Pubblicato il 25 Aprile 2018
Wajib, il film che racconta con ironia il quotidiano in Palestina
di Barbara Palla
Tradizione, amore e sottile ironia sono alcuni degli elementi centrali intorno ai quali si articola Wajib, il terzo lungometraggio della regista palestinese Annemarie Jacir, candidato a rappresentare la Palestina agli Oscar nel 2018. Il film, ben lontano dai temi cinematografici ripetitivi e ricorrenti incentrati sul muro, la divisione, lo scontro politico, religioso o identitario, è un interessante e inaspettatamente divertente spaccato di vita di una normale famiglia palestinese di Nazareth, tra quotidianità e contrasto generazionale.
In occasione del matrimonio della giovane Amal, il padre Abu Shadi e il fratello Shadi (interpretati rispettivamente da Mohammed e Saleh Bakri, padre e figlio nella realtà) devono compiere il tradizionale “wajib”, dovere in arabo, ovvero devono recarsi da tutti i parenti e conoscenti per consegnare a mano l’invito alla cerimonia. Padre e figlio, normalmente separati da due vite diverse, una vissuta in Palestina e l’altra all’estero, in Italia per la precisione, si ritrovano così a dover trascorre insieme lunghe giornate in macchina.
Attraverso i loro dialoghi, e le interazioni con gli invitati al matrimonio, si scoprono progressivamente le loro vicende familiari più complicate: come ad esempio l’abbandono della madre, scappata in America con il proprio amante, e la fatica del padre nel crescere i figli in Palestina; o il contrasto tra il figlio creativo, che si può permettere di essere politicamente idealista e intransigente perché residente all’estero, e il padre obbligato a fare i conti con la realtà e i suoi compromessi.
In ogni scena allo spettatore viene svelata una diversa sfaccettatura di un’articolata quotidianità familiare – vera protagonista del film e non tanto diversa da quella vissuta da ognuno di noi– attorno alla quale si delinea il contesto sociale in cui vivono. La regista riesce a porre in equilibrio perfetto la normalità e l’eccezionalità della realtà palestinese, in cui la condizione politica è presente ma solo sullo sfondo.
Soprattutto, Annemarie Jacir, complici le ottime interpretazioni dei due attori, è riuscita a mettere a nudo l’ironia insita nei contrasti e nelle contraddizioni di questo ambiguo rapporto tra normalità e eccezionalità. Grazie all’espediente cinematografico è possibile astrarsi e ridere, affrontando così in modo più leggero una situazione molto seria.
Wajib non è quindi un film che mira ad affermare le ragioni di una parte sull’altra. Piuttosto, permette allo spettatore esterno di affrontare e capire le ragioni di tutti e salvarsi con una risata.
Qui sotto il trailer del film.
Rivista di Antropologia Culturale, Etnografia e Sociologia dal 2011 – Appunti critici & costruttivi