Pubblicato il 6 Ottobre 2022
I nove sutra sulla pace di Ramon Panikkar
di Melissa Pignatelli
Negli anni poco lucidi che ci è dato di vivere ultimamente, possiamo notare una limpida ed assoluta assenza dei concetti di dialogo e pace che tanto hanno animato la fine del Millennio. Gli ultimi anni del Novecento sono infatti trascorsi con una sorta di promessa e di speranza per una società più equa, senza divisioni, nella quale la tecnologia avrebbe unito le disparità del sapere del pianeta; un pianeta nel quale, a cominciare dall’Europa tutti si sarebbero mossi liberamente. Sembrava che tutti gli istituti internazionali, gli organismi per la pace sarebbero davvero riusciti a riunire le popolazioni, realizzando quella pace tra gli stati nazione così dettagliatamente descritta come Pace perpetua da Immanuel Kant nel 1883. La storia ha però interrotto ogni sogno l’11 Settembre 2001, proprio all’inizio del nuovo millennio, quando le potenze occidentali hanno ricominciato a dividersi e a riorganizzare i loro schieramenti sul globo. La violenza, le armi, i discorsi divisivi sono riusciti a riportare la socialità al suo stato originario, quello della guerra e della violenza, che con tanta sofferenza le popolazioni europee erano riuscite ad oltrepassare.
In quell’interludio felice di fine Millennio, è nata ed è cresciuta la filosofia interculturale di Ramon Panikkar (1918-2010), un’eclettico signore indo-catalano di nascita, cristiano-buddista-induista nel suo essere, professore e teologo, e forse l’ultimo o il primo dei guru occidentali spiegò la sua filosofia interculturale in molti luoghi ed ebbe un seguito importante. Secondo Panikkar la pace dell’umanità dipende dalla pace tra le culture e quindi costruisce una filosofia del dialogo culturale che suggerisce di lasciare ogni dualismo e di tessere insieme i tratti comuni che ogni religione rivela della natura umana. E’ interessante rileggere oggi, nel pieno di un Nuovo Millennio decisamente burrascoso e opaco, violento e forse sulla soglia di una guerra nucleare, le idee di un uomo con una profonda fiducia nel bisogno di pace e di comunicazione tra le persone.
Come spiega Fulvio Manara nell’introduzione a Pace e interculturalità- Una riflessione filosofica “la sfida per il pensiero filosofico è di ritrovare una inter-connessione aperta e vivente con le esperienze culturali degli esseri umani. La sfida è di riportare il pensiero ad un legame con quel dilemma vissuto ed esperienziale perché possiamo prendercene cura. Semplificando, sono due le estreme posizioni ricorrenti: a) il tentativo di cancellare la differenza culturale (monoculturalismo); b) l’accettazione di una molteplicità caotica e la riduzione all’incomprensibilità ed all’incomunicabilità (relativismo culturale). Panikkar ci mostra che occorre cercare vie nuove che tengano conto e dell’esigenza di unità e dell’esigenza di diversità”.
“Così la filosofia interculturale elabora come metodo quello del dialogo dialogale. Esso è strutturalmente distinto dal dialogo dialettico (arena), in cui si presume che la ragione calcolante possa funzionare da “giudice” esterno. Le regole del dialogo interculturale (dialogale) non possono essere predefinite o presupposte in alcun modo prima del dialogo stesso: è “un comune avventurarsi verso l’ignoto”, un vivere insieme l’agorà. Il criterio è il dialogo stesso e i suoi interpreti sono gli stessi dialoganti», in una insuperabile dimensione pratica. Così il dialogo si trasforma in duologo dialogale. Esso è atto religioso per eccellenza, e insieme anche esercizio filosofico e spirituale. La filosofia interculturale non ha un suo specifico linguaggio. Essa non può privilegiare alcun linguaggio (alcuna religione, alcuna cultura). Il “punto di partenza” suggerito quindi è quello di moltiplicare i duologhi tra traduttori: il che evidentemente non comporta l’affidare a specialisti della mediazione culturale e men che meno della mediazione linguistica questo compito… In realtà la sfida è che tutti esploriamo altri territori ed altri incontri, e diveniamo trapiantatori capaci di comprendere oltre ai testi anche i contesti, capaci di amore per le culture altre che incontriamo, e di sentire lo spirito delle lingue non materne che cerchiamo di imparare”.
E’ dunque su una sorta di moderna via dell’equilibrio che Panikkar ci suggerisce di avviarci, nel dialogo e nella comprensione dei nostri compagni di viaggio sul pianeta. E per questo Panikkar elabora 9 sutra, massime, mantra, preghiere o riflessioni – come preferite chiamarli – sui quali lasciar vagabondare la mente e il cuore, insieme.
1. La pace è partecipazione all’armonia del ritmo dell’Essere
2. E’ difficile vivere senza pace esterna, è impossibile vivere senza pace interna. La relazione è a-dualista (advaita)
3. La pace non la si conquista per se stessi né la si impone agli altri. E’ sia ricevuta (scoperta) che creata. E’ un dono (dello spirito)
4. La vittoria ottenuta con la sconfitta violenta del nemico non conduce mai alla pace
5. Il disarmo militare richiede un disarmo culturale
6. Nessuna cultura, religione o tradizione può risolvere isolatamente i problemi del mondo
7. La pace appartiene all’ordine del mythos non del logos
8. La religione è una via verso la pace
9. Solo il perdono, la riconciliazione e il dialogo portano alla pace e spezzano la legge del karma
Questi nove sutra sulla pace concludono dunque l’opera di Panikkar, Pace e interculturalità, e li riproponiamo qui, perché possano essere l’occasione di tornare a riflettere su un percorso di pace globale che tanto sembrava acquisito alla fine degli anni Novanta dello scorso Millennio.
La biografia di Ramon Panikkar è disponibile qui in italiano. Il Ramon Panikkar Prize si terrà all’Università di Girona in Spagna il 7 Ottobre 2022
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Rivista di Antropologia Culturale, Etnografia e Sociologia dal 2011 – Appunti critici & costruttivi