Pubblicato il 6 Novembre 2024

L’eccesso d’individualismo e la degenerazione della democrazia, secondo Platone e Tocqueville

di Barbara Palla

Platone e Tocqueville, due filosofi sempre utili da rileggere, sono concordi  nell’individuare una possibile degenerazione della democrazia qualora nella società ci sia la presenza di un forte individualismo. Infatti, il greco Platone e l’aristocratico francese Alexis de Tocqueville, nelle rispettive opere La Repubblica (composto nel 390-360 a.C., Edizioni BUR, Rizzoli, 2007) e La Democrazia in America (composto nel 1835, Einaudi Editore, 2006), hanno definito la democrazia in due modi diversi ma convergenti sul pericolo degli eccessi dell’individualismo, sia personali sia di gruppi eletti, che finiscono per non essere rappresentativi della più ampia base sociale che li esprime.

Vediamo dunque che per Platone la democrazia è una delle possibili forme di governo della polis greca. Essa si differenzia dall’aristocrazia, governo dei migliori, dall’oligarchia, governo dei pochi, dalla timocrazia, governo dei forti, e dalla tirannide, governo di un singolo, perché è il governo del popolo in cui ogni individuo è libero.

In prima analisi, la libertà può sembrare un criterio auspicabile nella scelta del proprio modo di vita o del proprio governo. Ma seguendo il ragionamento di Socrate e Platone, appare ben presto che la democrazia rischia di trasformarsi in un’anarchia in cui i governanti sono scelti in modo casuale, o comunque poco oculato, e “l’eccesso della libertà, in niente altro sembra convertirsi se non nell’eccesso della servitù, per l’individuo e per lo Stato.”

Se Socrate e Platone preferivano l’aristocrazia, ovvero un governo affidato ai filosofi, considerati migliori in quanto più vicini alla verità, l’opzione appare poco realistica nelle democrazie contemporanee ma  rappresenta lo stesso un auspicabile suggerimento.

Vi è un simile paradosso anche nell’analisi effettuata da Tocqueville. La democrazia americana è descritta dal francese come un sistema politico radicato nell’uguaglianza e nel principio di sovranità popolare. Tuttavia l’accentramento del potere in un numero limitato di istituzioni, combinato con l’eccesso dell’uguaglianza porta in sé il rischio di una “tirannide della maggioranza“: ovvero un governo legittimato da un principio di sovranità popolare portato all’estremo, che opera seguendo solo i propri interessi invece di quelli della maggioranza.

Tocqueville individua quindi nel decentramento del potere verso le istituzioni locali, favorendo così un aumento della partecipazione dei cittadini, un possibile modo per arginare tale degenerazione. Al livello politico, il moltiplicarsi delle autorità  diffuse e la rigida separazione dei poteri, combinate con più istituzioni politiche e culturali, dovrebbero poi poter garantire la permanenza di una maggioranza rappresentativa al governo.

In entrambi i casi è una società caratterizzata da una tendenza dall’individualismo, dall’allontanamento dalla politica e dall’assenza di un senso di partecipazione che fa tendere la democrazia verso un’involuzione.

Dunque, per quanto il sistema democratico sia un fragile equilibrio, perché esso sopravviva risulta necessario incanalare le tendenze centrifughe dell’individualismo verso un obbiettivo comune, rappresentativo di quella collettività di cui la democrazia rimane ad oggi la miglior forma di governo possibile.

Barbara Palla

Illustrazione d’archivio di Mario Wagner per il magazine Cosmopolitan

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