Pubblicato il 15 Settembre 2022

Il viaggio in Turkestan di Ella Maillart

di Melissa Pignatelli

Nel 1932, nel corso di un lungo soggiorno in Russia dove viveva in un modesto alloggio in affitto dalla contessa Tolstoj, Ella Maillart, una delle più grandi viaggiatrici del secolo scorso, decise di di partire per il Caucaso per poi raccontare gli odierni Uzbekistan, Kirghizistan, Turkmenistan, Kazakistan e Tagikistan in Una vagabonda nel Turkestan /EDT. Nel 1997, in un’affascinante intervista alla viaggiatrice, Stefano Malatesta ne Il Cammello Battriano (Neri Pozza), narra di come l’allora novantadueenne elegante e disinvolta signora svizzera trovasse scrivere una grande seccatura, che però le consentiva di vivere come le piaceva – ovvero da nomade, cosa che trovava civilissima. Nel 1935 aveva conosciuto a Londra Peter Fleming, fratello di Ian creatore James Bond, si erano rivisti a Pechino ed erano compagni di viaggio.

“Con Peter siamo stati fortunati – racconta a Malatesta – in quegli anni il Xinjiang era zona proibita agli europei. Ma io conoscevo Teilhard de Chardin, il teologo e scienziato che aveva scoperto i resti dell’ Uomo pechinese. E de Chardin mi presentò a uno svedese che aveva viaggiato con Sven Hedin e che era arrivato nel Taklamakan facendo un lungo giro fino al Tibet, attraverso un passo noto solo a pochissimi. E che non era controllato dalle guardie cinesi. Così partimmo.”

Nel corso del viaggio, che per la Maillart era un modo di essere, vede  Almaty, Tashkent, Samarcanda, Bukhara, Chardzhou, Turkmenabat, traversa deserti e catene montuose.

“Ero felice di non possedere nulla oltre un sacco a pelo e i vestiti che indossavo. Provavo una gioia tranquilla, inalterabile, che non era indifferenza perché mi sentivo vivere con una grande intensità. Lungo il cammino l’acqua era salata e non c’era vegetazione. Così dovetti abbandonare il mio pony oramai malato e due cammelli. Nell’Asia Centrale non si uccide mai un animale. Solo a Dio spetta dare e togliere la vita”.

“Quando arrivò a Parigi molto tempo dopo,” – conclude Malatesta – “si muoveva malamente per le strade affollate e faceva fatica a iniziare una normale conversazione. La gente la guardava come una bestia feroce.”

Melissa Pignatelli

Fotografia di Stefan Applis, Ella Maillart in Bukhara – A woman travels through the Soviet Union in 1932
Bukhara, 2008

 

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