Pubblicato il 16 Giugno 2024

Del sacro: l’Italia dei miracoli di Marino Niola

di Maurilio Ginex

La dimensione del sacro, nella sua complessità, ha sempre rappresentato una sfera di fronte alla quale gli individui si rapportano sentendo il bisogno di appartenerle. Il sacro, nella classica conformazione costruita da Rudolf Otto, comporta tre elementi costitutivi e irrazionali che si racchiudono in ciò che lui stesso definisce come il “numinoso”: il tremendum che rappresenta il momento di inquietudine rappresentato dal divino; il mysteriosum che si identifica come il momento in cui vi è sorpresa dell’incomprensibile; il fascinans che è l’aspetto agentivo e di attrazione che il divino produce. Questa tripartizione del sacro, nel momento in cui si parla di comunità che si rapportano ad esso, può essere esperita in quella tipica forma che nella religiosità popolare riassume il dialogo tra devoti e santi di riferimento.

Alla luce di quanto detto, i santi, rappresentano quelle figure su cui una devozione (e un’appartenenza) viene costruita culturalmente e di fronte alle quali teorie di fedeli si raccolgono al fine di garantirsi un’esistenza protetta dalle avversità. Il rapporto che intercorre tra fedeli e santi, dunque, rispecchia un bisogno specifico che l’individuo (come anche un’intera comunità) ha necessità di soddisfare in varie forme. Quest’ultime rappresentate da pratiche devozionali che possono essere identificate in vario modo: con una partecipazione attiva alla dimensione processionale riferita ad una specifica figura del sacro o con una specifica forma di preghiera reiterata ritualmente.

Il rapporto con i santi da parte di comunità di fedeli, dunque, diventa un fenomeno che assume su di sé il valore dell’appartenenza. E’su questo specifico valore che quel fascinans a cui facevamo riferimento sulla scia di Otto si identifica. L’appartenere e il bisogno di esserci – in termini heideggeriani – di fronte al proprio Santo diventano il prodotto della fascinazione del sacro che lega indissolubilmente un devoto ad un santo eletto come protettore. Va comunque tenuta a mente, anche, la particolare potenza racchiusa nelle immagini che rappresentano i santi e di fronte alle quali questa fascinazione prodotta dal sacro potrebbe nuovamente configurarsi.

Su questi concetti si staglia l’importanza del testo di Marino Niola, L’Italia dei miracoli appena pubblicato da Raffaello Cortina editore, che nella sua spiegazione di alcune delle figure sante più importanti del credo cristiano – tra San Gennaro, San Rocco e lo stesso Padre Pio – riesce ad evidenziare la potenza che si articola di fronte alle forme di devozione popolare. L’autore con grande efficacia riesce a giungere alla profondità di forme appartenenza da parte di fedeli, evidenziando – inoltre – come il fenomeno della devozione popolare sia una forma della complessità che, nella fascinazione che il sacro produce, esprime quel contenuto devozionale che alimenta le comunità di fedeli.

Così anche il rapporto con le forme di rappresentazione diventa un elemento particolarmente rilevante all’interno dell’universo dei devoti, uniti dalle immagini sacre di santi e madonne che li contraddistinguono. Niola, evidenziando puntualmente l’ascendenza precristiana nei riti d’oggi, ascrive così il corpo del cristianesimo nella continuità storica delle pratiche e raffigurazioni religiose che lo hanno preceduto.

Maurilio Ginex

Marino Niola, L’Italia dei miracoli. Storie di santi, magie e misteri, Raffaello Cortina editore, 2024.

 Immagine: L’Annunciazione di Leonardo da Vinci, 1472 circa, Galleria degli Uffizi, Firenze

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