Pubblicato il 4 Febbraio 2023

Due autori per tornare a sognare il Medio Oriente

di Melissa Pignatelli

Edward Said in Orientalismo (Feltrinelli, 1978) ci ha spiegato che la nostra rappresentazione del Medio Oriente ha aiutato a costruire un rapporto egemonico che ha teso ha mostrare vari paesi del Levante come sottomessi alla cultura occidentale. Ma dopo 20 anni di guerre, ovvero dall’attacco alle Torri Gemelle e al Pentagono del 2001 in poi, quel mondo arabo-islamico idealizzato è stato polverizzato, sia dagli stati-nazione impegnati in conflitti globali e transnazionali come l’Iraq, la Siria, la Libia, lo Yemen; sia dai paesi più o meno scossi dalle proteste delle cosiddette Primavere Arabe come l’Algeria, la Tunisia, la Giordania, l’Arabia Saudita, l’Oman, il Marocco,  il Bahrein , il  Kuwait; sia dal nostro immaginario che non sogna più l’Oriente.

Ma nell’Ottocento, lo spirito con il quale viaggiatori come Richard Burton, Guy de Maupassant, Gustave Flaubert o Isabelle Eberhardt salpavano per le onde del deserto con la curiosità scalpitante degli esploratori. Questi grandi viaggiatori erano quasi degli avamposti della società dell’epoca e scrivevano per raccontare sensazioni, sapori, odori, emozioni di popoli e terre che solo rari occidentali avevano vissuto.

Quindi per tornare a sognare terre lontane e riscoprire l’emozione genuina del viaggio esplorativo abbiamo selezionato i titoli degli autori che seguono:

Isabelle Eberhardt (Ginevra 1877- Aïn Sefra 1904) figlia illegittima di una nobildonna russa e di padre ignoto, è una scrittrice molto amata in Francia è solo da pochi anni conosciuta anche in Italia, lingua nella quale ricorda il diritto al vagabondaggio. Giovanissima viaggiatrice che parte da sola a vivere principalmente in Algeria e Tunisia, Isabelle Eberhardt scrive con il fascino di chi riesce a far sentire il rumore lieve del fruscio del vento del deserto. Le sue sono pagine struggenti di amore per la terra che percorre indisturbata in abiti da uomo, perduta, inquieta, alla ricerca di risposte ed emozioni che sembra trovare solo nei paesaggi e nella semplicità umana delle persone che la circondano. Così in Yasmina e altre novelle algerine. La Via del Deserto I, (Ibis edizioni) ,ne Il paradiso delle acque. La via del deserto II (Ibis edizioni)   nel Paese delle Sabbie (Ibis edizioni) seguiamo il percorso di una mente assolutamente originale e libera, fatalista nel senso che le terre che incontra danno al termine, e che morirà giovanissima, vittima di un’inondazione in casa sua, casa che forse ha preferito non abbandonare alle acque ad Aïn Sefra sull’Atlante algerino.

Richard Burton, viaggiatore alla ricerca della sorgente del Nilo, console inglese, co-fondatore della Royal Anthropological Society di Londra, traduttore delle Mille e Una Notte alle quali allega delle Note antropologiche, Burton compie un viaggio epico da Londra alla Mecca che racconta in Viaggio a Medina e a La Mecca (Ibis edizioni) con la leggerezza degli scrittori ottocenteschi che sembrano dipingere la grazia di ciò che vedono, ciò che incontrano con il coraggio dello stupore davanti alla diversità, che rappresentano anche per chi non può e non potrà mai compiere il viaggio che loro portano avanti.

Burton racconta l’Oriente musulmano iniziando le prime pagine di Oriente islamico (Ibis edizioni) con una descrizione del carattere dell’arabo che “da bambino è devoto ai suoi genitori, affezionato ai compagni e rispettoso dei capi e dei maestri. Da ragazzo si prepara alla vita da adulto con volontà e questo addestramento dura tutta la sua giovinezza egli avrà modi da gentiluomo, senza impaccio, rozzo stupore e o vergogna. Da uomo egli è coraggioso ed energico, sempre pronto a combattere per il suo sultano, la sua patria e, in particolare, per la sua fede: è cortese e affabile, raramente privo di temperanza e rispetto di sé, autocontrollo e imperturbabile; ospitale verso egli stranieri, affezionato ai suoi concittadini, sottomesso ai superiori e benevolo verso i sottoposti, se queste distinzioni esistono, perché il dispotismo orientale è giunto più vicino all’idea di fraternità d uguaglianza di ogni repubblica finora creata.”

Prospettive orientaliste con un respiro di amore e ammirazione per il prossimo che difficilmente troviamo oggi in chi racconta il Medio Oriente.

Melissa Pignatelli

Immagine: un dipinto di Alberto Pasini un grande pittore orientalista italiano (1826 – 1899), “Scena Persiana”, 1856, Olio su tavola, firmato e datato in basso a destra A. Pasini 1856, reca timbro e titolo al retro, H cm 27×54.5

 

 

Condividi l'articolo sui tuoi Social!

SOSTIENI





Ultimi articoli