Pubblicato il 15 Febbraio 2025

Cos’è l’antropologia? Una riflessione sul significato

di Melissa Pignatelli

“Cos’è l’antropologia?” chiede più volte Parthenope nell’omonimo film di Paolo Sorrentino ottenendo risposte astruse come un discorso ministeriale mal scritto. Irritati, più che divertiti, dall’incapacità di questa materia di autodefinirsi presso il pubblico, abbiamo cercato un modo semplice e concreto per riassumere cos’è l’antropologia.

L’antropologia è quella scienza sociale che studia le diverse culture nel mondo, culture composte da varie caratteristiche, contraddistinguendo così le società in giro per il mondo.

Secondo una definizione classica dell’antropologia culturale, “la cultura è quell’insieme complesso che include la conoscenza, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo come membro di una società (Tylor, 1871)”, inclusi i significati complessi, compositi e circolanti delle azioni compiute dagli individui inseriti in uno spazio pubblico globale (l’ecumene globale di Hannerz, 1998).

Quindi gli antropologi e le antropologhe studiano le diverse componenti delle società, includendo i significati, più o meno consci, delle azioni compiute dagli individui nei loro resoconti. Come lo fanno? Passando del tempo (tanto, tantissimo) insieme a chi o cosa studiano ( e per questo si chiamano anche etnografi). Perché lo studio del contesto nel quale avvengono le azioni della più varia natura, da quelle linguistiche a quelle mistiche, da quelle sportive a quelle familiari, da quelle pubbliche a quelle private ecc; è fondamentale per comprendere le azioni stesse, in un circolo di comprensione e ridefinizione costante dei significati, che riporta ogni volta insieme testo e contesto, significato e significante, in un movimento perpetuo. Ed è proprio in questo movimento della comprensione “del tempo e dello spazio” altrui, che si “incorpora” un sapere, una conoscenza nuova e s’impara magari anche un altro modo di vivere, di vedere il mondo. E’ un processo caleidoscopico davvero interessante, nel quale non si finisce mai d’imparare!

Così moda, conflitti, lavoro, tecnologie, musica, media, parentela, genitorialità, educazione, legge, religione, lingua, parola, genere, cura, medicina, tabù, corpo, ambiente, sessualità, comunicazione, sono alcune delle aree di studio dell’antropologia culturale, e ognuna di queste può essere studiata nei vari e diversi contesti dei 5 continenti, in una maniera dinamica ed inclusiva che, partendo da chi fa ricerca e scrive, include e negozia il modo di rappresentare di chi o cosa osserva, lasciando così una traccia, un segno di una nuova conoscenza.

L’antropologia è dunque una materia complessa, dinamica, che partecipa, che rappresenta e che racconta in vari modi le realtà di persone e mondi vicini o lontani, interni o esterni. Così i materiali prodotti dalle antropologhe e dagli antropologi possono essere scritti, racconti orali, forme d’arte, video, analisi, spesso con diversi punti di vista finendo così per creare nuovi modi, generalmente condivisi, di com-prendersi, per conoscersi e ri-conoscersi; il risultato è una scienza sociale sempre in movimento, un pò come la Terra.

Melissa Pignatelli 

Immagine: Human Language Families, Facebook page of Endangered Language Project at SOAS,i gruppi linguistici e la loro diffusione nel mondo

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