Pubblicato il 19 Gennaio 2024

Giornali, riviste o social media? Habermas spiega la storia di una trasformazione

di Melissa Pignatelli

Nel 1962, il filosofo Jurgen Habermas ha spiegato il ruolo strutturale dei giornali e delle riviste nella formazione delle democrazie europee tardo ottocentesche che aspiravano ad un egualitarismo costruito sui valori dell’Illuminismo francese: l’azione dello stato era dibattuta in uno spazio definito e messo a disposizione dalla stampa per far emergere una coscienza civile utile sia agli interessi pubblici che all’azione equa ed inclusiva dello stato stesso. Al grande successo del libro Struktuwandel der Öffenlichkeit (tradotto in italiano con il titolo Storia e critica dell’opinione pubblica) ne conseguì un dibattito accademico sulla storia, lo sviluppo e la formazione delle opinioni pubbliche negli stati liberali e democratici: essi infatti hanno consentito e coinvolto i cittadini in un dibattito pubblico sulla stampa nel quale si aspirava ad eguaglianza ed inclusione sociale. Inoltre, Habermas ha sottolineato come l’autonomia politica di tutti i cittadini dello stato sia stata una condizione per la formazione di una cultura politica liberale (e viceversa) che passava appunto attraverso il dibattito pubblico per formarsi, per diventare una sorta di coscienza pubblica e quindi condurre l’azione politica verso il bene comune, il welfare state.

Ma questo sistema è stato messo in crisi dalla deregolamentazione mondiale delle economie e dalla globalizzazione dei mercati finanziari – che a loro volta controllano le politiche finanziarie degli stati. Parallelamente alla globalizzazione, alle sfide della crisi climatica, alla crescente pressione migratoria, all’ascesa della Cina e delle altre “economie emergenti” che hanno trasformato la situazione economica e politica globale, abbiamo assistito all’emergere di nuovi supporti per la circolazione dell’informazione: piattaforme su internet e i nuovi media, un’altra trasformazione strutturale che Habermas ha spiegato riassumendo la sua visione precedente in Nuovo mutamento della sfera pubblica e politica deliberativa (Raffaello Cortina editore, 2023).

In quest’utile librino/strumento per la comprensione della complessità contemporanea, Habermas, in una lucida ricostruzione di cambiamenti che chiama “strutturali” per la formazione della “nuova” sfera pubblica spiega come i singoli cittadini sono stati messi, dai social media, nella condizione di diventare autori di quelle informazioni che prima erano messe a disposizione di altri cittadini solo dopo ampio dibattito delle redazioni, che avevano una funzione di gatekeepers (selezionatori, guardiani) e che quindi vagliavano l’utilità e l’affidabilità di quanto immesso dalla sfera privata nella sfera pubblica.

Ma l’aspirazione della creazione di una società egualitaria-universalista che aveva sorretto la formazione dell’opinione pubblica sulla stampa nel secolo scorso sembra non essere la stessa forza che sorregge lo sviluppo esponenziale dell’uso dei social media. Habermas sottolinea in maniera interessante come anche il ruolo autoriale di chi scrive è un ruolo che deve essere appreso, considerazione che invero meriterebbe una riflessione particolare, specie alla luce delle conseguenze spesso non intese o non sufficientemente vagliate di chi pubblica il proprio pensiero privato in uno spazio pubblico.

Oltre alla frammentazione dello spazio pubblico dovuto ai social media, dell’invasione delle fake news come parte integrante delle post truth democracies la sfera pubblica oggi è senza dubbio perturbata o caotica rispetto al secolo scorso. Rimane da capire l’orientamento della politica deliberativa e il ruolo del capitalismo nella produzione dell’informazione per comprendere appieno l’infosfera nella quale viviamo tutti.

Melissa Pignatelli

Jürgen Habermas, Nuovo mutamento della sfera pubblica e politica deliberativa, Raffaello Cortina editore 2023 

Immagine:  Rirkrit Tiravanija UNTITLED 2017 (Tomorrow is the question, January 21, 2017), 2017. Acrylic and newspaper on linen  89 ¼ X 73 ¼ inches. Collection of Jack K. Cayre, images courtesy of the Flag Art Foundation on Vice.com

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