Pubblicato il 5 Dicembre 2025

Late Bloomer, significati e prospettive per un nuovo benessere

di Andrea Baldessari

Quando si analizza un fenomeno sociale, spesso si mette in atto la prassi scientifica di tralasciare le componenti umane dietro il verificarsi di un dato evento. Nel caso del Late Bloomer, si tende a proporre una lettura asettica del fenomeno senza prendersi cura degli aspetti psicologici e dei fattori culturali, ambientali e politici che sono alla base di questo caso studio.

Tuttavia, la moltitudine di aspetti che si pongono a fondamento di questo trend sociale ne rappresentano la sua essenza più profonda. Una statistica, da sola, non ha il potere di raccontare la storia delle persone che la compongono. Il giudizio sociale sulle tendenze che si osservano è relativo, ma il focus sull’umanità che le contraddistingue è il sale della ricerca.

Introduzione al concetto di Late Bloomer

La traduzione letterale di late bloomer corrisponde a “fioritura tardiva”. In questo caso, però, non si parla di piante ed arbusti, ma di persone. Si tratta di un fenomeno per cui bambini, adulti ed adolescenti sviluppano competenze e consapevolezze o raggiungono obiettivi e traguardi più tardi rispetto agli altri. Possono essere maturate conoscenze sulle proprie competenze, talenti, obiettivi professionali e accademici, importanti scelte di carriera, interessi personali, orientamento sessuale o identità di genere. L’elemento comune riguarda il momento della vita in cui queste caratteristiche si sviluppano, generando il cosiddetto late bloomer. Alla base di questo curioso fenomeno non ci sono delle disfunzioni personali, ma una serie di elementi di rilevanza sociale: fattori ambientali e psicologici, pressioni e aspettative, evoluzione del concetto di welfare, resistenze culturali e matrici religiose o ideologiche. A questi macroelementi vanno aggiunte alcune componenti più personali che riguardano la famiglia, la maturità emotiva ed affettiva,i propri interessi, le esperienze personali e i traumi. Dalla combinazione di questi fattori macro e micro otteniamo al ricetta del Late Bloomer.

Sessualità e identità di genere

Uno degli argomenti più delicati ed importanti collegati al Late Bloomer riguarda l’approfondimento della propria identità sessuale e l’esplorazione profonda e intima della sessualità. Questo è un itinerario che avviene spontaneamente durante il corso della vita, in cui già da bambini e adolescenti si sperimenta la sessualità e si indagano le proprie tendenze e orientamenti. Durante questo processo, tuttavia, si ricevono molti imput e si subiscono le stigmatizzazioni sulla sessualità, i dibattiti sulle questioni di genere, le influenze culturali e talvolta religiose. Per quanto la narrazione attuale sul tema dell’identità di genere e dell’educazione sessuale stia fortunatamente andando verso un clima di apertura, persiste l’esistenza di una tendenza latente ad omologarsi. Questo concetto è supportato da uno studio del Pew Research Center che riguarda il coming out, evidenziando un trend legato soprattutto alla sessualità femminile: le Late-Blooming Lesbians. L’affermarsi di questa tendenza conferma la tesi per cui la propria identità di genere e la propria sessualità non si stabilisca solamente durante l’adolescenza, ma si tratta di un aspetto che si evolve e si modifica assieme alla propria persona. La consolidazione dell’idea che la sessualità sia un concetto vivo e mutevole nel tempo crea un ambiente sociale più inclusivo e tollerante, diminuendo le pressioni sociali relative ai pregiudizi che da sempre contraddistinguomo questo elemento umano. Da questo esempio è possibile notare come fattori sociali ed ideologici possano influenzare l’affermarsi di un certo fenomeno, creando una discrasia tra la realtà orveata e l’essenza profonda di un certo fenomeno. In parole meno astratte, la sessualità è stata vista per anni attraverso le lenti dell’intolleranza fino al punto di normalizzare l’identità di genere come un elemento statico e naturale. Il disgelo ideologico su questo argomento ha portato a una maggiore consapevolezza sulle tematiche di identificazione di genere; l’istruzione e il flusso informativo nell’ambito della  sessuologia sono in rapida ascesa; il concetto di non binarietà si sta impregnando nel tessuto sociale. Un cambiamento significativo delle pressioni culturali è rappresentato dalla nascita (e affermazione) di una comunità importante che si occupa della tutela dell’orgoglio, della dignità e dei diritti di tutti coloro che non si sentono rappresentati dalla visione tradizionale della narrativa di genere; ma anche dai crescenti movimenti che promuovono la visione inclusiva LGBT+ e dall’attenzione al tema nel campo dei diritti umani.

