Michel Maffesoli è una delle menti che oggi hanno maggiormente compreso, accettato, definito, descritto e vissuto la postmodernità. É un esempio felice e virtuoso nel documentare la nostra contemporaneità che lui chiama il tempo delle tribù, del lusso, di dionisio, del nomadismo, del comunitario, dell’immaginario e del ritorno del tragico e del “sacral”.
Riguardo alla religione, Maffesoli è tutt’altro che un nichilista, crede nell’istante stesso, nel qui e ora, crede nel significato vero della parola, nella tolleranza dell’Altro, e nel sincretico, nell’incontro cioè tra diverse credenze, accordando in questo modo spazio all’immaginario per incarnare il sacro. Combina l’edonismo e l’intellettualità, la conoscenza e l’immaginazione, il reale e il divino. Da sociologo descrive e crede nella religiosità, nella sua importanza e nel suo bisogno. Cerca “dio” nella vita e lo onora dimostrando la sua capacità di vivere il presente pienamente insieme all’Altro.
Ama l’Altro, ama la vita e ama i libri, ama leggerli, ma ama soprattutto le parole che li compongono con una passione infinita. Dentro ogni parola trova delle chiavi di comprensione – vocabolo che viene dalla parola “com-prendere” direbbe lui – per poter prendere fra le mani la realtà che ci circonda. Prendersi il tempo per avere una vera e profonda capacità di capire una nozione, di farla propria, per poi poterla vivere fino in fondo.
Attorno a sé, da vero maestro, Maffesoli ha una tribù di giovani pensatori, di “seguaci” che grazie a lui hanno avuto un senso di vera connessione col mondo, invece di soffrire ciò di cui gli studenti tendono a lamentarsi oggi, ovvero del gap generazionale. Attraverso il dialogo e l’ascolto di questi giovani, Maffesoli è stato capace di rimanere sempre presente, sempre fresco e sempre attuale.
Ha viaggiato, ornato dell’immancabile papillon e del suo capello nero da intellettuale parigino, in tutto il mondo ma soprattutto in Sudamerica dove è ricevuto con grande entusiasmo di anno in anno e dove lui si trova a casa. In Francia è criticato e invidiato dai sociologi più ortodossi – che si sono resi conto che era diverso quando ha assegnato una tesi di dottorato a una sua studentessa, la famosa astrologa Élizabeth Teissier – ma ha anche molti amici, colleghi e vecchi compagni illustri come Zygmunt Bauman, Peter Sloterdijk, Jean Baudrillard, Edgard Morin, Atnhony Giddens, Alberto Abbruzzese, Franco Ferrarotti e Gianni Vattimo con cui ha condiviso il pane e ha costruito il suo pensiero.
Figlio di un minatore immigrato italiano, nato a Graissesac (Hérault, Francia) ne