Pubblicato il 2 Dicembre 2024

L’essere umano nella letteratura araba, tra umanesimo, violenza e non-detto

di Melissa Pignatelli

In una serata di mezz’autunno, mettersi al canto di una stufa in una comoda poltrona, confortarsi con una lunga tazza di tè caldo, una luce non troppo forte e un libro pieno di spunti per immaginare mondi e modi passati come l‘Antologia della letteratura araba (Carocci editore)  o l’Antologia della letteratura araba contemporanea (sempre Carocci) un momento per voi che vi consiglio di ricavarvi, credetemi.

In questi compendi dai titoli altisonanti, troverete tantissime quanto inaspettate sfumature e momenti della vita riportati con una grazia antica che induce e a soffermarsi, a curiosare nei meandri dei significati per noi che leggiamo. Nel primo volume, viene rappresentata tutta la vasta tradizione intellettuale araba composta principalmente dalla filosofia, dalle scienze naturali, dalla mistica sufi e dall’esegesi coranica che emergono in ogni pagina riuscendo a farci cogliere la mentalità di una lunga epoca che va dalle origini fino al XVIII secolo, pazientemente ed efficacemente ricostruita dalle quattro autrici Mirella Cassarino, Antonella Ghersetti, Letizia Osti e Samuela Pagani.

I capitoli del libro sono dunque organizzati intorno alle grandi questioni della vita e cercano di fornire risposte che possano guidare, consigliare, fortificare, consolare, ispirare il lettore attraverso storie e racconti dai contenuti più svariati come come l’amore e gli amanti, l’amore e il sesso, una causa di divorzio, la saggezza di una nonna, il maestro senza discepoli, “faccio l’accattone prova anche tu”, un’esempio di scaltrezza femminile, la collera non è una buona consigliera, l’invidia è una cosa ripugnate, uccidere il geco oppure no?

Emerge così quell’umanesimo arabo che risponde ancora oggi alle domande poste dalle complessità del quotidiano. L’attualità dei testi arabi premoderni risiede proprio in questa  centralità dell’essere umano con tutte le sue passioni, dubbi, incertezze, odi e amori, cadute e riprese, processi e giudizi, questioni legali che sorgono costantemente. E sono proprio queste infinite discussioni interpretative che hanno portato studiose e studiosi a definire un preciso “umanesimo arabo” nel quale ritroviamo tutte le sfaccettature delle problematiche dell’essere umano.

Un’antologia che snocciola dunque tanti piccoli saggi ad esempio di un disegno più grande nel quale ognuno riesce a ricostruirsi un senso del sé. Allora come oggi, trovare spunti per comprendere l’avventura dell’esistenza in un libro, in un testo, in una pagina che una frazione di tempo ci consente di leggere, costituisce un momento appagante, che può riempire di senso e di gratitudine la mente di chi legge.

Con una tecnica analoga, il prosieguo della storia letteraria sfocia in un secondo e separato volume, diviso in capitoli brevi, intitolato Antologia della letteratura araba contemporanea  (Carocci editore, 2020) a cura di Maria Avino, Isabella Camera d’Afflitto e Alma Salem nella quale ritroviamo i maggiori scrittori e scrittrici arabi nel nostro tempo, rappresentate da qualche estratto delle loro produzioni di maggior rilievo, narrativo o poetico e addirittura con il testo originale in arabo in calce al libro (che si può aprire al contrario, iniziando come in arabo, da destra).

Questa struttura permette di godere di generi diversi, di capire “al volo” autrici ed autori, distinti per paese di provenienza e di mettere in risalto una particolare capacità descrittiva della letteratura araba contemporanea, fatta di  sensibilità cruda e audacia che permettono di rappresentare grandi traumi, singoli e collettivi come la guerra, l’esodo, la rivoluzione che spesso hanno colpito le popolazioni mediorientali negli ultimi anni.

Lo sviluppo di una grande resistenza al dolore e alla violenza subita si percepisce nelle lucide descrizioni di detenzione e prigionia  in molti scritti, ad esempio nei romanzi di Nagìb Mahfùz, unico esponente della letteratura araba ad aver ricevuto il premio Nobel per la Letteratura nel 1988.

La disperazione secca, l’atonia mentale davanti all’ingiustizia, i lembi di carne sopravvissuti alla tortura, i disastri nelle anime che ricevono trattamenti disumani, l’insopportabile odore della carne umana bruciata, la lentezza del tempo che separa le vite delle donne dagli uomini, l’insopportabile attesa delle decisioni altrui sul proprio corpo femminile, tutte descrizioni che ci aprono una visuale così effervescente e cruda sulla contemporaneità che siamo esortate a fare qualcosa, obbligate a risvegliarci dai nostri ipocriti torpori e dal nostro sicuro silenzio.

Il percorso di conoscenza lungo le pagine dei libri, rivelatrici e portatrici di verità, di differenze culturali, di mondi paralleli, si può concludere o rimanere aperto, su un comodino, vicino alla stufa o sullo scendiletto e può calare la notte dalla nostra parte del mondo, ma le tenebre su un’umanità percossa, alla deriva sui terreni dissodati dalle bombe, dilaniata nella carne dei suoi figli – le tenebre, su questo, non dovrebbero mai scendere. Oppure queste tenebre ci terranno sveglie, come vittime rapite, ostaggi futuri del non-detto.

Melissa Pignatelli

Mirella Cassarino, Antonella Ghersetti, Letizia Osti, Samuela Pagani Antologia della letteratura araba. Dalle origini al XVIII secolo, Carocci editore, 2024

Maria Avino,  Isabella Camera d’Afflitto, Alma Salem, Antologia della letteratura araba contemporanea, Carocci Editore, 2020

Immagine: Oan Kyu in Quel non detto, Hyunnart studio, Roma. Opere di Su Ting Xiang, Cima Sunada, Oan Kyu, Pensri Jitjong, Claudio Adami, Gerald Siciliano, Bahar Hamzephour, Opening lunedì 2 dicembre 2024 ore 18:00- fino al 15 Gennaio 2025, Roma

 

 

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