Pubblicato il 29 Agosto 2018

“La Terra dei Gelsomini”, un racconto umanistico del Medio Oriente

di Barbara Palla

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Nel romanzo La Terra dei Gelsomini (Neri Pozza Editore, 2011), Gilbert Sinoué racconta le radici storiche della contemporaneità in Medio Oriente nella quotidianità degli abitanti del mediorientali: un approccio letterario e romanzato capace di rappresentare la complessità di una regione travagliata dal punto di vista umano. Una prospettiva che pone l’accento sull’importanza di una pace, ad oggi sempre più difficile da raggiungere.

Dal 1916 al 1956, il romanzo di Sinoué – primo tomo della trilogia Insh’allah – affronta la storia del Medio Oriente attraverso gli occhi di cinque famiglie alle prese con i cambiamenti non solo politici e geopolitici della regione ma soprattutto con quelli tipici dell’imprevedibilità della vita fatta di emozioni, amori, passioni e dolori.

Quando nel 1916 e 1917 i diplomatici di Francia e Gran Bretagna siglarono gli accordi sui territori mediorientali (gli Accordi Sykes-Picot, la corrispondenza Hussein-MacMahon e la Dichiarazione Balfour) si trovavano molto lontano dalle realtà che prendevano in considerazione. Nel tentativo di colmare il vuoto di potere dovuto all’imminente caduta dell’Impero Ottomano, gli europei  decisero di dividere in maniera netta le zone ottomane, ma in quei luoghi quelle divisioni non separavano realtà così evidentemente distinte. L’intervento politico europeo prevalse e si oppose al desiderio di indipendenza e autonomia delle popolazioni locali. Il racconto delle conseguenze che ebbe questa divisione nel definire la storia mediorientale e la vita delle persone è il filo conduttore del romanzo.

Così si scopre per prima la storia del palestinese Murad Shahid, e della sua famiglia di produttori di agrumi, che abbandona per andare a studiare all’Università del Cairo. Dall’incontro tra Murad e  Taymur Lutfi si sviluppa il racconto delle vicende familiari dei Lufti famiglia egiziana di produttori di cotone. Allo stesso modo si intrecciano le storie di due altre famiglie quella palestinese dei Tarbush e quella ebrea dei Marcus – Bronstein entrambe residenti a Gerusalemme, una città in preda a serie difficoltà dal punto della definizione dell’identità. Nonostante queste ultime, i discendenti delle famiglie, come si scoprirà più tardi, si uniranno grazie ad un amore forte e corrisposto capace di andare oltre le differenze. L’ultima famiglia, quella degli El-Safi, si trova invece a Baghdad e vive in prima persona le transizioni politiche di quello che diventerà poi l’Iraq: il padre Nidal negoziatore del re Faysal e successivamente con i figli impegnati in politica. La figlia Dunia El-Safi offre invece uno specchio sulla città di Aleppo, in quella che sarà la Siria, dove studia e insegna.

Un intreccio narrativo intrigante grazie al quale il lettore entra in confidenza con i personaggi di cui condivide (e comprende in prima persona) i conflitti interiori, le preoccupazioni e i desideri sullo sfondo di città oggi protagoniste di una quotidianità raccontata in modo triste e negativo.  Un insieme di storie verosimili di famiglie radicate nelle terre e nelle tradizioni mediorientali, i cui membri però non sono immobili, prevedibili o facilmente inquadrabili in cornici predefinite. Un romanzo con un approccio umano, un aspetto che sembra venir meno  nell’attualità delle relazioni internazionali e geopolitiche.

Barbara Palla

Fotografia di Bernardo Ricci Arman, A window at  Jardin Majorelle, Marocco, 2014. Photographingaround.me

La Terra dei Gelsomini fa parte di una trilogia dal titolo Insh’allah, per maggiori informazioni sui volumi è possibile consultare il sito dell’editore, qui.

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