Tutti questi elementi, combinati tra loro, sono il motore del mutamento sociale. Il Late Bloomer nell’ambito della sessualità è un’estensione che conferma il processo di riscrizione dei modelli della società.

Arte e cultura

La creatività è il cuore pulsante dell’arte. L’arte è un concetto ampio ed astratto che si manifesta in diverse forme e modalità. Gli artisti sono i portavoce della cultura. Ma il percorso per diventare un artista non è sempre lineare e la vocazione non è sempre scontata. Ci sono forme artistiche che sono state represse nel corso degli anni, o che sono diventate oggetto di pregiudizi e luoghi comuni, sfociando talvolta nella ghettizzazione e nella discriminazione per artisti e appassionati. Basti pensare alla storia travagliata del graffitismo e l’idea (sbagliata ma diffusa) che la street-art corrisponda al degrado urbano. Oppure è sufficiente pensare ai preconcetti legati ai tatuaggi e alle modificazioni corporee per rendersi conto del rapporto complicato tra arte e società. Spesso l’appartenenza a correnti artistiche di questo genere limita le possibilità professionali delle persone e fortifica la categorizzazione sociale basata su credenze popolari. Questi esempi rappresentano solo alcune delle situazioni in cui la libertà artistica è stata spesso limitata in virtù di valori anacronistici, generando ad oggi un ritardo culturale.

Quelli appena nominati sono i fattori sociali alla base del Late Bloomer in ambito artistico, ma non sono gli unici elementi che caratterizzano questa specificità: ci sono anche una serie di componenti individuali e psicologiche che provocano uno slittamento della vocazione artistica. Per molti artisti, l’arte è il veicolo delle proprie idee, dei propri interessi, della propia anima. Può essere uno strumento di denuncia, un mezzo di trasmissione di cultura o una modalità di espressione personale. La soggettività delle forme artistiche causa l’annebbiamento di uno standard, rendendole un concetto senza tempo. Individuare l’inclinazione all’arte è un processo intimo e fortemente condizionato dalle esperienze: gli interessi e le passioni sono volatili, mentre la personalità  e il carattere sono tratti in perpetua evoluzione. Questa rappresentazione astratta dell’arte e della cultura, tuttavia, si scontra con la realtà: dura, concreta e schematica, fatta di scadenze ed aspettative, di compiti da portare a termine, di ruoli da ricoprire. Secondo questa visione, dunque, è comune il fenomeno per cui la vocazione artistica venga esplorata in età avanzata, oppure che il riconoscimento della propria arte non sia sempre puntuale – anche a causa delle motivazioni citate all’inizio del paragrafo.

Nonostante tutte le difficoltà, la musica, i quadri, la cultura e tutta l’arte in generale sono un concetto romantico e intramontabile, che non hanno bisogno di una struttura sociale che le supporti. Anzi, sono le forme di espressione artistica che modificano la cultura, la società e i modi di pensare. L’arte trascende le linee temporali e permette a tutti di fiorire sempre al tempo giusto.

Carriera, lavoro e mobilità

Il discorso legato alla carriera professionale è  complesso e influenzato da fattori di origini molto distanti tra loro. Attualmente, il contesto politico internazionale offre terreno fertile per la mobilità internazionale e le migrazioni. Il mercato, seppur con fasi di crisi, è in uno stato di avanzato sviluppo intersettoriale ed in perpetua crescita. Nel contesto europeo e nelle aree geografiche più sviluppate l’accessibilità allo studio è generalmente alta, i soldi che i governi dedicano all’istruzione sono molti, il livello di preparazione scolastica e lavorativa è elevato in quasi tutto il mondo.

