Pubblicato il 4 Novembre 2022

Cos’è la “doppia assenza” dell’immigrato, secondo Abdelmalek Sayad

di Barbara Palla

doppia assenza Abdelmalek sayad, dalle illusioni dell'emigrato alle sofferanze dell'immigrato

“La migrazione è un fatto sociale totale e per comprenderlo è necessario indagarne ogni aspetto senza limitarsi a dipingerlo come un fenomeno solamente economico o demografico”: con questo assunto il sociologo franco algerino Abdelmalek Sayad spiega nel suo  saggio Doppia Assenza. Dalle illusioni dell’emigrato alle sofferenze dell’immigrato (Raffaello Cortina Editore, 2002) come il binomio emigrazione – immigrazione sia un intreccio complesso di numerose sfumature che si riflettono sia sui i soggetti della migrazione, sia sulle loro società di partenza e di arrivo.

Sayad studia principalmente l’immigrazione algerina in Francia in quanto è stata una “migrazione esemplare” data la sua intensità, la sua precocità – fu il primo grosso flusso migratorio ad arrivare in Francia – e per la sua continuità nel tempo. Grazie alla lunga indagine sul campo di tipo etnografico condotta negli anni ’90, dal saggio si vede come gli algerini immigrati fossero in realtà come doppiamente assenti: da un lato non riconosciuti, non integrati, non presenti nella società francese e dall’altro non più presenti nella società algerina.

“La presenza dell’immigrato è sempre una presenza segnata dall’incompletezza, è colpevole in sé stessa. E’ una presenza fuori posto [déplacée] in tutti i sensi del termine”.

Dal saggio emerge, oltre alla condizione dell’emigrato-immigrato, anche un’analisi di riflesso delle società coinvolte nella migrazione. Quest’ultima per la sua capacità di esporre i limiti dello Stato-nazione e le contraddizioni insite nella definizione di un’identità nazionale sia a livello politico che culturale e sociale, chiama in causa le categorie di pensiero con le quali si costruisce il mondo sociale e politico.

“Malgrado l’estrema diversità delle situazioni, malgrado le sue variazioni nel tempo e nello spazio, il fenomeno dell’emigrazione-immigrazione presenta delle costanti, cioè delle caratteristiche (sociali, economiche, giuridiche, politiche) che si ritrovano a lungo in tutta la sua storia.

Queste costanti costituiscono una sorta di fondo irriducibile, che è il prodotto e allo stesso tempo l’oggettivazione del “pensiero di Stato” (come definito dal sociologo francese Pierre Bourdieu, di cui Sayad era allievo), una forma di pensiero che riflette, mediante le proprie strutture (mentali), le strutture dello Stato, che così prendono corpo. Le categorie economiche, culturali, etiche e politiche con cui pensiamo l’immigrazione e più in generale tutto il nostro mondo sociale e politico sono certamente e oggettivamente (cioè a nostra insaputa e, di conseguenza, indipendentemente dalla nostra volontà) delle categorie nazionali, perfino nazionaliste.”

Doppia Assenza si rivela dunque utile per fare luce sulle complessità della migrazione, non solo per quanto concerne lo spostamento stesso, l’arrivo o la partenza, ma sopratutto per tutto quello che migrare implica in termini di integrazione, lavoro, accettazione o stigma. Da rileggere per tentare di comprendere qualche aspetto in più di un fenomeno all’ordine del giorno.

Barbara Palla

In fotografia  Maschera africana della Costa d’Avorio esposte durante la mostra Les Forets Natales al Museo delle Arti Primitive Jacques Chirac a Parigi

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