Turchia, che sembrava diventata la terra promessa del business. Gli italiani erano i più entusiasti grazie anche al rapporto personale tra Berlusconi e Erdoğan che Spinella ricostruisce con squarci di vita esilaranti. Ad una cena con giornalisti italiani Erdogan estrasse il telefonino e compose il numero di Berlusconi proclamando: “Adesso vi faccio parlare con il vostro primo ministro!”.
La decisione americana dopo l’11 Settembre di attaccare nel 2003 l’Iraq di Saddam Hussein apre il vaso di pandora della destabilizzazione mediorientale che non si è ancora richiuso. I turchi allora rifiutarono il passaggio delle truppe americane in Turchia e Spinella ricorda un episodio, da noi ignorato, che avrà un impatto profondo sui rapporti successivi tra Washington e Ankara. Il 4 luglio 2003 i sodati Usa catturano un gruppo di militari delle forze speciali turche che vengono incappucciati alla maniera dei jihadisti di Al-Qaida: verranno rilasciati dopo tre giorni, ma l’impatto sull’opinione pubblica e la leadership turca è devastante, al punto di ispirare una serie televisiva.
Siamo vicini di casa di casa di Erdoğan e in parte anche il nostro destino strategico nel Mediterraneo, insieme a quello di milioni di persone fuori e dentro la Turchia, è legato al suo. Uno dei tanti motivi per leggere questo libro, indispensabile e attuale.
Alberto Negri
Cristoforo Spinella, Erdoğan. Storia di un uomo e di un paese. Prefazione di Alberto Negri. Meltemi Editore, 2021.
Cristoforo Spinella è corrispondente dell’Ansa da Istanbul ed esperto di Turchia
Fotografia di Bernardo Ricci-Armani, Istanbul, 2013.
Rivista di Antropologia Culturale, Etnografia e Sociologia dal 2011 – Appunti critici & costruttivi