Pubblicato il 9 Maggio 2025

AAA Adolescenti – Cercansi adulti disperatamente

di Melissa Pignatelli

Gli adulti sono deludenti: osservati dal punto di vista degli adolescenti, gli adulti di riferimento non sono all’altezza del loro ruolo, questa è la fotografia del modello educativo italiano che ci offre Matteo Lancini, nel suo ultimo libro Chiamami adulto. Come stare in relazione con gli adolescenti per Raffaello Cortina editore. Lancini, psicologo dell’età evolutiva e scrittore coinvolgente, ci mette davanti a ruoli genitoriali mal interpretati che non accolgono i bambini e i giovani per come sono, ma tentano sempre di farli arrivare alle loro aspettative, ignorando spesso molto del loro mondo, del loro modo di essere. La fondamentale crepa della nostra genitorialità, secondo Lancini, è non siamo più capaci di stare in relazione, né di sopportare le relazioni con la pazienza che serve nella lunga quotidianità.

Secondo quanto ci fa capire Lancini, prima di giudicare i nostri adolescenti serve interrogarci sul nostro modo di essere adulti, sulla nostra comprensione della realtà, sul modello che offriamo a chi ci guarda e ci copia, e serve poi essere a disposizione della relazione genitoriale, con tutto il tempo che questa necessita.  Se gli adulti invece non vogliono e/o non sanno stare in relazione con gli adolescenti, li sfuggono, devono andare, sono di corsa, ma poi ordinano, pretendono, vietano, negano, giudicano, obbligano si pongono più sul piano della guardia che del genitore-guida, con tutta una serie di conseguenze negative per la costruzione della personalità e delle relazioni genitori-figli(e).

Peraltro come adulti viviamo in una società complessa, divisa, con una violenza quotidiana strisciante e subdola, piena di non-detti, nella quale quando le cose vanno bene è “dovuto”, “normale” e si può ignorare l’azione di chi agisce, ma quando le cose non vanno bene si deve sottolineare, richiamare, annotare, evidenziare, in due parole far pagare caro. E così siamo adulti che hanno creato una società nella quale solo chi fa male è degno di nota.

Una società dissociata, dunque, poco coerente, piena di apparenze quindi di debolezze non accolte, di violenza repressa che poi regolarmente esplode, fatta di adulti che stentano a comprendere la complessità. Adulti che fanno fatica a prendere il loro posto, a fare la loro parte, che vivono a fatica per sé stessi, isolati in massa, immersi in un mondo social fantasmagorico nel quale gli individui di iper successo economico sono gli unici idoli rimasti. Ecco dunque che in questo mondo di adulti immaturi, arrivano come onde di piena figli e figlie in crescita che li obbligano ad avere una relazione con loro. Gli adolescenti finiscono per mettere in fuga i loro genitori con i loro modi bruschi e irruenti, a volte violenti, e diventano così degli adolescenti difficili da avere, da sopportare, da crescere, da ascoltare, da osservare, da assistere.

L’adolescenza è stata osservata da Margaret Mead in Samoa tanti anni fa e riportata in un libro cult per l’antropologia culturale, L’adolescenza in Samoa (1928).  A Samoa, le adolescenti avevano il loro ruolo, le loro crescenti capacità erano incluse nelle responsabilità quotidiane, della routine familiare e sociale e questo contribuiva ad una vita accogliente della quale le giovani adulte si sentivano parte. La Mead concluse che la conflittualità in età adolescenziale era un “modello” culturale occidentale. Ritornare quindi a rapporti autentici e comprensivi, prima di tutto con noi stessi e poi con il prossimo, per essere adulti assieme ai nostri figli, ognuno con il suo posto e la sua unicità, può essere un modo per rispondere alla chiamata di Lancini per una nuova genitorialità.

Melissa Pignatelli

Matteo Lancini, Chiamami adulto. Come stare in relazione con gli adolescenti, Raffaello Cortina editore, 2025

Margaret Mead, L’adolescenza in Samoa, Giunti psychometrics

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