Pubblicato il 18 Febbraio 2019

Il topo di campagna vs. il topo di città, una favola contemporanea

di Melissa Pignatelli

la favola del topo di campagna e del topo di città di Jean de La Fontaine come invito a rallentare il ritmo e a vivere con più calma producendo, ripsettando e evitando gli sprechi

Tra centro e periferia, campagna e città, vita urbana e vita rurale, nord e sud (sia globale che locale) c’è una differenza di vita, di tempi, di sintonia con l’ambiente che possono portare le persone a scegliere (o a combattere) il modello dominante. Se oggi sembra nettamente prevalere  l’adattamento alla vita di città, Esopo suggerisce che alla frenesia della città è sicuramente preferibile la lentezza della vita di campagna.

“Un giorno il topo di città andò a trovare il cugino di campagna. Questo cugino era di modi semplici e rozzi, ma amava molto l’amico di città e gli diede un cordiale benvenuto. Lardo e fagioli, pane e formaggio erano tutto ciò che poteva offrirgli, ma li offrì volentieri. Il topo di città torse il lungo naso e disse:

– Non riesco a capire, caro cugino, come tu possa tirare innanzi con un cibo così misero ma certo in campagna non ci si può aspettare di meglio. Vieni con me, ed io ti farò vedere come si vive. Quando avrai trascorso una settimana in città, ti meraviglierai di aver potuto sopportare la vita in campagna!

Detto fatto, i due topi si misero in cammino e arrivarono all’abitazione del topo di città a notte tarda.
– Desideri un rinfresco, dopo un viaggio così lungo?- domandò con cortesia il topo di città; e condusse l’amico nella grande sala da pranzo. Qui trovarono i resti di un ricco banchetto e si misero subito a divorare dolci, marmellata e tutto quello che c’era di buono.

Ad un tratto udirono dei latrati.
– Che cos’è questo? – chiese il topo di campagna.
– Oh, sono soltanto i cani di casa – rispose l’altro.
– Soltanto! – esclamò il topo di campagna. – Non amo questa musica, durante i pasti. -In quell’istante si spalancò la porta ed entrarono due enormi mastini: i due topi ebbero appena il tempo di saltar giù e di correre fuori.
– Addio, cugino – disse il topo di campagna.
– Come! Te ne vai così presto? – chiese l’altro.
– Si – replicò il topo di campagna:
“Meglio lardo e fagioli in pace che dolci e marmellata nell’angoscia.”

Ecco dunque la contemporaneità della morale della favola: in campagna l’assenza della corsa per l’apparenza e il superfluo rende la vita meno ansiogena; un problema, quello dell’ansia, che è sicuramente diffusissimo in città. E di cui, in effetti, faremmo bene a liberarci.

Melissa Pignatelli

Fonte: Favola di Esopo, VI° secolo a.C. nella versione trascritta da questa raccolta per “Portale Bambini”.

Illustrazione sul cervello di Valerio Rosso.

 

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