Lavoro, studio e mobilità sono dei concetti interconnessi che spesso si influenzano a vicenda nella definizione dei trend: i progetti di mobilità europea, gli accordi bilaterali tra gli stati, lo snellimento delle pratiche burocratiche per il rilascio di visiti lavorativi o di studio sono tutte tendenza in forte crescita.

Prendendo come riferimento il contesto trattato, questa accessibilità ha innalzato vorticosamente lo standard di preparazione medio, ha modificato il mercato del lavoro globale, ha ritardato l’uscita di casa dei giovani e ha allargato la forbice che indica la media in cui una persona raggiunge i propri obiettivi professionali. Anche il concetto stesso di obiettivo e di ambizione, già di per sé molto personale, è diventato sempre più relativo e sbiadito.

D’altro canto, la professionalizzazione estrema ha provocato alcuni effetti collaterali: molte più posizioni di lavoro, ma molto meno raggiungibili; o ancora condizioni salariali non sempre adeguate al contesto di riferimento, gender pay gap, welfare aziendale, conciliazione tempo libero – lavoro. Il concetto di carriera è diventato via via sempre più verticale e gerarchico e gli step da superare si sono allontanati tra loro a livello di scaglioni temporali. Gli standard sono altissimi e la pressione a cui lavoratori e studenti sono sottoposti è molto alta, lasciando poco spazio per esplorare i sentimenti collegati alle scelte di carriera. La questione etica della corsa alla posizione più alta è di portata straordinaria, ma al netto dei ricami filosofici sulla cultura del denaro e del consumo, bisogna essere anche concreti: nell’era del capitale la prospettiva goal-oriented è la chiave del successo. Il sistema del mercato internazionale non lascia spazio alle emozioni e crea un divario fra aspettative e realtà, che nel tempo si sono sedimentate dando vita al trend del Late Bloomer.

Questi elementi, sommati a cause personali come la motivazione, le possibilità, e gli aspetti più individuali del carattere contribuiscono a uno slittamento importante dell’ingresso nel mercato del lavoro, oppure ad un abbandono precoce delle carriere per dedicarsi a settori e discipline diversi da quelli iniziali. In questo caso, il fenomeno del Late Bloomer lavorativo è la rappresentazione di un sistema sociale frenetico, che spinge ad escludere a priori alcuni interessi che non si ha nemmeno il tempo di sperimentare.

L’importanza di stare bene

La centralità della persona è un focus da non perdere di vista quando si analizzano fenomeni sociali di questo tipo. Qualche mente cinica potrebbe percepire il Late Bloomer come una tendenza negativa, ma la verità è che si tratta di un concetto molto relativo. Al contrario, si può considerare la corrente late bloomer come un passo avanti per il benessere: se da un lato genera trend sociali “negativi”, dall’altro ne crea altrettanti benevoli per le persone. Il benessere psicologico è un elemento trattato con troppa superficialità negli studi che si limitano ad osservare l’evoluzione di una tendenza. Molto spesso, dietro ai numeri ci sono storie di persone reali, con le loro difficoltà, i loro ostacoli e i loro traguardi. Questa modalità di pensiero ha permesso ai Late Bloomers di non essere categorizzati come un gruppo che in risposta ai fattori ambientali e sociali ritarda le proprie decisoni, ma come una reazione alla deprivazione sociale e alla deteriorazione della qualità di vita.

Non si tratta di un’ipotesi, ma di un’osservazione empirica della realtà che ci circonda. Nel corso del tempo la psicologia ha dedicato in maniera crescente interi studi e libri sul benessere, sono nati gli sportelli psicologici, la psicoterapia è diventata più accessibile e normalizzata. Ad oggi, prendersi cura di sé stessi è diventata una priorità tanto personale quanto sociale.

Essere un Late Bloomer, quindi, non significa essere fuori posto rispetto ad una linea temporale; non significa essere un outsider e non significa nemmeno essere diverso. Ognuno fiorisce a proprio tempo, come i bucaneve lo fanno in febbraio e i girasoli ad agosto. Se in manierà asettica la tendenza Late Bloomer è solo un’insieme di dati che creano un pattern, secondo una visione più umana si tratta di una profonda ricerca del vero wellbeing.

Andrea Baldessari

Immagine: copertina del libro di M. Woods, The Late Bloomer

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