Pubblicato il 16 Febbraio 2023
Campati per aria
di Melissa Pignatelli
La nostra relazione col mondo, basata su dicotomie scientifico-positiviste ottocentesche, ha separato l’uomo dall’ambiente mettendo l’idea di natura “fuori” dall’agire umano: distante e inaccessibile, immaginata e consumata, romantica e improduttiva, la natura è diventata parte di un immaginario bucolico sconnesso dal quotidiano, questa l’originale osservazione di Mauro Van Aken, antropologo, in Campati per Aria (Eleuthèra, 2020).
Nel saggio, consigliato come lettura interessante anche per i non addetti ai lavori, Van Aken riflette sui meccanismi che ci hanno portati a vivere come se la natura non esistesse – o quanto fosse meno necessaria alla vita quotidiana – rispetto a quello che abbiamo categorizzato come cultura.
Secondo Van Aken il mondo costruito dalla relazione uomo-ambiente si è realizzata proprio da un rapporto ha reso invisibili elementi naturali necessari al nostro quotidiano e che abbiamo in qualche modo allontanato dalla nostra vista, come ad esempio l’acqua – che entra pulita ed esce sporca ad ogni ora, ogni giorno dalle nostre case.
Perché come si legge nel libro, “la nostra cosmologia naturalista è profondamente connessa all’idea di mondo come oggetto ” fuori” di noi, distante” e finiamo per consumarlo, proprio come usiamo e gettiamo quotidianamente oggetti che finiscono per ingolfarlo con isole di rifiuti lontane dalle nostre consapevolezze.
Questa dicotomia radicale nella quale viviamo “a nostra insaputa”, come suggerisce il titolo del saggio, ci impedisce di prendere coscienza dell’ambiente nel quale viviamo, quanto ogni angolo del nostro quotidiano, per quanto cittadino e urbano, sia esso stesso natura.
Se le riflessioni sul “nuovo umanesimo”, sull’era dell’Antropocene non hanno fatto che rinforzare le convinzioni del primato umano nella scena globale l’emergenza Covid ci ha obbligati (o ci obbligherà, si spera, tanto per non sprecare una buona crisi) a ripensare il rapporto dentro-fuori, anche alla luce delle risorse naturali che consumiamo quotidianamente all’interno delle nostre abitazioni.
Concetti come dentro casa, fuori casa; dentro la regione, fuori dalla regione; dentro il comune, fuori dal comune; i duecento metri da casa, l’isolato, l’isolamento, il lockdown, i colori delle regioni, la qualità dell’aria e gli animali coinvolti nella diffusione del virus sulla scena globale sono diventati motivi di riflessione, portandoci ad una nuova consapevolezza dello spazio pubblico e della natura stessa.
Forse sarà proprio grazie a questa pandemia (che ha riportato l’aria che respiriamo al centro della nostra esistenza) che potremmo riprendere coscienza del nostro agire nell’ambiente. E così forse torneremo con i piedi per terra.
Melissa Pignatelli
Mauro Van Aken, Campati per aria, Eleuthèra, 2020.
Immagine: Installazione di Tomàs Saraceno a Palazzo Strozzi, Firenze. La mostra si è conclusa il 1° Novembre 2020.
Rivista di Antropologia Culturale, Etnografia e Sociologia dal 2011 – Appunti critici & costruttivi