Pubblicato il 1 Febbraio 2019

Perché la pelle del genere sapiens è di pigmenti diversi? La spiegazione nella leggenda del Benin

di Franco Siciliano

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Questa che mi accingo a narrare, è una leggenda che ci viene dalla Repubblica del Benin – l’antico Dahomey – e riflette tanto l’arguzia, che la poesia e l’antica redizione di “negritudine”, che le popolazioni di origine Yuruba, Dahomey e Haussa hanno sviluppato nel tempo. Si tratta di un mito che racconta come le varie razze umane si differenziarono tra di loro, e, racconto folkloristico a parte, è oggi interessante che gli studi recenti abbiano confermato che l’origine della razza umana, cioè di quella che oggi noi chiamiamo dell’homo sapiens; eccola:

“Tutti gli uomini hanno avuto origine in Africa. Nei tempi antichi, tutti gli uomini avevano tutti la pelle molto nera, ed il loro corpo era tutto interamente nero, con l’esclusione del bianco degli occhi.

Siccome si erano moltiplicati in grande numero, e la terra del paradiso era limitata, essi decisero di migrare altrove. Non sapevano, però, che il paradiso, luogo in cui vivevano, era circondato da un fiume magico, le cui acque avevano il potere di sbiancare tutto ciò che si immergeva in esse, per almeno un certo tempo. Fu così che gli uomini (allora tutti interamente e uniformemente neri), che fino a quel tempo avevano sempre vissuto insieme, si separarono in gruppi.

Il primo gruppo, quello dei più impulsivi e meno riflessivi, arrivò al fiume e non si accorse che le sue acque erano magiche. Sicché quegli uomini e quelle donne lo attraversarono a nuoto e prendendo tutto il tempo che era loro necessario per trasportare le loro cose. Quando finirono l’esodo, e tutti i membri del gruppo e tutte le loro cose erano dall’altra parte del fiume, essi si accorsero di ciò che era capitato loro: erano tutti diventati bianchi, perdendo il pigmento nero, segno di bellezza e di purezza. Così nacque il gruppo degli uomini bianchi, che viaggiò verso Nord, stabilendosi in tutti i luoghi posti immediatamente a Nord dell’Africa, dove trovarono un buon rifugio: l’ Europa.

Il secondo gruppo che arrivò al fiume magico, era composto di individui più svegli, o forse dotati di un miglior istinto. Arrivati al fiume, si accorsero che qualcosa non andava e decisero di accorciare il periodo di tempo che dovevano passare nelle acque del fiume stesso. Per prima cosa, essi cercarono un guado migliore, che non li obbligasse a restare molto tempo in acqua. Poi intrecciarono delle corde ed alcuni di loro nuotarono il più rapidamente possibile all’altra sponda, tirarono le loro cose con le funi, e poi fecero passare il corso d’acqua rapidamente alle persone, tirandole in fretta con le funi. Alla fine di quell’esercizio, essi avevano perduto solamente una parte del prezioso pigmento nero ed erano diventati di colore bianco scuro o giallo scuro. Essi lasciarono il posto d’origine e s’incamminarono verso oriente. E fu così che gli uomini mori e quelli gialli popolarono l’Arabia e l’Asia.

Gli appartenenti al terzo gruppo umano, essendo individui più furbi e più intelligenti, arrivando al fiume magico, si accorsero anche loro che qualcosa non era normale, ma essi erano anche più prudenti e riflessivi dei gruppi che li avevano preceduti, e decisero di fare una prova per comprendere la natura del problema. Essi entrarono nell’acqua bassissima solamente con i piedi, per cui se ne bagnarono solo le piante ed immersero solamente i palmi delle mani nell’acqua. Poi si ritirarono sulla terra asciutta ed aspettarono di vedere i risultati delle loro abluzioni. Quando si accorsero di aver perduto il prezioso pigmento nero dalle mani e dalle palme dei piedi, essi decisero di spendere le loro energie per evitare del tutto il contatto con l’acqua magica del paradiso. Costruirono, dunque, delle zattere, con cui trasportarono tutti i membri del loro clan e le loro cose dall’altra parte del fiume. Così gli uomini neri persero il pigmento nero dalle mani e dai piedi, ma decisero di non andare lontano dal paradiso e restarono in Africa, vicino all’Eden, con la loro pelle nera eccetto che sulle palme delle mani e dei piedi, e lo fecero con rammarico, perché il color nero é simbolo di bellezza e di purezza!”

Personalmente io trovo che questa leggenda rifletta bene lo spirito di “negritudine” delle popolazioni che oggi vivono nell’area geografica in questione e che essa sia anche molto divertente, soprattutto perché alcuni gruppi di uomini bianchi sono, nei confronti di quelli neri, afflitti da un complesso di superiorità anche più spiccato!

 † Franco Siciliano

Racconto raccolto da Franco Siciliano (Α 02.07.1941 – Ω  21.2.2012), sito ufficiale qui, biografia di Franco Siciliano qui. La redazione ha cercato di comunicare con gli eredi attraverso i contatti forniti ma senza risultato; rimaniamo a disposizione per gli eventuali aventi diritto attraverso i nostri recapiti (link qui).

Fotografia di Girma Berta – @Gboxcreative per EverydayAfrica su Instagram.

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