Pubblicato il 22 Ottobre 2018
L’eccesso di rabbia come caratteristica del nostro tempo
di Melissa Pignatelli
Nel saggio Sicuri da morire, violenza nell’epoca della globalizzazione (Meltemi Editore, 2017) Arjun Appaduraj, antropologo della globalizzazzione, s’interroga sul perché dell’aumento della violenza nel nostro tempo proponendo teorie interessanti. Nel saggio emerge infatti il contrasto tra le aspettative di una società pacifica sull’onda della vena “New Age” della fine degli anni Novanta e le forti delusioni portate invece dal nuovo Millennio.
Dopo l’11 Settembre 2001 infatti, il quotidiano è stato caratterizzato da un “surplus di rabbia”, ovvero un eccesso d’odio, come lo ha definito Appaduraj, declinato sia contro i corpi fisici che contro i corpi spirituali di coloro che sono presi come vittime; sia nella sfera privata tra persone conosciute, amici, ex compagni e conviventi, familiari di ogni grado, sia nella sfera pubblica articolata in diversi paesi, regioni, clan, gruppi sociali, organizzazzioni statali, parastatali, locali ed internazionali.
La violenza negli ultimi vent’anni non si è però limitata a quei modi occulti che un tempo connotavano i periodi di guerra ma si è estesa ed aperta a situazioni quotidiane e correnti. Appaduraj ipotizza così il perché:
“Tenendo in considerazione i molti elementi che potrebbero far parte di una risposta plausibile, ipotizzo che questo eccesso di rabbia abbia in qualche misura a che fare con il modo in cui la globalizzazione ha deformato “il narcisismo delle piccole differenze”.
A giorno d’oggi “le piccole differenze possono diventare del tutto inaccettabili. La brutalità, la degradazione ed il livello di disumanizzazione che spesso accompagnano la violenza etnicizzata degli ultimi quindici anni sono un segnale del grado di incertezza” a cui è arrivata la nostra società.
L’incertezza, l’incompletezza percepite dalle persone, un problema largamente esaminato anche da Zygmunt Bauman nel saggio La Società dell’Incertezza, si sono fatte dunque sentire in un’espressione maggiore di intolleranza e violenza nella società.
Le differenze sono così confluite verso un impoverimento della società piuttosto che verso un arricchimento della stessa. L’insofferenza e l’intolleranza delle piccole cose hanno preso il sopravvento.
Ma non è detto che questa tendenza non si possa invertire.
Melissa Pignatelli
In fotografia un fotogramma della performance AAA-AAA di Marina Abramović e Ulay registrata nel 1978 e presentata nella mostra retrospettiva Marina Abramović, The Cleaner, in corso a Firenze a Palazzo Strozzi fino al 20 Gennaio 2019.
Rivista di Antropologia Culturale, Etnografia e Sociologia dal 2011 – Appunti critici & costruttivi