Pubblicato il 22 Dicembre 2024

E se lo straniero fosse una parte di noi stessi?

di Melissa Pignatelli

Chi è lo straniero? Julia Kristeva, semiologa e linguista, risponde in maniera originale a questa domanda con un argomento da psicanalista: una parte di noi stessi ci rimane spesso estranea perché facciamo fatica ad accettarla. Lo straniero è dunque in noi, come una sorta di controfigura con cui conviviamo, o che non sempre capiamo. Ma è “meglio tollerarlo che farlo decadere al rango di insensato perché la ragione non riesce ad assimilarlo”, suggerisce la  Kristeva in Stranieri a noi stessi. L’Europa, l’altro, l’identità (Donzelli, 2014).

In questi tempi nei quali l’attualità mediatica porta alla nostra attenzione gravissimi problemi di tolleranza, legati all’immigrazione ed alla convivenza  di comunità diverse su uno stesso territorio, le tesi della Kristeva sono attuali più che mai. La definizione del Sé e della propria identità sono sempre stati processi in divenire, soggetti a meticciamenti ed influenze ibride come abbiamo già raccontato (Le culture sono ibridi, link qui). La conoscenza e l’accettazione del Sé passano anche da questioni psicologiche profonde, che se comprese, permettono di vincere la paura e la diffidenza dell’Altro. Costruire dunque discorsi identitari di compattezza, basati su selezioni storiche di riferimento di una società, non possono che strumentalizzare il sentire comune per fini politici. Ripensare quindi la questione dello straniero partendo da sé stessi consentirebbe lo sviluppo di un pensiero sociale fondato sull’accettazione di tutte quelle parti che compongono il noi stessi per raggiungere un sé sociale nel quale è possibile una coesistenza pacifica tra anime diverse.

La casa editrice Donzelli, che ha ripubblicato il testo della Kristeva già dieci anni fa con una nuova introduzione, lo dedica “a chi vive la propria esistenza da straniero, ma anche a tutti coloro che degli stranieri non ne possono più, e infine a chi non può evitare di sentirsi straniero anche a casa propria. È dedicato al dolore, persino all’irritazione che spesso il confronto con l’altro porta con sé”.

Melissa Pignatelli

Link al libro: Julia Kristeva, Stranieri a noi stessi. L’Europa, l’altro, l’identità. Nuova Edizione Donzelli Editore, 2014.

Immagine: Pablo Picasso (Malaga 1881-Mougins 1973) Ritratto di Dora Maar 27 marzo 1939, olio su tavola, cm 60 x 45. Collezione del Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid; tela in mostra a Palazzo Strozzi nella mostra a Firenze nel 2015.  Il cubismo, con l’inclusione delle molte prospettive possibili in un ritratto ha cercato di oltrepassare la bidimensionalità della tela per rappresentare altre parti del sé visibile.

Condividi l'articolo sui tuoi Social!