Pubblicato il 2 Gennaio 2019

Zinco, storia di confini che segnano l’identità

di Barbara Palla

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Emil Rixen è nato, cresciuto e vissuto nello stesso posto, ma nel corso della sua vita ha dovuto cambiare cinque volte nazionalità. Senza che si muovesse, i confini di 4 paesi hanno attraversato la sua vita, la sua famiglia e il suo paese con conseguenze a volte drammatiche. La sua incredibile vicenda, frutto dei beffardi intrecci della Storia del Novecento europeo, è la protagonista  del breve racconto Zinco scritto dal saggista belga David Van Reybrouck, recentemente tradotto in italiano dalla casa editrice svizzera Pagine d’Arte.

Emil Rixen è nato a Kelmis all’inizio del 1900, quando vi si stabilì la madre sfuggita da Dusseldorf per la vergogna di una relazione adultera. Emil nacque con la nazionalità neutrale, non fu infatti registrato né come prussiano, né come belga o olandese, ottenne uno statuto speciale riservato ai figli del piccolissimo Stato del Moresnet Neutrale, di cui Kelmis è l’unica città, situato all’epoca al crocevia dei confini di Prussia, regno di Belgio e Regno dei Paesi Bassi.

Il Moresnet, come racconta van Reybrouck, riuscì a rimanere neutrale in virtù della ricchezza del suo sottosuolo. Kelmis, nota anche come La Calamine, nacque  e si sviluppò intorno ad una miniera di calamina. Questo minerale fu fondamentale per lunghi secoli alla creazione della lega dell’ottone, ma nel 1800 divenne di importanza strategica in quanto dalla fusione e dal raffreddamento dei suoi cristalli si iniziò a ottenere lo zinco. Molto malleabile, inossidabile e resistente, lo zinco fu fondamentale per il processo di industrializzazione dell’Europa e il controllo della miniera divenne un priorità per gli Stati limitrofi.

I confini del Moresnet furono più volte disegnati, allargati, ridotti e discussi da Francia, Belgio, Prussia e Paesi Bassi, ma in assenza di un accordo definitivo il Moresnet ottenne uno statuto neutrale. I vari scombussolamenti storici non influirono molto sulla vita o l’identità degli abitanti di Kelmis. Fino alla fine del ‘800 i cambiamenti si tradussero nella convivenza pacifica di un numero crescente di apparati amministrativi e burocratici. Fu con l’avvento del nuovo secolo, che i regni di Belgio e Prussia (poi Germania) obbligarono gli abitanti neutrali a diventare prima “belgi” e giurare fedeltà al Re per rallentare l’espansione tedesca, e successivamente tra il 1939 e il 1945 i “belgi” di lingua tedesca furono identificati come  “tedeschi” e obbligati a giurare fedeltà al Reich per combattere contro il Belgio. Le famiglie di Kelmis, tra cui quella di Emil Rixen e dei suoi undici figli, furono così divise per appartenenza in una regione in cui le identità culturali o linguistiche non erano mai state vincolanti.

Come avveniva ai minerali di calamina per produrre lo zinco, nel Novecento, anche i destini e le nazionalità degli abitanti di Kelmis furono frantumati, polverizzati e poi fusi in un intreccio storico molto complicato che sancì di fatto la fine dell’utopia neutrale e pacifica del Moresnet.

Il breve e piacevole racconto di van Reybrouck è dunque un piccolo elogio a quell’utopia che aveva permesso a Kelmis di prosperare. La storia che viene raccontata è una testimonianza letteraria di cui oggi rimangono solo pochissime tracce fisiche: il Moresnet è stato definitivamente annesso al Belgio (anche se la maggior parte della popolazione è germanofona) e con l’inizio degli anni’ 50 la miniera è stata chiusa e smantellata.

Con questo libro van Reybrouck invita i suoi lettori a riflettere sul ruolo dei confini in spazi di libera circolazione, e di come i destini delle persone possano essere per sempre cambiati in epoche di forti nazionalismi e movimenti identitari.

Barbara Palla

David van Reybrouck, Zinco, collana I Fiammiferi, casa editrice Pagine d’Arte,  2018, p. 67.

In fotografia: la foto del punto i cui si incontrano i confini di Belgio, Paesi Bassi e Germania, un punto che un tempo annoverava tra i confini anche quelli del Moresnet Neutrale. Immagine trovata su Pinterest.

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