Pubblicato il 8 Maggio 2024
Diario di viaggio in Persia
di Melissa Pignatelli
Il Diario di viaggio in Persia 1617-1623 di Pietro Della Valle, da poco pubblicato dall’ISMEO a cura di Mario Vitalone, rientra in quei corpus di scritti che si pongono “a servizio della scienza” perché sono testimonianze vive di quegli incontri e di quelle scoperte che portarono esploratori ed etnografi pionieri come Giuseppe Tucci a fondare l’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente – poi confluito nell’IsIAO di Gherardo Gnoli e ritrovato oggi nel nuovo ISMEO – in modo che scritti, carte, libri, mappe, disegni e fotografie possano continuare a costituire la parte viva di “quegli scambi di cultura che né la distanza di luoghi né ostilità di uomini varranno mai ad interrompere” (Tucci, 1950).
Formidabile viaggiatore, Pietro Della Valle, nato a Roma nel 1586, curioso ed irrequieto, s’imbarca per l’Oriente da Venezia e trascrive quotidianamente le sue tappe, i suoi incontri, le sue riflessioni, i suoi pensieri, sui luoghi e sulle persone con le quali intreccia il cammino fino ad arrivare in Persia. Pur non essendo né missionario, né ambasciatore, né mercante, Della Valle viene ricevuto a corte, ascoltato e considerato anche per questioni delicate come la guerra possibile con l’Impero Ottomano da Shah Abbas, monarca sofisticato allora a capo dell’Impero Persiano.
Sotto l’influenza di Shah Abbas della dinastia dei Safavidi, si rimodella infatti l’archittetura islamica, che conosce il massimo del suo splendore ed espressione nella città di Isfahan, capitale dell’Impero Persiano all’epoca del viaggio di Pietro Della Valle. Il viaggiatore ne rimane impressionato, e della piazza principale, Naqsh-e-Jahan come si chiama oggi, dice che “a suo giuditio è una delle più belle piazze del Mondo, e forse avanza la stessa piazza Navona di Roma” (p.55 e nel disegno in apertura dell’articolo).
Dalle pagine del racconto giornaliero di spostamenti, ricevimenti ed occupazioni, Della Valle riporta anche usanze e tradizioni come il korsi un’ingegnoso sistema persiano che colloca un braciere sotto il livello del pavimento e che si usa (ancora oggi nelle realtà meno urbane), ricoperto da un pianale, sia per cucinare che per scaldarsi. L’italico viaggiatore, preciso ed attento, trascrive anche ricette di cucina e particolarità come l’uso del butiro burro per la preparazione delle pietanze o l’abitudine di beve cahvé, in una delle prime testimonianze scritte dell’uso di bere caffè. Degna di nota è anche l’attenzione di chi scrive all’accoglienza che le donne si riservano tra di loro, trattando esse ” la signora Maani” come moglie di fatto di Della Valle.
E così, passata la prima impressione di difficoltà di leggere in italiano antico una concreta fonte bibliografica d’epoca, ci si adagia in una lettura calma, ricca di dettagli che permettono di ricostruire paesaggi perduti e densi di significati. Con il fluire dei giorni e delle pagine si delinea una realtà autentica che diventa un’antidoto potente alla cacofonia delle narrazioni contemporanee, suggerendo il ritmo di un viaggio che vorremmo fare o rifare ancora oggi.
Melissa Pignatelli
ISMEO – Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente
Disegno del XIX secolo della piazza Naqsh-e Jahan a Isfahan; questo disegno è opera dell’architetto francese, Xavier Pascal Coste, che ha viaggiato in Iran con l’ambasciata del re di Francia in Persia nel 1839, Pubblico dominio, in Wikimedia.
Rivista di Antropologia Culturale, Etnografia e Sociologia dal 2011 – Appunti critici & costruttivi