Pubblicato il 30 Settembre 2024
“La giostra” di Rainer Maria Rilke, un simbolo della vita, anche per bambini
di Melissa Pignatelli
Per un giovanissimo Rainer Maria Rilke l’arte era l’unico modo di rispondere ad un “mondo ostile e inaccessibile” racconta Andreina Lavaggetto nell’edizione per Einaudi delle Poesie (1907-1926) di Rilke. Così nel suo soggiorno parigino, il poeta tedesco segue il consiglio dell’amico scultore Auguste Rodin che lo esorta a cercare il suo sguardo interiore per definire la sua visione. Le sue passeggiate lo portano al parco del Jardin du Luxembourg, nel quale osserva le attività quotidiane delle persone, come i bambini che girano sulla giostra. Rilke trasforma quanto osserva in sensazioni complesse, nelle quali traspare il suo sguardo sul mondo, uno sguardo che gira e attende, come chi aspetta di salire su una giostra per bambini. La giostra diventa così una metafora e un simbolo della vita.
Oggi le sue poesie sono presentate in un’edizione accessibile anche ai bambini nel volume Rilke per bambini (e per genitori curiosi) – Vita e poesie, a cura di Marilena Garis e Riccardo Peratoner, illustrato da Caterina Petrioli per Prometeica) dove una selezione accurata presente ai più giovani una selezioni di scritti che potrebbero cogliere la loro attenzione come La giostra, La pantera, o gli angeli che ci seguono nella vita.
La giostra
Con un tetto e con la sua ombra gira
per breve ora la giostra dei cavalli
multicolori, tutti del paese
che lungamente tarda a tramontare.
Molti sono attaccati alle carrozze,
eppure tutti hanno un cipiglio fiero,
e un feroce leone, tinto in rosso, va con loro,
e a quando a quando un elefante bianco.
Perfino un cervo c’è, come nel bosco,
ma porta sella e, fissa alla sua sella,
una minuscola bambina azzurra.
E cavalca il leone un bimbo bianco
tenendosi ben fermo con la mano che scotta,
mentre il leone scopre lingua e zanne.
E a quando a quando un elefante bianco.
E passano su cavalli anche fanciulle
in vesti chiare, quasi troppo grandi
per questi giochi e nella corsa alzano
lo sguardo in su, verso noi, chi sa dove –
E a quando a quando un elefante bianco.
E il tutto va e s’affretta alla sua fine
e gira e gira in cerchio e non ha meta.
Un rosso, un verde, un grigio che balena,
un breve, appena abbozzato profilo -.
E ogni tanto rivolto in qua, beato,
un sorriso che abbaglia e che si dona
al cieco gioco che ci toglie il fiato…
Rainer Maria Rilke (Jardin du Luxembourg, Parigi, 1906) – traduzione dall’originale dell’edizione Einaudi 2014
Illustrazione riprodotta per gentile concessione della casa editrice Prometeica
Rivista di Antropologia Culturale, Etnografia e Sociologia dal 2011 – Appunti critici & costruttivi