Pubblicato il 23 Febbraio 2024

Critica della democrazia occidentale

di Melissa Pignatelli

Con Critica della democrazia occidentale (Elèuthera, 2024) David Graeber, antropologo statunitense e attivista deceduto improvvisamente a 59 anni a Venezia, si interroga sui concetti di “democrazia” e “occidente” evidenziandoli come costrutti politici che hanno fornito identità strumentali a vari stati-nazione europei, specie negli ultimi duecento anni di storia. La sua prospettiva critica ci invita ad interrogarci su che cosa costituisce una democrazia e in cosa in effetti essa si contraddistingua da altre forme di esercizio del potere.

Il fulcro dell’argomento di Graeber mette in evidenzia come ci sia un uso strumentale di “Atene” e della “democrazia ateniese” da parte di un’identità “occidentale” che recupera qualche principio di matrice ellenistica per costruirsi una particolarità ed una legittimità storica propria. Graeber contesta dunque la visione idealizzata di Atene come modello di “democrazia perfetta” o come rappresentante di un’unica tradizione culturale occidentale, sottolineando complessità e contraddizioni della democrazia ateniese, evidenziandone limitazioni ed esclusioni, come ad esempio il fatto che solo i cittadini maschi ateniesi avessero il diritto di partecipare al processo decisionale.

Graeber evidenzia inoltre il passaggio storico dell’espansione coloniale come un momento nel quale nasce l’idea costruita di “occidente” “democratico”, “discendente dell’Atene classica”. La sua argomentazione presenta come alcuni paesi dell’Europa occidentale e dell’America del Nord  hanno avuto la necessità di darsi una genealogia di appartenenza “democratica” nel momento stesso in cui hanno dovuto giustificare a se stessi l’espansione coloniale.

Questa discrepanza del modus operandi dell’Occidente che crea principi di libertà e ideali di uguaglianza  (a casa) per poi ricombinarli con pratiche incoerenti di assoggettamento, guerra, sterminio, dominio (fuori casa) è messa chiaramente in rilievo nel saggio di Graeber. Il potere e in generale le forme di governo, costituite principalmente dalle élites, sono per lui delle imposizioni di forza sulle volontà di persone che non riescono ad essere correttamente rappresentate.

In questo saggio nel quale il concetto di “Occidente” è una costruzione ideologica utilizzata per giustificare l’espansione coloniale, l’imperialismo e il dominio culturale delle nazioni europee e americane, e dove l’idea di un “Occidente” unito serve soprattutto a legittimare le politiche di dominio e sfruttamento nei confronti di altre culture e società, la democrazia è vista come un sistema nel quale si può operare solo al margine, preferibilmente dal basso.

Al di là della visione ideologica e idealizzata delle possibilità di funzionamento della democrazia, questo libro apre in effetti un spazio interstiziale, apre al tempo di una riflessione necessaria sul corso delle democrazie nel XXI secolo, sul significato di occidente in un sistema globalizzato.

E scopriremo cosi che “There never was a West, Democracy emerges from the spaces in between”.

Melissa Pignatelli

David Graeber, Critica della Democrazia Occidentale, Elèuthera, Febbraio 2024 (1a edizione 2012), prefazione di Stefano Boni)

Immagine: European Parliament Art Collection_KENNETH ARMITAGE (1916–2002) United Kingdom STEPPING FIGURE; edition 11/20 Colour screenprint; 68 x 87 cm Signed and dated (on margin) Purchased from the artist in 1993

 

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