Pubblicato il 2 Gennaio 2018
La storia di lei, della fanciullezza e della meraviglia
di Nadia Fusini
Il punto è che le donne sono differenti. Amano differenti storie. Ricordate Desdemona? Desdemona si innamora di Otello proprio perché lui sa raccontarle storie meravigliose di strane avventure. Allo stesso modo Nausicaa si innamora di Ulisse. Sono le storie ricche e strane che fanno la differenza per Miranda e forse per le fanciulle, forse per i fanciulli di tutti i tempi. Perché, prima di diventare adulti – uomini e donne – tutti noi, boys and girls, siamo stati “fanciulli”, che è uno stadio differente dall’infanzia vera e propria, ma vicino. Uno stadio in cui non siamo uomini – e qui il termine uomo vale come universale.
“Fanciullo” è una forma diminutiva per infans, infantulus, fante, infante. E in quanto ‘fanciulli’ abbiamo una naturale propensione alla meraviglia, una tendenza naturale, un talento naturale, una specie di vocazione alla meraviglia. Se wonder, admiration sono una dimensione in questo dramma tutta dalla parte di Miranda, già inscritta nel nome di Miranda – sappiamo da dove viene il suo nome, come quello di Prospero – questo è perché Miranda è una fanciulla. È ancora nello stato aurorale dell’esistenza.
Quando – direbbe Anna Maria Ortese, grande scrittrice italiana che ha a suo modo riscritto la Tempesta in quel meraviglioso romanzo che si intitola l’Iguana – siamo tutti attesa: tutti meraviglia. C’è un tempo nella vita umana – sostiene Anna Maria Ortese- in cui vivere, il fatto puro e semplice di vivere, si manifesta come una specie di continuo stato di shock, di sorpresa, di stupore. Una delle ragioni per cui Anna Maria Ortese ama questo dramma, tanto appunto da volerlo riscrivere, è perché la passione della meraviglia è per lei precisamente la reazione più propria al puro e semplice atto di vivere.
“Tutto il mondo è una stranezza” per Anna Maria Ortese, la quale se scrive, dice, è perché sente l’urgenza di “esprimere attraverso la scrittura il sentimento della stranezza”. E non a caso, “strano” è l’aggettivo più frequente nella sua prosa. E il più frequente del dramma shakespeariano. “Strange”, “strano” è qualsiasi cosa procuri un senso di straniamento: è il Perturbante – quel senso di Unheimlichness, che non a caso Freud collega al sentimento del non-conosciuto, dello sconosciuto, dell’inconscio, dell’unknown; che rimanda a sua volta al sentimento dell’infanzia e sgorga dai ricordi di quell’età, quando non eravamo pienamente competenti da un punto di vista linguistico.
Il legame tra l’infanzia e la meraviglia è già qui, nella figura di Miranda. Ecco allora la meraviglia, la meravigliosa passione che affeziona all’altro – una reazione di apertura a quel che è nuovo – new, novel, strange. Nuovo e strano. E’ la passione di Miranda, la quale Miranda è wonderful, full of wonder. Ed è anche full of compassion, full of pity, pityful. Immediatamente, di fronte alla tempesta, Miranda invoca la pietà, e chiede al padre di essere pietoso, perché d’istinto, il suo “piteous heart” va ai naufraghi: “I have suffered/ With those that I saw suffer”, dice: soffre insieme con colore che vede soffrire. Lei è fatta così. La compassione di Miranda è assolutamente vitale, è il suo genio, è il suo daimon. Testimonia della sua innata nobiltà. E’ parte della sua ‘better nature’- senz’altro necessaria per controbilanciare la “bad nature”, la cattiva natura, che non si esprime, attenzione, solo in Caliban – questo è importante.
Nadia Fusini
Il primo episodio è disponibile qui.
Il secondo episodio è disponibile qui.
Il terzo episodio è disponibile qui.
Il quinto episodio è disponibile qui.
Il sesto episodio è disponibile qui.
La lezione della prof. Nadia Fusini si è tenuta nel quadro del convegno “Passioni”, incontro del ciclo Visioni in dialogo, promosso dall’Associazione NEL – Fare arte nel nostro tempo che si è svolto a Lugano in Svizzera, il 17-18 Novembre 2017. Si ringrazia la prof. Nadia Fusini per la gentile concessione del testo.
In fotografia Apollo e Daphne, Gian Lorenzo Bernini, Galleria Borghese, 1622, Roma. Le sculture di Bernini sono in mostra nell’esposizione Bernini nella Galleria Borghese fino al 4 febbraio 2018, per maggiori informazioni consultare il sito della mostra, qui.
Rivista di Antropologia Culturale, Etnografia e Sociologia dal 2011 – Appunti critici & costruttivi