Pubblicato il 23 Novembre 2021
I due peccati mortali del politico, secondo Max Weber
di Barbara Palla
Giocando con il doppio significato della parola “Beruf“, che in tedesco significa sia professione che vocazione, nella sua lezione intitolata La politica come professione (Politik als Beruf, Einaudi Editore, 2004), tenuta all’Università di Monaco nel 1919, Max Weber analizza e riflette sulle qualità che un uomo dovrebbe possedere se volesse “mettere le mani negli ingranaggi della ruota della storia”, e si chiede (molto lucidamente) “con quali qualità può egli sperare di far fronte a questo potere e quindi alla responsabilità che esso gli accolla?”
Secondo Weber, l’uomo che sceglie la carriera politica ha la soddisfazione di sentirsi potente. L’attività politica infatti, essendo intimamente legata al potere e all’uso della forza legittima come mezzo, fa sentire chi la svolge in grado di ottenere il potere e di partecipare alla sua distribuzione sia all’interno che all’esterno dello Stato. Per questo motivo, ogni politico per quanto modesto sia il suo incarico avrà la sensazione di tenere in mano fili cruciali di eventi storicamente importanti per il suo paese.
Perché le forti sensazioni provate dall’uomo politico in quanto tale, implicherebbero che egli abbia delle caratteristiche ben precise che gli impediscano di soccombere all’effimera potenza. In particolare, all’uomo politico compete primariamente di trovare un equilibrio tra la passione, la capacità di valutazione e il senso di responsabilità.
La passione non è altro che la causa, l’ideale che sostiene, quella intorno alla quale ruota tutta la sua vita politica. Il percorso che porta alla causa deve essere guidato da un lato dalla lungimiranza, una capacità di valutazione fredda e razionale, un atteggiamento di calma e raccoglimento, grazie al quale si crea una distanza tra l’azione e la causa. Dall’altro lato dal senso di responsabilità, ovvero dall’assunzione della responsabilità delle conseguenze sia positive che negative, soprattutto quelle negative, che scaturiscono dall’esercizio del potere e dall’azione politica. L’uomo politico non può riversare le proprie responsabilità né su altri politici né imputarle ad altre cause.
Il rischio di un uomo politico inadeguato, o che non possegga queste tre caratteristiche, è di cadere nella trappola della vanità e di commettere quelli che Weber chiama i “due peccati mortali”: l’infedeltà alla causa e la mancanza di responsabilità. In questo caso, l’uomo politico finisce infatti per perseguire l’apparenza vuota del potere invece del potere reale, o di trasformare l’esercizio di quest’ultimo in un godimento personale.
È proprio nella capacità di bilanciare queste tensioni in costante contrasto, con la possibile conseguenza di uscirne danneggiati interiormente e moralmente, che risiede l’aspetto della vocazione contenuta nella parola Beruf. E così “solo chi è sicuro di non spezzarsi se il mondo è troppo stupido o volgare per quel gli vuole offrire ha la ‘vocazione’ per la politica”.
Avendo affrontato la questione dalla prospettiva non solo morale ma anche etica, Weber ci avverte in modo implicito che la politica non è un mestiere alla portata di tutti.
Barbara Palla
Cartoon di Tjeerd Royaards, 15 Settembre 2020, Portrait of a European politician, Blind to refugees, su CartoonMovement.com
Rivista di Antropologia Culturale, Etnografia e Sociologia dal 2011 – Appunti critici & costruttivi